sabato 11 febbraio 2017

Ragnar Jónasson, “L’angelo di neve” ed. 2017

                                                                   vento del Nord
    cento sfumature di giallo
    FRESCO DI LETTURA

 Ragnar Jónasson, “L’angelo di neve”
Ed. Marsilio, trad. R. Scarabelli, pagg. 242, Euro 15,30  

    Estremo nord dell’Islanda. Una donna giace nella neve nel giardino della sua casa. E’ nuda dalla vita in su. Al bambino che la scopre sembra un angelo di neve, con la pelle color ghiaccio, i capelli che le fanno da aureola, le macchie di sangue che paiono fiori rossi.
   In una scena seguente, senza luogo  e senza tempo, una donna viene assalita da un uomo incappucciato mentre sta cercando le chiavi per aprire la porta. L’uomo entra in casa con lei, vuole soldi e gioielli. Naturalmente solo alla fine scopriremo il nesso tra le due scene, con qualche indizio sparso tra le pagine.
    A Reykjavic AriÞor, ex studente di teologia diventato poliziotto, senza un futuro chiaro davanti nel momento di grave recessione economica per l’Islanda, riceve la proposta di prestare servizio a Siglufjörður, a quasi 400 chilometri di distanza dalla capitale. Accetta senza esitare, senza neppure consultare la fidanzata con cui convive, studentessa di medicina.

Siglufjörður è un luogo a sé, isolato da tutto. Per arrivarci c’è un tunnel scavato nella montagna e la strada corre tra pareti di roccia a strapiombo sul mare. E’ un mondo in bianco e nero, sospeso tra la neve e il ghiaccio e il buio della lunga notte invernale. E’ anche un piccolo mondo chiuso- tutti si conoscono da sempre, a Siglufjörður, tutti sanno tutto di tutti. E AriÞor, giovane e inesperto, si sente un escluso, guardato con diffidenza perfino dal gioviale capo della polizia che pretende di aver sempre ragione. Che ne può sapere un pivellino come AriÞor, appena arrivato e senza esperienza? Quando muore il vecchio scrittore che è il vanto di Siglufjörður anche se ha scritto un solo romanzo che gli ha dato una fama che poi lui ha sfruttato negli anni, AriÞor insinua che forse non si tratta di un incidente- apriti cielo! Non si discute, lo scrittore era vecchio e tendeva a bere troppo, stava scendendo da una scala nel teatro dove si svolgevano le prove per un dramma da lui diretto ed è semplicemente caduto. C’erano state delle parole dure, prima, un litigio, ma è assurdo pensare che qualcuno lo abbia spinto, che “il reverendo” AriÞor stia al suo posto. Quando viene ritrovata la donna bianca come un angelo nella neve, perfino l’inossidabile capo della polizia vacilla nelle sue convinzioni. Due morti (la prognosi sulla donna è incerta) in così breve tempo in una cittadina in cui non succede mai niente?

     Ecco, è l’atmosfera di Siglufjörður la cosa più bella del romanzo di Ragnar Jónasson. E’ impossibile non essere stregati dalla magia bianca di questa Islanda descritta da Ragnar Jónasson. Ci sentiamo come AriÞor, dapprima spaesato, con incubi notturni e crisi di panico, e poi conquistato. E’ come essere in una bolla di ghiaccio trasparente, ovattati dal frastuono del grande mondo che si affanna al di fuori e lontano, al riparo dai mille colori che affaticano la vista, in una realtà bicolore, in un gelo che pare attutire anche i sentimenti, anche la delusione che AriÞor prova per la fidanzata che non gli telefona neppure.
La trama del romanzo, invece, lascia parecchio a desiderare. E’, tutto sommato, un ‘giallo a porte chiuse’ anche se non ci sono porte. Ci sono barriere di neve, che è ancora peggio, in una cittadina isolata oltretutto dal maltempo, per cui il colpevole deve essere una delle persone del posto. Anche se è spiacevole, anche se non si vorrebbe ammettere, anche se si fa fatica a dissotterrare vecchi segreti, a guardare una realtà che non piace. La vicenda, tuttavia, con tutti i retroscena, è banale e nessuno dei personaggi (forse con l’eccezione di AriÞor) è approfondito.
    Leggetelo se avete in programma un viaggio in Islanda o se ne siete appena ritornati- io odio il freddo ma mi è venuta voglia di partire dopo aver letto “L’angelo di neve”.






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