Voci da mondi diversi. Francia
genocidio del Rwanda
Michel Bussi, “Le ombre del mondo”
Ed.
e/o, trad. Alberto Bracci Testasecca, pagg. 592, Euro 19,95
C’era
una volta un piccolo regno grande come un dipartimento francese, un regno ben
nascosto da qualche parte in Africa…
L’inizio
de “Le ombre del mondo” dello scrittore francese di Michel Bussi ricalca le
parole delle favole, ma quello che leggeremo non ha niente della favola.
Il
secondo capitolo reca nel titolo un luogo e una data- Ambasciata di Francia, Kigali. 7 aprile 1994. Segue una telefonata
concitata da cui apprendiamo due fatti: la sera precedente, 6 aprile, nel cielo
di Kigali è stato abbattuto un Falcon 50 che trasportava i presidenti di Ruanda
e di Burundi e quel 7 aprile, a Parigi, è stato assassinato François de Grossouvre,
il fidato consigliere di Mitterrand. Era l’inizio della tragedia del Rwanda.
Il romanzo segue due diverse linee temporali- trent’anni dopo il genocidio l’ex militare francese Jorik regala alla nipotina Maé un viaggio in Rwanda. Da anni Maé sogna di andare a vedere i gorilla che vivono sulle montagne del Rwanda, per Jorik e per Aline si tratta di un ritorno.
Nel 1990 Jorik era stato inviato in Rwanda dall’esercito francese, si era innamorato di Espérance, l’aveva sposata e dalla loro unione era nata Aline che lui aveva trasportato in Francia quando aveva solo tre anni, proprio durante l’infuriare della mattanza. Aveva salvato la bimba ma non la madre, l’amore della sua vita. E Aline non ricorda assolutamente nulla di quegli anni, della sua fuga nella foresta con la madre, dei cadaveri ammonticchiati ovunque. Ricorda, invece, come si era sentita in Normandia- lei, l’unica bambina di colore.
Michel Bussi adotta l’espediente del diario di Espérance per raccontarci in prima persona quello che accadde a Kigali e in Rwanda dal 1990 in poi. Per Maé, a cui il nonno lo affida, il diario è importante- è la voce della nonna che le arriva dal passato e che le parla delle sue radici. Ma il diario è importante anche per altri che vogliono impadronirsene, certi che contenga pesanti accuse verso personaggi del governo e militari francesi responsabili di aver scatenato la caccia ai tutsi. Cercano il diario di Espérance e la scatola nera del Falcon che pensano Espérance abbia nascosto da qualche parte. E allora il passato raggiunge il presente, la vita di Jorik, Aline e Maé è in pericolo.
Cento giorni. Erano bastati cento giorni,
dal 6 aprile 1994 al 16 luglio 1994, per uccidere un milione di persone con
machete, asce, lance. Dagli inizi del ‘900 nello sfruttamento coloniale i belgi
si erano appoggiati ai tutsi, alti,
slanciati, di carnagione chiara, ritenuti più intelligenti e più adatti a
gestire il potere, mentre agli hutu, piccoli, tozzi e di pelle scura, sembrava
più congeniale l’agricoltura. I semi della rivalità erano stati gettati, così
come l’inizio della persecuzione dei tutsi. Nel suo diario Espérance annota i
segnali dell’aumentare del pericolo mentre si fa sempre più assillante la voce
di odiosa propaganda di Radio Machete che istiga all’uccisione degli scarafaggi tutsi- tutto con il sostegno
finanziario e militare della Francia. E gli hutu che si tengono in disparte
sono considerati nemici da uccidere, alla stregua dei tutsi. Tutti scarafaggi.
Mentre il diario che Maé legge inorridita
ci lascia in sospeso sulla sorte finale della sua nonna in fuga con la mamma
bambina, nel presente gli odii non sono ancora sopiti- la scena possente dello
scontro dei gorilla sui monti Virunga è lo specchio degli scontri del passato e
di quelli del presente. 
gacaca
C’è pure uno sguardo sul futuro, con i tribunali
popolari, i gacaca, che chiamano i
genocidi a parlare, e sembra di ascoltare gli accusati del processo di
Norimberga- nessun rimorso, hanno fatto quello che ci si aspettava da loro, la
responsabilità di tutti quei morti è dei tutsi: se non fossero stati tanto
arroganti, se non si fossero sentiti tanto superiori, agli hutu non sarebbe
venuto in mente di ucciderli.
Michel Bussi riesce a coniugare la Storia
con il Romanzo- alcuni dei personaggi che appaiono nel libro corrispondono a
quelli della realtà, gli altri sono frutto dell’invenzione creativa dello
scrittore che, però, si attiene fedelmente ai fatti storici. Sono romanzi come
questo che ci fanno vivere la Storia, che ci obbligano a ricordare e a sapere,
che sollevano il velo sulle ‘ombre del mondo’.




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