domenica 29 settembre 2024

Alena Mornštajnová, “Hana” ed. 2024

                                            Voci da mondi diversi. Europa dell'Est

seconda guerra mondiale

Alena Mornštajnová, “Hana”

Ed. Keller, trad. Letizia Kostner, pagg. 304, Euro 18,50

      Un romanzo diviso in tre parti, quello della scrittrice ceca Alena Mornštajnová, “Hana”, con due protagoniste narranti, due diverse voci femminili in due diversi tempi che finiscono per ricongiungersi alla fine.

“Io, Mira. 1954-1963” è la prima parte, seguita da “Quelli prima di me. 1933-1945” e poi da “Io, Hana. 1942-1963”. Apprezziamo questa chiarezza- Mira racconterà della sua famiglia iniziando dall’anno tragico in cui lei rimase sola, a 9 anni. Proseguirà poi ricostruendo gli anni passati e passerà la parola a Hana, sua zia, la figura nera che sembrava un gufo, che veniva ogni tanto in visita a casa loro, si sedeva e non parlava. È Hana che aggiunge le tessere mancanti di questa storia di famiglia nella Storia di quella che era la Cecoslovacchia.

    Tutto incomincia con la disubbidienza di Mira che cade nelle acque gelide del fiume che scorre a Meziřiči, dove abita in una bella casa affacciata sulla piazza e dove suo padre lavora come orologiaio nella bottega a piano terra. Mira viene punita, non mangerà i bigné a pranzo. E sarà la sua salvezza. Moriranno tutti di tifo- madre, padre, la sorella e il fratellino- e l’epidemia si diffonderà in tutta la cittadina (ne sapremo poi l’origine). Un’amica della madre ospiterà Mira, scatenando la gelosia dei figli, finché la zia Hana uscirà dall’ospedale, stranamente sopravvissuta, più che mai gufesca.


    Come può una donna, invecchiata prima del tempo, con chissà quali tremende esperienze alle spalle, prendersi cura di una bambina? Che Hana abbia dietro di sé anni di cui non vuole parlare ci è chiaro quando mostra dei numeri tatuati sul braccio, quando Mira le chiede che cosa significa essere ebrei. La vita va avanti, in qualche modo nasce un’intesa tra la bambina e la zia, un sentimento di timido amore nasce in un cuore che sembra inaridito. E poi Mira si innamora, la casa sulla piazza acquista una nuova vita... Il tempo si riavvolge indietro ed è la storia dei nonni e dei genitori di Mira che leggiamo, una storia simile ad altre che abbiamo letto e ambientate in altri paesi- il rifiuto di credere che Hitler avanzerà nella sua fame di nuove terre, che quello che vivono non sia altro che un periodo passeggero, che, in ogni caso, sia difficile abbandonare quello che si conosce per l’ignoto, finché non è troppo tardi. Sono gli anni in cui Hana è giovane e innamorata, disposta a tutto, a mentire, a nascondere documenti pur di non allontanarsi da un uomo che finisce poi per sposare la sua amica. Ed è troppo tardi. È sua la colpa di quello che succederà?


    Il racconto di Hana è simile eppure diverso da altri che abbiamo letto, perché ogni esperienza è a sé, ogni tragedia ha un’impronta personale, così come la maniera in cui essa viene rielaborata e affrontata. Si può ancora vivere dopo che la propria vita è stata calpestata? Si può amare, si può voler bene dopo aver sperimentato la fine di ogni sentimento umano? E poi sembra proprio che il destino perseguiti Hana, che faccia di lei una colpevole suo malgrado, una volta dopo l’altra, a terminare con i bigné alla crema.

    “Hana”, il romanzo di una famiglia e di un’epoca, con due personaggi femminili che non dimenticheremo, ha vinto il Czech Book Award.



 

 

 

 

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