mercoledì 27 aprile 2022

Sebastian Barry, “Mille lune” ed. 2022

             Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

              romanzo storico

Sebastian Barry, “Mille lune”

Ed. Einaudi, trad. Anna Rusconi, pagg. 224, Euro 19,00

 

    Per sua madre il tempo non era una linea retta ma un anello, un cerchio. A camminare abbastanza potevi incontrare persone che erano vissute tanto tempo prima- mille lune insieme. Erano le lune a segnare il tempo.

Sua madre era un’indiana lakota, una tribù dei Sioux, era una donna coraggiosa quanto un uomo ed era stata uccisa dai soldati, come tutti gli altri membri della sua famiglia. Lei, Winona, aveva sette anni e si era salvata. Dopo era stata affidata a John Cole e Thomas McNulty ed era diventata come una figlia per loro.


    Sono Winona. All’inizio ero Ojinjintka, che significa rosa. Inizia così il romanzo “Mille lune “ di Sebastian Barry, con una protagonista strappata dalla sua gente, dalla sua cultura e dalla sua lingua- la perdita del nome, troppo difficile da pronunciare, è la perdita della sua identità indiana. Ojinjintka diventa Winona che significa ‘la primogenita’, ma lei non è una primogenita e la falsità di un nome è anche la falsità di quello che deve diventare. È lei, Winona, a narrare la sua storia. Lei, consapevole di non essere niente e nessuno, di valere di meno della schiava liberata che lavora nella fattoria dei due soldati che avevano combattuto per l’Unione pur essendo di uno stato del Sud, il Tennessee. Qualunque reato venga commesso contro un indiano non è perseguibile- agli occhi della città non ero che cenere di un falò indiano.


      Ci sarà presto un reato, seguito da un altro e poi da un altro ancora che sembra un’esecuzione. Winona, che ha imparato a leggere, scrivere e fare di conto con gli insegnamenti di John Cole (anche lui ha sangue indiano tra i suoi antenati), tiene la contabilità per l’avvocato della cittadina Paris ed è corteggiata dal commesso dell’emporio, un ragazzo dai capelli rossi la cui famiglia viene dalla Polonia. Un ragazzo bianco. Il colore della pelle è importantissimo nel Tennessee del 1870. La guerra civile è finita da poco, il paese sente la spaccatura tra l’Est, che ha combattuto per Lincoln, e l’Ovest. I bianchi spadroneggiano, sotto di loro ci sono i neri ex schiavi ancora a disagio nella nuova condizione e poi, come ha detto Winona, gli indiani. Il ragazzo polacco ha intenzioni serie, parla di matrimonio. Ma una sera Winona ritorna a casa ‘rovinata’. Non ricorda nulla, non sa chi l’ha violata, il vestito da sposa viene messo via.


     Se la legge non prevede nessuna punizione per il reato di stupro, è lecito farsi giustizia da soli? Le acque si intorbidano, la pista è confusa, un nero viene selvaggiamente picchiato, qualcuno dà alle fiamme la casa dell’avvocato presso cui lavora Winona, uomini incappucciati si aggirano sulla scena.

     Ritroviamo in questo romanzo i due protagonisti di “Giorni senza fine”- Thomas McNulty che a quindici anni aveva lasciato l’Irlanda flagellata dalla carestia e, approdato in America, aveva incontrato John Cole, un ragazzino suo coetaneo con sangue indiano. Il libro, tuttavia, non è un seguito e si legge come un romanzo a sé, con la nuova voce narrante della ragazza indiana. Lei scampata ad una strage, McNulty scampato alla morte di fame, tutti e tre legati da un amore che fa di loro una famiglia, anche se insolita. Perché “Mille lune” è tanti romanzi insieme. È un romanzo storico su un periodo confuso della storia d’America in cui è tutta la nazione che si indaga sulla propria identità, proprio come fa il personaggio di Winona. Si può cancellare il passato dei nativi e quello degli schiavi negri? Identità culturale e identità di genere, perché “Mille lune” è anche un romanzo d’amore e l’amore non è solo quello tra uomo e donna, è anche quello tra due uomini o tra due giovani donne o tra due uomini e una figlia adottiva.

     Ottima l’ambientazione del romanzo e anche il linguaggio dal gusto immediato e spontaneo della ragazzina per cui l’inglese non è la lingua madre.

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