martedì 12 giugno 2018

Joël Dicker, “La scomparsa di Stephanie Mailer” ed. 2018


                                                Voci da mondi diversi. Svizzera
cento sfumature di giallo


Joël Dicker, “La scomparsa di Stephanie Mailer”
Ed. La Nave di Teseo, trad. V. Vega, pagg. 640, Euro 18,70


     30 luglio 1994. Orphea, un’idilliaca cittadina immaginaria non lontana da New York. Quella sera- proprio quella di apertura del nuovissimo Festival di Orphea- una tragedia aveva sconvolto l’atmosfera sognante: un quadruplice omicidio, l’intera famiglia del sindaco (tre persone, compreso il bambino) e una giovane donna che passava davanti alla loro casa facendo jogging erano stati abbattuti a colpi di pistola. Del caso si erano occupati due giovani ispettori di polizia, Jesse Rosenberg e Derek Scott. Il colpevole era morto durante un inseguimento.
     23 giugno 2014. Fervono i preparativi per l’ormai tradizionale festival annuale di Orphea, a Jesse Rosenberg mancano una manciata di giorni per andare in pensione, tutti si congratulano per una carriera di successo quando spunta una voce discorde. La giornalista Stephanie Mailer insinua il dubbio che nel 1994 la persona sbagliata sia stata incriminata, che Rosenberg e Scott non abbiano visto un’altra realtà che era sotto i loro occhi. Poi scompare. Il suo corpo verrà ritrovato alcuni giorni dopo.

     Questi i fatti del nuovo romanzo di Joël Dicker che ritorna al genere poliziesco che lo aveva reso famoso con “La verità sul caso Harry Québer”, dopo aver sperimentato una sorta di saga con “La famiglia Baltimore”. La vicenda de “La scomparsa di Stephanie Mailer” si svolge su due piani temporali, ricostruendo i fatti del 1994 e seguendo quello che avviene nel presente, vent’anni dopo- ci saranno altri omicidi, una serie di morti concatenati l’uno all’altro in un isterismo parossistico che ci lascia dubbiosi, sulla soglia dell’incredulità- e la narrazione si sposta tra diversi punti di vista arricchendosi delle storie personali dei vari personaggi. Che sono troppi, a dire il vero, e tratteggiati spesso troppo superficialmente.
     Il leit motiv del romanzo è racchiuso in due parole che sono anche il titolo della rappresentazione che andrà in scena nell’edizione del festival del 2014- La Notte Buia. Erano parole che erano apparse anche in scritte sui muri dopo i fatti del 1994- che cosa è ‘la notte buia’? E’ una notte di tregenda, una discesa negli inferi dell’animo umano quando il peggio viene fuori in violenza e sangue. Il nome della città di Orphea ci ricorda che Orfeo era disceso nell’Ade per tirarne fuori la sua amata e poi, uscendone, si era girato indietro per sincerarsi che fosse proprio lei a seguirlo, e non un’ombra. E l’aveva persa per sempre. Perché non si esce indenni dagli inferi. Anche Orphea non sarà più la stessa quando terminerà la notte buia e tutta la verità, con il suo carico di dolore, verrà alla luce in un mondo che ha perso la dimensione dell’idillio e del sogno per rivelarsi totalmente privo di una qualunque morale: “Quando uccidi una volta, puoi uccidere due volte. E quando hai ucciso due volte, puoi uccidere l’intera umanità. Non ci sono più limiti.”

     Del romanzo di Dicker apprezziamo la costruzione, l’aver fatto ricorso alla tecnica drammatica del ‘play within the play’, lo spettacolo dentro lo spettacolo di tradizione scespiriana, cosicché ad un certo punto quello che avviene sul palcoscenico del festival è parte integrante di quanto sta succedendo in città. E tuttavia c’è un eccessivo rimescolamento di carte che certamente mantiene alto il livello di tensione ma ha anche un che di artificioso nell’alternarsi di tragedia e commedia grottesca, nel confronto tra arte e vita. Anche se, in questo registro narrativo, ci sono delle osservazioni che ci deliziano- la graduatoria dell’importanza dei romanzi che mette al primo posto i romanzi incomprensibili e all’ultimo i romanzi rosa, collocando il genere poliziesco al penultimo posto, oppure l’affermazione del molto odiato critico Ostrovsky secondo cui un critico non dovrebbe mai scrivere un romanzo e uno scrittore non dovrebbe mai scrivere una recensione critica del libro di un altro scrittore.  Le rivelazioni del finale, però, hanno dell’incredibile e la soluzione del caso della scomparsa di Stephanie Mailer arriva dopo più di 600 pagine- troppe, non è il caso di dirlo.

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