Voci da mondi diversi. Sri Lanka
Shehan Karunatilaka, “Le sette lune di Maali Almeida”
Ed.
Fazi, trad. Silvia Castoldi, pagg. 472, Euro 20,00
Non c’è pace a Colombo, Sri Lanka, nel
1990. Questo l’anno in cui il protagonista del rutilante, macabro, satirico,
drammatico romanzo di Shehan Karunatilaka si sveglia nell’aldilà senza sapere
come ci sia finito, senza ricordare nulla, senza neppure essere certo se sia
morto o sia vivo.
Gli ci vuole un poco prima di mettere a fuoco la nuova realtà che lo circonda, fatta di fantasmi, di figure vestite di sacchi dell’immondizia neri, di ghoul, di personaggi della mitologia indiana. Ricordate Susie, in “Amabili resti” di Alice Sebold, che era stata uccisa e aleggiava sopra la sua famiglia dal suo cielo? Ecco, Maali Almeida ci fa pensare a lei, con le debite distanze. Perché Maali Almeida dapprima non sa proprio come sia morto e solo in seguito cerca di scoprire chi lo abbia assassinato, e poi Maali Almeida, pur con il suo fascino irriverente, non è la dolce Susie. Maali Almeida è gay, vive con una ragazza e il cugino di questa di cui lui è innamorato (un amore che deve essere tenuto nascosto, nello Sri Lanka), suo padre ha lasciato sua madre quando lui era un ragazzino e si è fatto un’altra famiglia in America, Maali Almeida fa il fotografo di guerra. Questo è il punto, il campanello d’allarme. È altamente pericoloso fare il fotografo di guerra in un paese in cui dovrebbero convivere tamil e singalesi, in cui non si può neppure banalmente dire ‘io sono srilankese’, in cui le sigle che contraddistinguono le varie fazioni sono innumerevoli ed è difficile attribuire i mandanti delle morti, degli incendi, degli attentati, delle stragi.
In questo aldilà che non si può neppure
paragonare all’aldilà dantesco perché tutti, buoni e cattivi, sembrano soffrire
orribilmente, Maali Almeida ha sette lune di tempo, sette notti, per lasciare
andare il mondo dei vivi e per scoprire il suo assassino. Si trova nel ‘Mezzo’,
una sorta di Purgatorio che però è terrificante, e dopo le sette lune può
arrivare alla Luce che significa avere dimenticato. E questo pone un altro
quesito- si vuole veramente dimenticare? È giusto dimenticare l’ingiustizia e
la violenza arbitraria?
La narrativa è in seconda persona, il che crea un effetto strano di partecipazione allo stesso tempo interna ed esterna, e il tempo è un miscuglio, più ancora che un alternarsi, di passato più o meno lontano con un altro passato più recente e un presente di quello che si sta svolgendo dopo la scomparsa di Maali Almeida.
Maali Almeida è scomparso, la madre e gli
amici lo cercano, il suo corpo non si trova. Però Maali Almeida aveva lasciato
disposizioni precise per le sue preziose fotografie- diceva sempre che potevano
far cadere il governo. E sono in molti a volersene impossessare. E le fotografie
risalgono al Luglio Nero del 1983 (data che ricorre di continuo nel romanzo)
quando un pogrom anti-tamil fu scatenato a Jaffna, nel Nord, dopo che 13 soldati singalesi erano stati uccisi in
un attentato da parte delle Tigri del Tamil. La descrizione delle fotografie-
immagini terribili, di torture, di esecuzioni con la mannaia, di persone a cui
è stato dato fuoco, di bambini uccisi brutalmente- si mescola alle visioni
delle stesse scene nella realtà e a quelle degli spiriti di questi morti che si
aggirano senza pace nel ‘Mezzo’, in cerca di parti dei loro corpi smembrati. La
speranza (vana) di Maali Almeida era che una di queste fotografie desse uno
scossone al mondo, come la foto della bambina che fugge nuda dalle bombe al
napalm in Vietnam.luglio nero
A queste pagine drammatiche, a quelle
‘horror’ grondanti sangue dell’aldilà, si alternano quelle più leggere (ma pur
sempre con un filo di scherzosa malinconia) degli amori di Maali e dei ricordi
della sua vita in famiglia, e quelle della duplice ricerca- delle fotografie e
dell’identità dell’assassino di Almeida, con la ricostruzione delle sue ultime
ore.
“Le sette lune di Maali Almeida”, vincitore
del Booker Prize 2022, ha un inizio travolgente, capace di farvi precipitare
nell’inferno di Maali e dello Sri Lanka, poi, però, dopo la prima metà del
libro, la narrazione si appiattisce e diventa un poco ripetitiva. Un grande
romanzo con qualche difetto.
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