sabato 31 luglio 2021

Namwali Serpell, “Capelli, lacrime e zanzare” ed. 2021

                                                 Voci da mondi diversi. Africa

          saga

Namwali Serpell, “Capelli, lacrime e zanzare”

Ed. Fazi, trad. E. Budetta, pagg. 650, Euro 18,50

 

     “Scrivo per i curiosi”, ha detto Namwali Serpell, la giovane scrittrice zambiana che ha vinto parecchi premi nel 2020 con questo romanzo dal titolo “The old drift” in originale. E il fascino del romanzo è proprio nella curiosità che suscita nei lettori, trascinati in un mondo che non conoscono, coinvolti in una saga che copre tre generazioni di donne (nonne, nipoti e figlie) e che ci trasporta dall’Africa all’Italia e all’Inghilterra prima di ritornare a Lusaka, capitale dello Zambia.

     Tutto inizia nei primi anni del ‘900, con la colonizzazione dell’Africa, la scoperta delle cascate Vittoria, la convinzione che i bianchi siano esseri superiori e il disprezzo per i neri comprensibile e scontato.

Quando la scena si sposta in Italia, ad Alba, e fa la sua comparsa la prima delle protagoniste femminili, Sibilla, lo stupore per questo personaggio ci invita alla pazienza per arrivare  a capire quale è e quale sarà il collegamento tra lei e l’Africa. Sibilla e le altre due grandi protagoniste hanno tutte un ‘difetto’, come una crepa su un vaso di cristallo. Sibilla è affetta da ipertricosi- ho pensato al personaggio de “La donna leone” di Erik Fosnes Hansen-, un’anomalia per cui è interamente ricoperta di peli che, anche se tagliati quotidianamente, ricrescono a velocità incredibile. Quando ci sposteremo in Inghilterra conosceremo Agnes, giovane promessa del tennis che diventa cieca, e in Africa, infine, Matha che, dopo essere stata abbandonata incinta dall’uomo che amava, non smise più di piangere per tutto il resto della vita.


     Nonostante la sua stranezza, o forse proprio per quella, Sibilla incontra l’amore- una storia avventurosa che include un omicidio, un’identità rubata e una fuga in Zambia dove il marito italiano si occuperà dei lavori per la diga di Kariba sullo Zambesi. Poi seguirà il disamore nonostante la nascita di una figlia e per lui il decadimento fisico e l’alcolismo che sembrano essere prerogative dei bianchi nelle aree colonizzate.

    Anche Agnes si innamora ed è ricambiata. Lei non lo sa, perché non vede, ma il suo Ronald, in Inghilterra con una borsa di studio, è di colore. La loro unione è avversata dai genitori di lei e anche questa coppia pensa di trovare riparo dai pregiudizi in Africa. Avranno due figli e il maschio, Lionel, sarà il protagonista dell’ultima parte del libro, insieme a Sylvia, figlia della piangente Matha. La quale Matha, però, era stata protagonista del programma spaziale zambiano (poco o affatto conosciuto, ma assolutamente reale anche se risibile) voluto da Edward Makuka Nkoloso negli anni ‘60, mentre sua figlia, con la prerogativa di un codice genetico diverso, sarà al centro delle ricerche scientifiche per il vaccino che possa salvare l’Africa dalla nuova peste dell’Aids che ha già spazzato via due generazioni.

la diga Kariba

    È un romanzo ambizioso, “Capelli, lacrime e zanzare”, in cui le zanzare del titolo italiano non sono gli insetti noiosi a cui siamo abituati in Europa ma voraci portatori di malattie e protagoniste di un quanto mai insolito coro che intervalla la narrazione. C’è realismo e realismo magico africano, c’è un filone futurista con ricerche scientifiche e tecnologiche e ci sono tracce di fantascienza con droni e microchips inseriti nelle dita della popolazione (sono uno sviluppo ulteriore dei telefoni cellulari con mille ulteriori funzioni, da torcia a macchina fotografica, e finiscono per essere un ineludibile strumento di controllo da parte del potere centrale). Ci sono storie su storie e una miriade di personaggi: se possiamo ricorrere all’immagine possente delle cascate Vittoria come un paragone per questo grandioso romanzo, possiamo però anche pensare a quando il corso di un fiume si fa meno impetuoso e l’acqua diventa stagnante, per le pagine in cui il racconto rallenta e perde la presa.

      È forse un po’ troppo lungo questo romanzo affascinante per lettori curiosi? Resta, però, un libro da leggere, così come Namwali Serpell, che si è trasferita in America con la famiglia all’età di nove anni, resta una scrittrice da tenere d’occhio.

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