martedì 18 giugno 2019

Agnes Ravatn, “Il tribunale degli uccelli” ed. 2019


                                                                  vento del Nord
                                                              cento sfumature di giallo


Agnes Ravatn, “Il tribunale degli uccelli”
Ed. Marsilio, trad. Maria Valeria D’Avino, pagg. 205, Euro 16,00

     Una ragazza, rispondendo ad un’inserzione, si presenta al cancello di una casa isolata nella natura, vicino ad un fiordo, in Norvegia. E’ subito chiaro che si sta allontanando da qualcuno o da qualcosa, che vuole lasciarsi il passato alle spalle, che è pronta ad accettare un lavoro per cui non è preparata, correndo il rischio dell’ignoto. L’ignoto è il bell’uomo sulla quarantina che abita lì da solo e che ha bisogno di una persona che curi il giardino e che gli prepari i pranzi. La ragazza, Allis, non sa nulla di giardinaggio, si darà da fare. L’uomo, Sigurd, parla il minimo necessario per darle istruzioni: a che ora vuole siano serviti i pasti, lei mangerà dopo di lui, ha una camera al piano superiore, quella di lui (in cui starà chiuso tutto il giorno) è a piano terra. Lei userà la bicicletta per andare a fare la spesa nell’unico negozio nelle vicinanze.

     Inizia così “Il tribunale degli uccelli” di Agnes Ravatn, un thriller costruito su un’atmosfera di mistero- che lavoro fa Sigurd? Dice che sua moglie è via, che tornerà. Come mai non c’è niente di lei in giro? Perché la porta del suo studio è sempre chiusa a chiave? Quanto ad Allis: perché teme che possano riconoscerla? Che lavoro faceva prima? Il mistero che circonda i personaggi è acuito dall’isolamento della casa, dalla sensazione che ci sia un pericolo incombente che non sappiamo da dove possa arrivare, da una natura straordinariamente bella ma cupa e che non fa che aumentare i nostri timori. Il fiordo è bello e spaventoso, perfino Allis avverte un brivido di paura quando si trova sulle sponde dell’acqua insieme a Sigurd, quasi che il fiordo nasconda un segreto che contiene in sé un’oscura minaccia. E naturalmente è vero, e lo scopriremo.
     Molto di quello che succede è del tutto prevedibile. Entrambi i personaggi hanno la loro parte di ambiguità. Soprattutto Sigurd, non sappiamo mai se dobbiamo credergli oppure no, la verità ha molte facce e molte interpretazioni. E la fine arriva piuttosto in fretta, non del tutto inaspettata, non del tutto convincente.

     Quella del ‘giallo’ nordico è diventata una moda e, dopo aver letto molti romanzi di indagine poliziesca che ci arrivano dal Nord, ci siamo quasi convinti che gli scrittori di quell’area di Europa abbiano una propensione speciale per il genere (è la natura che li circonda che li ispira? Di certo è vero che l’assolato Mediterraneo non è inquietante come un fiordo stretto tra due pareti di boschi e roccia). La realtà è che non tutti i gialli nordici sono ugualmente belli, proprio come non lo sono quelli scritti in altri paesi. E questo non è uno dei migliori. Si legge velocemente, la scrittrice irretisce i lettori tenendoli con il fiato sospeso, prigionieri della bellezza della natura che sembra contribuire alla minaccia, che pare inviare lei stessa segnali di pericolo- memorabile è l’attacco dei gabbiani, una scena da film di Hitchckok, che temono per le uova nei nidi e costringono ad una fuga Sigurd e Allis-, e tuttavia c’è superficialità sia nella trama piuttosto banale, sia nei personaggi.

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