Voci da mondi diversi. Canada
Rachel Cusk, “Resoconto”
Ed. Einaudi,
trad. A. Nadotti, pagg. 188, Euro 14,45
Non è facile parlare di un libro quando ci sono tanti personaggi ma non
c’è una trama, quando ci sono tanti avvenimenti ma non c’è un filo conduttore e
il protagonista diventa l’ascoltatore (o protagonista e ascoltatrice, come in
questo romanzo), una sorta di cassa di risonanza per tutte le storie che
vengono raccontate.
Proviamo a parlare di “Resoconto”
della scrittrice canadese Rachel Cusk.
Una scrittrice inglese sta andando ad Atene per tenere un corso di
scrittura di una settimana. Il suo posto in aereo è accanto ad un uomo non
giovane che parla un inglese perfetto, solo con un leggero accento- è greco.
E’
il primo raccontatore, il primo che sviscera la storia della sua vita, dei suoi
due matrimoni (dirà in seguito che in realtà si è sposato tre volte),
dell’amore perfetto finito bruscamente con la ragazza della sua giovinezza,
della bellezza della seconda moglie che mirava ai suoi soldi (pensando fosse
più ricco di quanto non fosse), dei figli, della sua famiglia di armatori,
della piccola isola greca su cui aveva una casa, della sua prima e della
seconda barca. Quasi che la scrittrice fosse una psicologa. In effetti anche
noi lettori iniziamo a vederla in questo ruolo di psicologa che non è il suo,
quando poi ascoltiamo il collega irlandese (un altro insegnante della scuola di
scrittura) che, pure lui, le parla di sé e di come sia cambiato dopo un viaggio
studio in America, e ancora, la scrittrice greca che la protagonista incontra
in un ristorante, gli studenti stessi che, sollecitati a parlare su un
determinato argomento, finiscono per dirci molto di loro stessi, di nuovo
l’amabile compagno di viaggio che la invita ad andare con lui in barca e sembra
essersi innamorato di lei. E lei, la protagonista scrittrice? Anche lei ci dice
di sé, del suo matrimonio finito, dei figli.
Una miriade di storie, dunque, che potrebbero essere lo spunto per tanti
romanzi brevi, proprio come i racconti degli studenti (c’è una giovane donna
che protesta, che vuole farsi restituire i soldi del corso, perché lei non si è
iscritta per parlare ma per imparare a scrivere). E il titolo originale,
“Outline”, rende meglio l’idea: una bozza, un riassunto a grandi linee. E la
migliore lezione di scrittura per gli studenti del corso è proprio lì, nel
nitore dello stile, nella sua economia minimalista. E’ quello che apprezziamo
anche noi, anche se non riusciamo ad appassionarci e se ci sembra tutto un poco
artefatto, se ci pare di non aver mai conosciuto nessuno che parlasse di sé con
tale profonda autoconoscenza.
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