giovedì 29 giugno 2017

Guzel’ Jachina, “Zuleika apre gli occhi” ed. 2017

                                                          Voci da mondi diversi. Russia
         la Storia nel romanzo
          FRESCO DI LETTURA


Guzel’ Jachina, “Zuleika apre gli occhi”
Ed. Salani, trad. C. Zonghetti, pagg. 496, Euro 18,90

    Zuleika. Impareremo ad amare questo nome arabo che significa ‘bellezza’ leggendo il romanzo “Zuleika apre gli occhi” della scrittrice russa di etnia tatara Guzel Jachina. Come impareremo ad amare lei, personaggio indimenticabile quanto le eroine del passato- Natasha, Lara, Anna Karenina. Non dimenticheremo lei e neppure questo libro straordinario- uno di quei libri di cui viene da dire ‘non se ne scrivono più, così’. Profondo con leggerezza, realista con un pizzico di immaginario, dolce e crudele. Un libro che contiene la vita.
     Quando, all’inizio, Zuleika apre gli occhi risvegliandosi al mattino, non la aspetta una giornata facile. Vive in un paese vicino a Kazan, nel Tatarstan. Aveva solo quindici anni quando è andata sposa ad un contadino molto più anziano di lei e, nell’arco di una quindicina di anni, ha messo al mondo quattro bambine, tutte morte poco dopo la nascita. Zuleika teme il marito e teme la suocera- la Vampira-, una vecchia centenaria cieca che adora il figlio e naturalmente odia, maltratta e spadroneggia la nuora. Ma questo è il destino delle donne, Zuleika non si sognerebbe mai di ribellarsi. Finché è il destino a liberarla. Zuleika viene deportata insieme agli altri kulaki, i contadini che Stalin ha decretato essere nemici dell’Unione Sovietica. Zuleika non sa neppure chi sia Stalin, anche se riconosce quel volto con i baffoni. Le sembra perfino che abbia uno sguardo paterno. Come Zuleika (rimasta sola perché il marito è stato ucciso) riesca a sopravvivere ai sei mesi di viaggio in treno verso la Siberia, è un mistero. I deportati erano più di ottocento alla partenza, poi il freddo, le malattie, la fame soprattutto, li avevano dimezzati. Fino all’ultima catastrofe sulla bara galleggiante che doveva portarli sul fiume Angara fino a destinazione. Era stata salvata dall’uomo che aveva ucciso il marito, il comandante Ignatov, che vedeva in lei una possibilità di riscatto personale- una vita per tutte quelle che aveva contribuito a mandare all’altro mondo.

     Saranno dimenticati in quel luogo desolato nella tajga per un intero inverno, la trentina di deportati superstiti. E sappiamo che un inverno siberiano è più lungo di altri inverni. Li conosceremo ad uno ad uno questi ‘fortunati’ che per una casualità che ha operato in senso contrario ha salvato i ‘leningradesi’, appartenenti alla intellighenzja, coloro che per costituzione e stile di vita erano i meno adatti a sopravvivere. Eppure si adattano, l’ingegnere organizza la costruzione del rifugio sotterraneo, l’agronomo imposterà le colture a primavera, un esperto di pesca procaccerà pesce fresco quando Ignatov non riesce più a cacciare selvaggina, il dottor Leibe, diventato un folle gentile dopo lo shock della Rivoluzione, recupererà la sua lucidità nel momento del bisogno, aiutando Zuleika a partorire.

    “Zuleika apre gli occhi” è la storia di poco più di sedici anni in un angolo di Unione Sovietica dove le notizie non arrivano, dove ogni giorno è una lotta per la vita, dove ogni deportato diventa un Robinson Crusoe obbligato a crearsi il suo habitat, cercando di ritagliarsi uno scampolo di gioia e di bellezza guardando la trapunta di stelle del cielo o il verde del bosco quando gli alberi si scrollano dalla neve dell’inverno. Zuleika apre gli occhi su una nuova vita, sulla miseria e sulla grandezza dei suoi simili. Non è più la vittima obbediente la cui dignità è calpestata da marito e suocera. Diventa ‘la madre’ che tutti rispettano e cercano di aiutare, con un boccone in più perché abbia latte per il piccolo Juzuf (il dottore gli aveva dato questo nome, come il Giuseppe di cui si era invaghita Zuleika, la moglie di Putifarre), e il bambino diventa per lei la luce dei suoi giorni. Scopre anche l’amore, Zuleika. Sentendosi in colpa perché un amore fuori del matrimonio è contro le leggi di Allah. Ma esistono ancora leggi in quella terra dimenticata da ogni dio e dagli uomini?


     Intenso e drammatico, questo romanzo che è un frammento di Storia sovietica, una storia d’amore materno ma anche una storia di come le asprezze della vita possano cambiare gli uomini, è assolutamente da leggere. Imperdibile.

la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
seguirà intervista con la scrittrice


per contattarmi: picconem@yahoo.com

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