Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Claire Lynch, “Una questione di famiglia”
Ed.
Fazi, trad. Velia Februari, pagg. 216, Euro 17,58
Inghilterra.
Heron, Dawn, Maggie (e Hazel).
1982 e 2022.
Quattro personaggi principali, tre più
importanti della quarta, e due piani temporali a quaranta anni di distanza.
La storia di un amore proibito, di ‘un
amore che non osa dire il suo nome’, nelle parole di Oscar Wilde.
Nel 1982 Dawn ha ventitre anni, è sposata
con Heron, un brav’uomo, un bravo marito, un bravo padre per la loro bambina,
Maggie, di tre anni. Il loro non è stato un grande amore, non un amore da far
battere il cuore, ma non è quello che fanno tutti? Sposarsi, mettere al mondo
dei bambini, non è quello che fanno tutti?
Poi l’imprevisto. L’incontro con Hazel, affiatamento e sintonia dapprima. Attrazione sessuale dopo. Inconcepibile, peccaminosa, scandalosa negli anni ’80. Dawn si illude di essere compresa dal marito. La reazione di Heron è durissima. Fa cambiare la serratura, lei non metterà più piede in quella che era la loro casa. E che si scordi di vedere la bambina. È anche quello che decide il tribunale. Dawn darebbe un pessimo esempio di perversione, Heron ottiene la custodia esclusiva della figlia a cui non dirà mai la verità.
Questo è quanto succede nel 1982. Quaranta
anni dopo (i capitoli con le due tracce si alternano) troviamo Heron che vive
da solo, mentre la figlia Maggie si è sposata e ha due bambini. Il loro legame
è fortissimo, non passa giorno senza che si telefonino, la sollecitudine di
Maggie nei confronti di quel padre che le ha dato tutto è commovente, e così
l’amore di lui per lei. Peccato che però non le abbia mai lasciato conoscere la
madre, non le abbia mai dato le sue lettere, le abbia fatto credere che la
mamma l’ha abbandonata senza girarsi indietro.
È Heron a girarsi indietro adesso che sa di
avere un tumore che gli lascerà pochi mesi di vita. I tempi sono cambiati, il
suo sguardo sul passato è diverso. E fa in modo che Maggie scopra la verità. È
difficile accettarla. Non è difficile comprendere sua madre, lo è di più
comprendere l’uomo ferito e scandalizzato che era suo padre. Come ha potuto
privarla così dell’affetto della mamma? Dove era la bontà di quell’uomo buono?
Maggie deve rivedere tutto, ripensare tutto. Deve andare a cercare Dawn,
impresa resa più facile grazie a Internet.
Con grande delicatezza, con sobrietà e buon gusto, Claire Lynch mette due epoche a confronto. È la sua delicatezza che apprezziamo nelle pagine dei primi incontri di Dawn e Hazel, in quelle in cui una Dawn spaventata si sorprende per la forza di quel nuovo amore, così diverso da quello provato per Heron, e non sa come gestire la situazione. Dire la verità al marito le pare la cosa più naturale, pensa che il fatto che lei sola conosca tutte le necessità di Maggie, dal pigiamino alla favola della buona notte, da quello che le piace a colazione alle attività pomeridiane a cui è iscritta, sia sufficiente perché il marito le permetta di continuare ad occuparsi di lei. Si sbaglia.
E
Maggie? Come reagirà Maggie nel vedere la madre di cui ha vaghi ricordi vivere
in piena armonia con la donna per cui aveva abbandonato tutto? Non c’è un solo
tipo di amore.
Il romanzo non è una storia vera, ma una
storia che potrebbe essere vera- lo dicono le sentenze registrate dei tribunali
sul numero delle donne omosessuali che hanno perso la custodia dei figli negli
anni ‘80 del secolo scorso, lo dice anche il numero delle donne che neppure
hanno provato a rivolgersi ad un tribunale, perché la sentenza era scontata.
Una storia di amore, di sofferenza, di
gioia, di pregiudizi.




Nessun commento:
Posta un commento