mercoledì 2 luglio 2025

Chiara Valerio, “La fila alle poste” ed. 2025

                                                                         Casa Nostra. Qui Italia

       cento sfumature di giallo

Chiara Valerio, “La fila alle poste”

Ed. Sellerio, pagg. 366, Euro 16,00

    Chiara Valerio ritorna a Scauri nel romanzo che è ‘quasi’ un seguito di “Chi dice e chi tace”. ‘Quasi’ perché non è propriamente un seguito delle vicende del libro precedente e non è Chiara Valerio che ritorna a Scauri, sono i suoi personaggi che non si sono mai mossi da Scauri, la piccola città di mare tra Roma e Napoli. E così li ritroviamo tutti, l’avvocato Lea Russo con le due figlie e il marito, Mara che era stata la compagna di Vittoria, Filomena e Mimmo e l’avvocato che era stato il marito di Vittoria e Rebecca e anche il gatto dal nome improbabile di Gallina nera e altri ancora che non ricordavamo o non avevamo conosciuto.

Perché, nonostante l’io narrante sia sempre Lea, i due protagonisti sono altri- sono Scauri stessa, da cui ci si allontana e a cui si ritorna, e Vittoria, morta ormai da tre anni, presente assente, indimenticabile Vittoria, punto di paragone, Vittoria che non finisce di stupire, di cui tuttora si scoprono segreti, da parte della quale viene recapitato un regalo- adesso, dopo tre anni- a Lea.


    Succede così nelle piccole città che sono poco più che grandi paesi- volete sapere le novità, i pettegolezzi, i fatti degli altri? Mettetevi in fila allo sportello delle poste e, nell’attesa, c’è poco che resti nascosto, verrete a conoscere sia quello che volete sapere e sia quello che preferireste non sapere affatto.

È la fine di novembre. Scauri ha quell’aria un po’ grigia e abbandonata che hanno tutti i paesi di mare sul far dell’inverno. Succede una cosa strana, a Scauri, ne parlano tutti quelli che sono in fila alle poste- c’è qualcuno che ruba le vongole che, da che mondo è mondo, vengono messe a spurgare lungo la spiaggia, la ridda di supposizioni su chi sia il colpevole si incrocia.


E poi c’è ben altro, c’è una notizia sconvolgente e drammatica, un altro colpevole su cui puntare il dito. Una bambina è stata ammazzata. Tutto sembra indicare che sia stata la mamma ad ucciderla, però non si trova l’oggetto con cui è stata colpita. La piccola Agata era nata con il forcipe e ne aveva derivato danni permanenti. Il padre della bambina si era rivolto a Lea perché prendesse la difesa della moglie, ma erano intervenuti anche due avvocati di Roma.

    Sono queste le due esili tracce lungo le quali si svolge il romanzo. Sono come due indagini dal peso diverso che danno modo di scoprire verità nascoste e insospettate, e a queste però si aggiunge un’altra indagine interiore che ha a che fare con i sentimenti e con le pulsioni amorose. L’attrazione che Lea provava per Vittoria non è mai finita, è quasi un’ossessione dentro di lei, la spinge a porsi delle domande sul suo rapporto (molto felice peraltro) con il marito, un uomo quasi incredibilmente buono, intelligente e comprensivo, la porta ad avvicinarsi a Rebecca che era stata compagna, pure lei, di Vittoria. È come se Vittoria, così sicura di sé, così spavalda, così incurante del giudizio altrui, avesse dato coraggio ad altri che avevano vissuto amori considerati proibiti e che ora riescono a parlarne e a viverli sotto un’altra luce.

    Il passo della narrazione è diverso da quello di “Chi dice e chi tace” dove ci si aggirava in un perimetro più circoscritto di vicende e di sentimenti. Qui è come se camminassimo per le vie di Scauri, perdessimo la strada e ci avviassimo in un’altra direzione e, nel camminare, incontrassimo altre persone e facessimo altre esperienze e le paragonassimo a quelle già vissute.



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