Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
cento sfumature di giallo
Liz Moore, “Il dio dei boschi”
Ed.
NN, trad. Ada Arduini, pagg.544, Euro 20,90
Ambientazione: Camp Emerson negli
Adirondack. È un campeggio estivo per ragazzi, di proprietà della famiglia Van
Laar che abita in una villa sulla sommità della collina.
Tempo: due vicende paurosamente simili, una
che si svolge nel 1961 e una nel 1975.
Personaggi: sono tanti. I principali sono i
membri delle famiglie Van Laar e McLellan che sono amici nonché avvocati dei
Van Laar- c’è un Peter II Van Laar (il nonno) e un Peter Van Laar III (il
figlio), ci sono la moglie di Peter III, il giovane Jean Paul McLellan (stesso
nome del padre), la donna androgina che si fa chiamare soltanto con le iniziali
TJ e che dirige il campo come prima aveva fatto suo padre, Louise che lavora
come coordinatrice al campo e che da anni fa coppia con il rampollo McLellan
(come può illudersi che lui la sposi?).
E infine ci sono i due Van Laar scomparsi. Il primogenito, un altro Peter che però è soprannominato Bear e che è scomparso nel 1961, e sua sorella Barbara, un rimpiazzo per così dire, che scompare nel 1975 mentre passa l’estate al campo.
Il lettore viene immediatamente coinvolto
nella scomparsa di Barbara (14 anni), la ragazzina che dormiva nel letto a
castello sotto il suo non si è accorta di nulla. E però si accorgeva che
Barbara usciva ogni notte, senza sapere chi andasse a incontrare. A quell’età,
non è logico avere un appuntamento amoroso? Con chi? Dovremo invece aspettare
molto prima di sapere i dettagli della scomparsa di Bear il cui corpo non era
mai stato trovato.
Liz Moore tratteggia i suoi personaggi in
maniera superlativa, avvicendando nei capitoli quelli che dominano il palcoscenico.
I Van Laar e i McLellan hanno tutta la spocchia dei molto ricchi, ma perché i
Van Laar avevano fatto sospendere le ricerche di Bear nel 1961 accontentandosi
di un presunto colpevole che non aveva mai potuto scagionarsi perché era morto
per un infarto? Nascondevano qualcosa?
La madre di Bear e di Barbara è una donna giovane e molto fragile. Si era sempre chiesta perché Peter III, più anziano di lei, l’aveva sposata quando lei aveva solo diciassette anni. Era così insignificante, lei. Faceva tanti errori e temeva i rimproveri del marito. La nascita di Bear era stata il colmo della felicità anche se aveva dovuto obbedire e lasciare che una tata si occupasse di lui, anche quando di notte lui la chiamava con la sua vocetta. Il medico le aveva dato dei calmanti, lei aveva iniziato a bere per darsi coraggio nelle apparizioni in società. La morte del figlio l’aveva mandata del tutto fuori di testa. Poi era arrivata Barbara, che lei non riusciva ad amare.
In un modo o nell’altro le donne, pur con
difetti e manchevolezze, sono personaggi positivi nel romanzo di Liz Moore, in
forte contrasto con gli uomini, incapaci di empatia, spesso violenti e
mentitori, interessati soprattutto al loro profitto. Non c’è soltanto la trama,
anzi, le trame principali che ci tengono incollati al libro. C’è anche una
miriade di sotto-trame, con infatuazioni
adolescenziali e amori e disamori e tradimenti, che riguardano i personaggi
minori offrendoci un quadro completo di questa micro-società in cui le donne
devono veramente lottare per essere se stesse.
Le tessere del puzzle vanno a posto a poco
a poco- anche i due personaggi circondati da un’aura di folklore, Slitter che
aveva ucciso non so quante donne e Scary Mary, la donna con i capelli grigi che
si lamentava nel bosco, hanno un ruolo nel risolvere l’enigma. E la tensione è
stata fortissima, fino alla soluzione finale.