Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
Sebastian Barry, “Ai tempi del vecchio Dio”
Ed.
Einaudi, trad. Anna Rusconi, pagg. 248, Euro 18,05
C’era
una volta…Ai tempi del vecchio Dio…Questa è una storia del passato,
tuttavia non ha niente della favola. Oppure è una favola nera, peggio di quelle
dei fratelli Grimm. Il protagonista, il narratore non affidabile, è un
poliziotto in pensione dal buffo nome di Tom Kettle (‘bollitore’) che riceve la
visita di due giovani poliziotti che vogliono parlare con lui di un vecchio
caso rimasto irrisolto. Tuttavia questo non è un mystery. Oppure lo è, ma è un
mystery dell’animo o della memoria o della vita umana ricolma di tragedie.
Tom Kettle vive da solo a Dalkey, vicino a Dublino. Aveva una moglie, June, con un nome che conteneva una promessa, e due figli, Winnie e Joseph. È solo non perché gli altri componenti della famiglia vivano lontani ma perché sono morti. All’inizio non è tutto chiaro, perché Tom ha superato i sessant’anni, perché a tratti sembra confuso, perché è scosso dal caso su cui sono state riaperte le indagini (la morte di un prete), perché sembra uscire dal presente entrando nel passato per poi tornare al presente in un flusso di coscienza particolare, perché vede persone che in realtà sono evanescenti ed è lui l’unico a vederle (noi pensiamo al “Giro di vite” di Henry James). Poi, a poco a poco, si alza il sipario, i ricordi sono meno confusi, riemerge il tempo in cui lui si è innamorato di June, così speciale ai suoi occhi, quello in cui si sono scambiati le memorie del loro passato, entrambi cresciuti in orfanotrofi, entrambi abusati da chi avrebbe dovuto prendersi cura di loro. E poi i figli che hanno riempito di amore, perché avessero un’infanzia diversa dalla loro. E poi? Poi la catastrofe. Erano riapparsi gli spettri del passato, una tragedia aveva tirato l’altra.
Si legge come un mystery, “Ai tempi del vecchio Dio”. Si legge rincorrendo la verità di quello che è accaduto, al sacerdote che June aveva riconosciuto, a June che soltanto in apparenza era più serena, alla figlia Winnie che era diventata tossicodipendente, al figlio che pareva essere sfuggito ai drammi famigliari ed era finito ucciso dal padre di un paziente che non aveva potuto curare. E a lui, Tom, che cosa era successo a lui? Come aveva potuto sopportare tutto questo? Assomiglia al personaggio di Giobbe, ai tempi del vecchio Dio.
La trama del romanzo di Sebastian Barry poggia
su una tremenda accusa alla Chiesa, punta l’indice contro i preti pedofili di
cui abbiamo letto molto, protagonisti di scandali vergognosi, ma è come se
l’autore capovolgesse la prospettiva e, nello stesso tempo, come se un sasso
venisse scagliato in uno stagno dalle acque torbide e sprofondasse allargando
onde concentriche tutto intorno. È la
storia di un trauma, di una ferita nascosta che non si è mai cicatrizzata, di
una soluzione che porta con sé altre colpe, di una giustizia adatta ai ‘tempi
del vecchio Dio’, di tanta, troppa sofferenza.
Un
libro duro in cui il peso di ciò che è narrato è difficile da sopportare e il
cui significato si dispiega pienamente nella seconda metà, ma è l’empatia dello
scrittore che lo rende unico.