Casa Nostra. Qui Italia
Roberto Saviano, “L’amore mio non muore”
Ed.
Einaudi, pagg. 344, Euro 18,52
Un noir. Un noir del nero più cupo e
profondo, ancora più buio perché sullo sfondo di una terra di luce e di profumi
e di colori.
Un romanzo. Il romanzo di una storia vera
e agghiacciante.
Una storia d’amore, di un amore in cui si
riponeva la fiducia in un mondo migliore, un amore che potesse fermare la morte
perché esso stesso avrebbe valicato la morte.
La protagonista di questa storia è Rossella
Casini, una studentessa ventunenne di Firenze, iscritta alla facoltà di
Pedagogia.
È il 1977 quando Rossella, figlia unica di genitori amorevoli, incontra Francesco Frisina di Palmi, in Calabria, studente fuori sede iscritto a Economia a Siena. È l’anno in cui mette radici il movimento che si chiamerà proprio ‘il Movimento del 1977’, l’anno degli scontri di Bologna con i blindati per le strade della città e la morte dello studente Francesco Lorusso, l’anno in cui il consumo delle droghe, dell’eroina in particolare, si diffonde (quella dell’amica più cara di Rossella, iniziata alla droga dall’uomo di cui si è innamorata, è una piccola storia a sé nell’arco del romanzo, una storia dentro la storia, come nei drammi scespiriani, che sottolinea il nucleo del libro- fino a dove si arriva per amore?).
Si innamorano, Rossella e Francesco. Lei lo
invita a cena a casa sua, perché i suoi genitori vogliono incontrarlo. Lui
nicchia davanti al desiderio di lei di andare con lui in Calabria a conoscere
la sua famiglia. Intanto succedono altre cose. Arrivano due ospiti in casa di
Francesco, sono anche loro di Palmi ma Rossella non sa capacitarsi che possano
essere amici del suo ragazzo. Sono sguaiati e volgari, fanno allusioni che lei
non capisce, sollecitano Francesco a tornare a casa. Lui è sempre più
reticente- un presagio?
Partono, i due fidanzati, i genitori e la
nonna di Rossella. Piombano in un mondo in cui Rossella sarà subito ‘la
straniera’- lei, con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, la carnagione
chiara, i vestitini fioriti, la sua disinvoltura. Lo scrittore è straordinario
nel farci avvertire l’atmosfera di minaccia incombente, di pericolo, di buio
nonostante la luce del sole di Calabria. Poi scoppia, o prosegue, la faida in
atto tra due famiglie. E i Frisina sono amici di una di loro, devono
schierarsi, il loro sostegno attivo è richiesto. I genitori di Rossella non
capiscono quello che sta succedendo, Rossella sì. Fanno le valigie e partono.
È merito dell’autore aver saputo immaginare e rappresentare il subbuglio nel cuore di Rossella innamorata. Il rifiuto drastico dapprima, il sentirsi estranea e inorridita davanti a quella violenza spietata, a quella concatenazione di vendette a cui non c’è e non ci sarà fine. Rossella cambia, cambia per amore, è l’unica cosa che possiamo pensare per comprendere il suo ritornare sui suoi passi. Perché Rossella non giustificherà mai, vuole però essere vicina a Francesco, crede nel loro amore, crede di poterlo strappare via da quella terra violenta.
Non racconto quello che succede, non dirò
delle morti e di quanto la morte si avvicini a Rossella. Non dirò della sua
fiducia, della sua ingenuità, di come verrà tradita e possiamo solo augurarle
di non aver capito, neppure alla fine.
Perché
c’è una fine, è risaputa, basta digitare il suo nome su Google. Rossella è
scomparsa, vittima della ‘ndrangheta. Era il 1981. Non è mai stata ritrovata.
Di lei ci resta solo una foto, quella formato tessera del suo libretto
universitario che appare in copertina. E a lei neppure piaceva, quella foto. Le
sembrava di avere gli occhi vuoti. Erano gli occhi che guardavano sul suo
futuro?
È un libro da leggere, non solo perché resti la memoria del coraggio e dell’integrità di Rossella, ma anche perché Saviano ha una bella scrittura, perché lo scrittore ha saputo dare due linguaggi diversi ai due colori del romanzo, il rosa e il nero, perché la crudezza del realismo è solo in parte mitigata dalla storia d’amore.