Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo storico
Conn Iggulden, “E’ stato Nerone”
Ed.
Piemme, trad. Elena Cantoni, pagg. 399, Euro 22,00
Non è
Nerone, non ancora, il protagonista del romanzo di Conn Iggulden, come il
titolo farebbe pensare. All’inizio del libro Nerone non è ancora nato e
Agrippina, sua madre, chiede al marito Gneo Enobarbo, acclamato auriga, di
andare a Roma, di non sfuggire a Seiano, prefetto di Roma e voce
dell’imperatore Tiberio, altrimenti questi lo dichiarerà fuorilegge e si
prenderà tutto quello che lui possiede, di pensare al bambino che lei porta in
grembo.
È il 37 d.C., un anziano Tiberio è imperatore. Ritorna a Roma dal suo rifugio di Capri- quello che lui faccia, a Capri, è argomento di chiacchiere e fonte di paura. Così come l’essere mandati prigionieri a Ponza, chi ritorna da Ponza è in condizioni terribili. Sono tempi feroci, con uomini feroci al potere. L’esecuzione di Seiano, strangolato e fatto rotolare dalle scale gemonie, ne è un esempio. A Tiberio (era ammalato ma la sua morte fu, per così dire, accelerata) succederà Gaio Cesare, meglio noto con il soprannome di Caligola, fratello di Agrippina. Gaio era stato una ‘mascotte’ dei soldati, quando suo padre Germanico lo portava tra le file dell’esercito con una divisa che era stata fatta su sua misura come le calzature da cui derivava il suo soprannome. Oggi si direbbe che Caligola era stato profondamente segnato dalla vita- e come poteva non esserlo, con il padre morto avvelenato, due fratelli fatti uccidere da Tiberio, lui stesso forzato ‘ospite’ dello zio a Capri dove condusse una vita dissoluta?- e che aveva problemi psicologici nonché un morboso attaccamento alla sorella. Il matrimonio con Claudilla lo aveva trasformato, Claudilla poteva essere la sua salvezza e, invece, la morte di questa e del bambino che non era riuscito a nascere lo fecero precipitare nella follia. Morto l’imperatore, viva l’imperatore. Chi più improbabile di Claudio, fratello di Germanico, uno studioso anziano e balbuziente, come imperatore? Le trame di Agrippina sono prevedibili.
Tiberio |
È Agrippina la vera protagonista di questo primo libro della storia di Nerone. La bellissima Agrippina andata sposa a Gneo Enobarbo a soli tredici anni, diventata madre a ventidue. Il bambino fu chiamato con il nome del padre del marito, Lucio Domizio Enobarbo. Soltanto alla fine viene anticipato che prenderà il nome di Nerone. Il piccolo Lucio sarà l’erede al titolo finché Messalina, la giovane sposa di Claudio, non metterà al mondo un maschietto, bruciando le speranze di Agrippina. Lei, però, non è una donna che si dà per vinta, ed è una donna che sa giocare bene le sue carte.
Agrippina |
Conn Iggulden, figlio di padre inglese e madre irlandese, è specializzato nei romanzi storici che coprono un ampio raggio (troppo ampio, forse?)- dalla serie su Gengis Khan alla guerra delle Rose, dal ciclo su Giulio Cesare alla serie ateniese. La sua notorietà e il suo successo sono giustificati. “E’ stato Nerone” è un esempio del suo stile. Il lettore viene trasportato subito a Roma, nel pieno di una disputa tra Agrippina e il marito in cui i caratteri dei due personaggi appaiono chiari, affinandosi poi nelle pagine seguenti. Lo stesso avviene per gli altri personaggi che affiancano questi- impossibile dimenticarli o confonderli, nonostante i nomi ricorrenti nella stessa famiglia possano creare qualche difficoltà.
Caligola |
Soprattutto è l’atmosfera del tempo che
Iggulden ricrea per il lettore, la Roma del primo secolo d.C. in cui- per dirlo
con parole di oggi- il terrore corre sul filo. Una voce fatta pervenire
all’orecchio dell’imperatore, un sospetto, una manifesta ambizione possono
provocare la morte. Il potere che viene esercitato è assoluto e arbitrario. La
violenza e la ferocia sono all’ordine del giorno e i mezzi per uccidere
qualcuno variano da armi bianche, mani nude, veleni a effetto immediato o protratto
nel tempo.
Una bella lettura per quelli a cui la storia
piace ma temono la noia. Le ultime parole annunciano il prossimo libro: “Ti
darei il nome di mio fratello, per rendergli onore. Se fossi tu a diventare
imperatore, prenderesti il suo nome. Ti chiameresti Nerone.”
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