martedì 9 gennaio 2024

Matiei Vişniec, “Il venditore di incipit per romanzi” ed. 2023

                                                        Voci da mondi diversi. Romania



Matiei Vişniec, “Il venditore di incipit per romanzi”

Ed. Voland, trad. Mauro Barindi, pagg. 354, Euro 19,00

 

    Raccogliamo l’invito al gioco di Matiei Vişniec e incominciamo dalla fine, dalle parole che chiudono il libro ma che potrebbero essere un incipit intrigante: No, la morte non dovrebbe lasciare finestre aperte al suo passaggio. E il romanzo che immaginiamo potrebbe essere uno dei tanti romanzi contenuti nel libro dello scrittore e drammaturgo rumeno, quello che lui definisce ‘il primo romanzo scritto post-mortem’. Per sapere in che modo possa succedere che un romanzo sia scritto da qualcuno che è morto, dobbiamo leggere il libro, seguire tutte le sue tracce. Un indizio sull’autore del libro che viene dall’aldilà? Quello che esordisce dicendo, Sono morto da tre anni (altro ottimo incipit, peraltro). Perché, come dice il venditore di incipit, la prima frase di un romanzo deve essere un dito che preme un grilletto, il deflagrare di un incendio interiore. Gli esempi di inizi fulminanti saranno, ne “Il venditore di incipit”, una carrellata che ci farà sorvolare tutta la storia della letteratura, spaziando da “Don Chisciotte” a Hemingway, dalla “Montagna incantata” a Kobo Abe, da Céline a Zafòn, da Camus a Joyce, chiarendo- se ce ne fosse bisogno- quanto sia importante e decisiva la frase di apertura di un romanzo, attribuendo ad alcune di queste frasi un valore simbolico per un’intera epoca.


    Si chiama Guy Courtois l’uomo che dice che la sua agenzia ha fornito incipit di romanzi da 300 anni. Guy come Guy de Maupassant (l’incipit di ‘Bel Ami’ è famoso), Courtois che significa ‘cortese’ in francese. E Guy Courtois porge il suo biglietto da visita ad uno scrittore in crisi. Incomincia un carteggio tra i due, uno dei tanti filoni da seguire in questo romanzo pirotecnico, in questa esplosione di storie, in questo puzzle letterario, in questa matrioska di libri.

     Lo scrittore M (iniziale di Matei Vişniec, ma anche quella che caratterizza quasi tutti i personaggi di Samuel Beckett, altro scrittore con un carosello di storie in “Malone muore”) scrive un romanzo su un personaggio X che si sveglia colpito dall’interno da una esplosione di silenzio. Il suo sarà un romanzo distopico sull’Assenza, sulla improvvisa scomparsa di esseri umani e animali, su una città deserta in cui si aggira X mentre tutti gli orologi sono fermi sulle 6,37. Nel susseguirsi fantasmagorico di trame leggeremo stralci di un romanzo autobiografico che inizia con: Non è facile avere un fratello maggiore considerato da tutti un genio, e che poi ritroveremo raccontato da un altro punto di vista, il fratello maggiore stesso, il genio Victor (quale nome più appropriato per un primogenito?), così come pure in quello che sarà un romanzo americano, resteremo in sospeso leggendo un’altra traccia di romanzo americano, un tipico romanzo ‘on the road’ con Ken (si chiama così anche il compagno della bambola Barbie, prettamente americana) e Betty (e ci si chiede, può esistere un romanzo alla Kerouac sulle strade della Romania? Impensabile, il fascino andrebbe perso), e poi ci sarà la storia d’amore in versi con la signorina Ri, e la serie di sogni (pensiamo a Borges per cui il sogno è un vero genere letterario) e infine il romanzo dettato dall’Intelligenza Artificiale, spersonalizzato, disumanizzato.


     Un luogo che ricorre nel libro di Matei Vişniec è quello in cui nell’immaginario si incontrano gli scrittori, da sempre. Può essere il Caffè Odeon di Zurigo dove si ritrovano i fantasmi degli scrittori che lo hanno frequentato, o i due famosi caffè di Piazza san Marco, il Quadri e il Florian, oppure il Caffè dei Timidi uscito dall’immaginazione di chi non è capace di relazionarsi agli altri, oppure- e qui si tocca il tasto politico e della memoria dell’autore stesso- il Ristorante degli Scrittori della Casa Monteoru di Bucarest, un Amarcord conflittuale tra incontri con nomi famosi della scena letteraria rumena ed esplorazione di scantinati dove membri della Securitate ascoltavano e registravano quanto veniva detto al piano di sopra. È questo lo scenario giusto per raccontare un paradossale sciopero del silenzio degli scrittori rumeni che si sentono sminuiti, non considerati, delusi dalla mancata attribuzione di un premio Nobel.

Casa Monteoru

    Attingendo a famosi esempi di meta romanzo- “Se una notte di inverno un viaggiatore” di Calvino, ma anche Borges o Sterne- Matei Vişniec ci consegna un libro che è un’esaltazione della lettura, un libro scoppiettante, divertente, una sfida per il lettore a riconoscere le tracce, a seguirle nel labirinto di storie nuove e diverse, a pensare ai quesiti nascosti, ad ascoltare, come fanno i clienti della libreria Verdeau, la musica dei libri. Sì, perché è vera musica quella che esce dalle pagine vergate dalla scrittura, musica che va al cuore prima ancora che alla mente.

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