domenica 21 luglio 2019

Marco Missiroli, “Fedeltà” ed. 2019



                                                      Casa Nostra. Qui Italia
        premio Strega Giovani

Marco Missiroli, “Fedeltà”
Ed. Einaudi, pagg. 224, Euro 16,15

     Una coppia che pare solida e affiatata. Lui, Carlo, insegna letteratura per sei ore all’Università (posto che ha avuto grazie alla spinta del padre) e scrive guide turistiche per una piccola casa editrice. Lei, Margherita, lavora in un’agenzia immobiliare. Poi quello che tra di loro viene chiamato ‘il malinteso’: una matricola ha sorpreso Carlo nei bagni femminili in atteggiamento compromettente con una sua studentessa, Sofia. Carlo si giustifica davanti al rettore e alla moglie, spiega che la ragazza si era sentita male, aveva avuto uno svenimento e lui l’aveva soccorsa. Sofia conferma. E’ stato tutto un malinteso. Davvero è stato un malinteso?
    Il romanzo di Marco Missiroli, “Fedeltà”, che ha vinto il premio Strega Giovani, si gioca tutto qui, su esplorare i limiti tra fedeltà e infedeltà, sul vagliare le varie accezioni di fedeltà oltre a quella più scontata tra marito e moglie. Che è la prima che prendiamo in esame, in questo libro che, se si limitasse ad essere la trita storia del professore che seduce la studentessa, sarebbe veramente l’ennesima ripetizione del tema di ‘quel romanzo…il sudafricano’, il Nobel’ di cui parla Margherita (intendendo Coetzee, citando anche “Lolita” di Nabokov con cui invece non ha nulla a che fare, mentre avrebbe potuto accennare a Roth). Non è successo veramente niente tra Carlo e Sofia e forse sarebbe stato meglio se invece fossero andati a letto insieme e lei non fosse rimasta per lui l’idea della tentazione. E forse non avrebbe inanellato una serie di altre dimenticabili infedeltà senza sapere che anche Margherita, solleticata e delusa per la presunta avventura del marito, si sarebbe concessa una deviazione.

      Le altre coppie, gli altri personaggi, servono da contrappunto, una ripetizione del tema della fedeltà, per somiglianza o differenza. Le coppie dei genitori- di Margherita, di Carlo, di Sofia, del fisioterapista Andrea con cui Margherita si è presa una breve soddisfazione- sono esemplari di un’altra epoca in cui c’erano ben altre preoccupazioni. Probabile che i mariti avessero qualche scappatella (il padre di Margherita aveva conservato ventun cartoline a lui inviate da una sconosciuta ‘Clara’), ma le mogli o non sapevano o fingevano di non sapere. “Sui matrimoni ci adattavamo”, dice Anna, la madre di Margherita. E poi, vogliamo chiamare ‘fedeltà’ anche il legame tra figli e genitori? L’affetto con cui Margherita, Andrea e anche Sofia si occupano dei genitori restituendo loro quello che hanno ricevuto, è ammirevole. In un certo senso è per fedeltà alle radici se Sofia torna a vivere a Rimini e riapre il negozio di ferramenta del padre, mettendosi dietro al banco con quello che era il grembiule blu della madre.

      Nessuno dei personaggi del romanzo è particolarmente simpatico, nessuno è memorabile- non l’inconcludente Carlo, non Margherita disposta a imbrogliare per aggiudicarsi l’appartamento pieno di luce messo in vendita da una cliente, non il fisioterapista gay che ha bisogno di sfogarsi con i combattimenti dei cani o scontri di boxe, non la pallida figura di Sofia che è infedele a se stessa e alle sue ambizioni letterarie per essere fedele alla tradizione. Soltanto Anna, che faceva la sarta, che una volta aveva riparato all’ultimo minuto un abito da sera per la moglie del Commendatore, che si rifà dell’infedeltà del marito pigiando le 21 cartoline dentro il vaso dei fiori sulla sua tomba, è un personaggio che amiamo e di cui attendiamo l’entrata in scena. Per la sua empatia- con la figlia, con il genero, con il nipotino, con tutti-, per la sua disponibilità, per il suo calore umano, la sua schiettezza. Non è sufficiente, però, a salvare il libro.

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foto di V. Vasi


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