Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Alessandro Robecchi, “Il tallone da killer”
Ed.
Sellerio, pagg. 340, Euro 16,00
I due protagonisti si chiamano, no, non hanno un nome perché ne hanno molti per esigenze di lavoro. Li identifichiamo come Quello con la cravatta e il Biondo, poi apprenderemo quelli che usano per copertura. Va da sé che Quello con la cravatta indossa ogni giorno una cravatta diversa, inoltre è sposato e ha un figlio adolescente. Il Biondo è single e si può permettere di avere un’amica. Sono gli unici due soci della loro ditta e si occupano di…uccidere a pagamento. Be’, immedesimandoci nello stesso humour nero dei due soci, che parola volgare ‘uccidere’! Loro tolgono di mezzo, eliminano persone scomode, persone da cui si vuole ereditare, persone di cui ci si vuole vendicare. A loro i motivi non interessano, sono dei professionisti da non confondersi con i dilettanti che fanno lavori malfatti. Le loro parcelle forse sono un poco alte, due o trecentomila euro- ‘ma che cosa non è caro a Milano?’. Loro lavorano bene, nessuno dubiterebbe che un tal coniuge si sia sparato da solo in un incidente di caccia, inciampando nel suo stesso fucile, ad esempio. Ci sono problemi di marketing- come si può reclamizzare la loro offerta? Non si può certo mettere un annuncio. Loro due si basano sul passaparola con un sistema collaudato di appuntamenti presi tramite un necrologio.
Serena Bertamé vuole fare uccidere l’amante multimilionario che ha una famiglia regolare a Londra ma è padre di suo figlio. L’occasione sarebbe la visita di lui a Milano nei giorni di San Valentino. Il lavoro non è facile perché l’amante ha un autista che gli fa da guardia del corpo e alloggia in un albergo di super lusso in cui è difficile introdursi. E purtroppo la sua suite è al secondo piano, una accidentale caduta da una finestra non lo ammazzerebbe. E però Quello con la cravatta e il Biondo non hanno dubbi: accetteranno il lavoro perché gli permetterà un salto di qualità, anzi, un salto di introiti. È sulla fascia dei ricchi che bisogna puntare.
Questo è solo l’inizio di un romanzo che non ci fa sentire la mancanza di Carlo Monterossi (protagonista dei romanzi seriali di Robecchi), perché la trama è piena di imprevisti, di complicazioni, di cambiamenti di strategia, scorre veloce e, soprattutto, è divertente. Ad un certo punto ai due si aggrega una ‘collega’ che gli aveva rubato un lavoro, una donna esperta che si rivelerà un valido aiuto quando le cose si complicano- c’è qualcun altro che vuole uccidere il milionario (eh no farsi fregare la vittima così!), qualcun altro che lo tallona. E i morti si moltiplicano, e così pure il divertimento del lettore.
Non c’è mai un calo nella narrativa, le
sorprese e le inventive si susseguono, la vita è un gioco che termina con la
morte. È un gioco quando Quello con la cravatta si cala nel ruolo di padre che
dovrebbe parlare con il figlio che forse ha messo incinta la sua ragazza
sedicenne, ma è anche un gioco quando la nuova collega che loro chiamano ‘la
stagista’, come se facesse un apprendistato, entra con il carrello e la
bottiglia di champagne nella suite del milionario, o quando lo sciopero dei
treni fa fallire il loro piano di finto suicidio da parte del suddetto
milionario. Ogni situazione dà origine a battute, i dialoghi scorrono sul filo
dell’ironia e dell’umorismo nero- un umorismo e un’ironia intelligenti e
sottili.
Se avete bisogno di rilassarvi, di passare
un paio di ore non impegnative, questo è un libro che vi consiglio. Il
divertimento è assicurato, e un divertimento noir non è da trascurare.