Voci da mondi diversi. Asia
cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Claire Tham, “La ragazza del karaoke”
Ed. Metropoli d’Asia, trad. G.
Garbellini, pagg. 344, Euro 16,50
Ling non sa bene cosa vuole, ma le è diventato chiaro negli anni di
laboratorio, dopo la laurea, che non è il matrimonio. Ti amo, dice
Jiang; lo dice spesso e con facilità. Troppa facilità. L’amore andrebbe
conquistato, ottenuto con fatica, è una parola che andrebbe bandita e usata
solo in casi estremi.
Singapore. Che città strana. E’ la riflessione che fanno spesso i
personaggi che popolano questo ottimo romanzo della giovane scrittrice Claire
Tham, “La ragazza del karaoke”. Città strana ed anomala perché è una
città-stato situata sull’estrema punta della penisola malese, una città a sé di
cui è difficile definire il carattere ibrido, così come è difficile
tratteggiare i suoi abitanti: chi è veramente, del tutto, singaporiano? E’ una
città di immigrati e ogni gruppo etnico di immigrati guarda con sufficienza gli
altri gruppi- cinesi, malesi, indiani. E poi, naturalmente, cinesi del sud o
del nord e così via. Singapore è la vera protagonista de “La ragazza del
karaoke”, che ho definito volutamente ‘romanzo’, senza qualifiche di genere
anche se inizia con il corpo di una ragazza che galleggia in una piscina.
‘Romanzo con inchiesta’, piuttosto, e sotto inchiesta è la città di Singapore,
con tutti i suoi abitanti e il loro stile di vita. E allora, per parlarci di
una città così singolare, la narrazione di Claire Tham deve frantumarsi per
inquadrare i diversi personaggi di questa vicenda, raccontandoci le loro storie
e la loro lotta per emergere in una città emergente. A noi lettori il compito
di incastrare le tessere del puzzle che rivela un quadro sempre più intrigante
a mano a mano che ogni tessera si incastra in un’altra, iniziando dalla cornice
del quadro e avvicinandoci al centro. A lettura finita, saremo sorpresi,
soddisfatti, e avremo voglia di ricominciare da capo per capire meglio il
valore di ogni singolo pezzo, adesso che ‘sappiamo’, come fossimo entrati noi
stessi nell’immagine che si è venuta creando.
Ling è la bella ragazza cinese che viene
trovata morta in una piscina dell’Inlet, quartiere residenziale esclusivo.
Lavorava in un locale karaoke ma non era una puttanella comune. In Cina era
impiegata in un laboratorio, aveva una laurea, aveva mentito ai suoi genitori
per giustificare il trasferimento a Singapore, allettata dalla proposta
dell’appariscente proprietaria del locale, incontrata per caso. La piscina è
quella della splendida villa di Willy Gan, l’imprenditore più ricco e famoso di
Singapore, ma era stato suo nipote Jasper- ospite dello zio nella villa- ad
invitare Ling. Jasper dichiara di non sapere nulla: dormiva quando era arrivata
la polizia su segnalazione della ragazzina indiana che abitava lì vicino. Le
indagini sono guidate da Cheung Fei, giovane, simpatico, sposato con una
giornalista che attualmente si è trasferita dai genitori con il bambino, dopo
aver sorpreso il marito che amoreggiava in auto con una cinesina. Tuttavia le
indagini di Cheung Fei sono intralciate da una convocazione del suo superiore
che aspira ad un incarico nel governo e non vuole assolutamente mettersi contro
un uomo così potente come Willy Gan, visto che, pur senza alcun indizio solido,
l’unico sospettato è suo nipote. Chi è poi il misterioso Merrill Lynch,
chiamato così da Ling perché le iniziali del suo vero nome erano ML? Le altre
ragazze del karaoke sanno solo che era ricchissimo, che Ling aveva avuto a
lungo una relazione con lui, che lo aveva lasciato ma che lui continuava ad
assillarla.
Questi i personaggi principali e, fino a
qui, per quello che riguarda la trama, il romanzo sembra proprio un comune
libro di indagine poliziesca, un thriller o un mystery. Leggendo con
attenzione, però, ci rendiamo conto che non lo è affatto. Per la cura dei dettagli,
per la ricostruzione sapiente della vita di ogni personaggio -ho nominato solo
i protagonisti principali- che occupa un gradino diverso nella scala sociale di
Singapore: il ricco ricchissimo Willy Gan che viene da una famiglia di
intellettuali ma che ne è la pecora nera e si vanta di aver frequentato la
scuola della vita (i soldi sono quello che importa, non come vengono
guadagnati), Jasper che entra in una banca di affari deludendo lo zio che si fa
restituire il prestito che gli aveva dato per farlo studiare in Inghilterra,
Cheung Feu e il suo diretto superiore che hanno pure studiato in Inghilterra,
ma grazie ad una borsa di studio della polizia (il che apre un abisso fra loro
e i ‘figli di papà’), ML che è diventato un trader del petrolio facendosi dal
nulla dopo aver capito le straordinarie possibilità che questo gli offriva e
che poi ha perso tutto ed è diventato…non ve lo rivelo. E Ling, naturalmente,
più intelligente delle altre ragazze karaoke, più ambiziosa, con un passato a
cui vuole sfuggire. Ma forse Singapore è proprio questo: la città nel nulla che
spalanca le porte e offre asilo a chi ambisce lasciarsi la vecchia vita alle
spalle, gettando via un imbarazzante nome cinese di difficile pronuncia e
assumendone uno nuovo (Winston, niente che meno, il nuovo nome del superiore di
Cheung Fei).
L’ho già detto: il finale è sorprendente,
vi piacerà, vorrete ricominciare dall’inizio questo romanzo di una città.
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