vento del Nord
FRESCO DI LETTURA
Jens Christian Grøndahl, "Spesso sono felice"
Ed. Feltrinelli, trad. Eva Kampmann, pagg. 102, Euro 12,00
Ellinor è la voce femminile che sentiamo in
questo breve romanzo dello scrittore danese Jens Christian Grøndahl. Si rivolge
ad Anna, forse è in piedi davanti alla tomba di Anna e accanto a quella di ‘tuo
marito, nostro marito’. Ci vogliono un paio di pagine per afferrare la
situazione. Georg è stato il marito di Anna e ha sposato in seconde nozze
Ellinor che si è presa cura dei loro due figli gemelli come se fossero i suoi.
Che cosa sia successo, come e perché Ellinor abbia finito per sposare il marito
della sua migliore amica sono gli elementi della trama che, naturalmente, non
posso svelare.
Ellinor ha settant’anni. Ha conosciuto
infelicità e felicità. Come tutti. E’ cresciuta solo con sua madre che le ha
detto poco del padre. Quando gliene parlerà, sarà come un altro piccolo romanzo
dentro il romanzo perché è una storia che risale al tempo della guerra, alla
presenza dei soldati tedeschi sul suolo danese. Ellinor e la madre abitavano in
Amerikavej, nella zona povera di Copenhagen. Ellinor se ne era andata di casa a
diciotto anni, ma adesso è lì che vuole tornare, è quasi di fronte alla sua
vecchia casa che trova un appartamento e lo compera, lasciando stupito perfino l’agente
immobiliare.
I figli gemelli di Georg e Anna, ormai adulti, sono esterrefatti,
punti sul vivo perché lei venderà la bella villa del loro padre. Per andare ad
abitare dove, poi? Tra prostitute, tossici e musulmani, come le dice uno dei
figli. “Non passa giorno che non si abbia notizia di sparatorie e di bande
criminali”. Eppure questo è quello che Ellinor vuole fare, come se,
riavvolgendo indietro il nastro della vita, potesse cancellare i ricordi che
bruciano, la delusione del non poter avere figli, il tradimento delle persone
di cui si fidava e che più le erano vicine. Cancellare perfino, o meglio,
assopire la nostalgia che prova per Georg che non c’è più- ed è più facile fra
pareti che lui non ha mai visto, guardando da finestre da cui lui non si è mai
affacciato. E avvicinarsi invece alla madre, comprendendo quello che non aveva mai capito.
Jens Christian Grøndahl ha una
capacità singolare di immedesimarsi nei suoi personaggi femminili, nel rendere
naturali e credibili le voci delle protagoniste dei suoi romanzi che sono
sempre in primo piano, lasciando gli uomini nell’ombra. Non fanno una bella
figura, inoltre, gli uomini di questo romanzo- né il padre naturale di Ellinor,
né il suo primo marito, né Georg, bravo ma scialbo, e neppure i due figli di
Georg, arrogante uno, superficiale l’altro.
“Spesso sono felice” è un romanzo lieve
anche se è la storia di due matrimoni non del tutto felici, è un libro che si
legge con piacere e facilità, con la curiosità legittima di scoprire il nodo
delle relazioni famigliari dei personaggi, ma che poi si dimentica con
altrettanta facilità.