Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
saga
Margaret Storm Jameson, “Company parade”
Ed. Fazi, trad. V. Februari, pagg.
340, Euro 18,00
Margaret Storm Jameson ha avuto una vita lunga- è nata nel 1891 a Whitby,
nel nord dell’Inghilterra, ed è morta nel 1986- ed è stata una scrittrice
prolifica. La casa editrice Fazi ha appena tirato fuori dall’oblio un suo
romanzo, “Company parade”, il primo di una trilogia, un piccolo classico di
letteratura femminile che, rispecchiando il carattere della scrittrice, va al
di là delle usuali storie di innamoramenti e matrimoni. Molto al di là. Perché
Margaret Storm Jameson fu una donna straordinaria per i suoi tempi: prima donna
a laurearsi in inglese all’Università di Leeds, a ricevere una borsa di studio
post-laurea sempre all’università di Leeds e a diventare presidente della
British Section of International PEN. Un’antesignana del femminismo, insomma.
La protagonista di “Company parade” assomiglia alla scrittrice. Una
giovane Hervey Russell arriva a Londra nel dicembre del 1918. La guerra è
finita, l’armistizio è stato firmato, la città è piena di reduci, molti di loro
riportano il segno delle ferite, ogni famiglia piange i suoi morti (900.000 le
vittime inglesi della Grande Guerra), anche il fratello diciannovenne di Hervey
è morto. Hervey è sposata, il marito svolge un lavoro impiegatizio per l’Air
Force, hanno un bambino di tre anni che Hervey ha dovuto affidare ad una
signora nello Yorkshire per venire a Londra a cercare un lavoro. È ambiziosa,
Hervey. Ha già scritto un romanzo e ne sta scrivendo un altro. Si accontenta di
un’occupazione in un’agenzia pubblicitaria anche se si sente inadeguata, del
tutto priva delle idee brillanti che sono necessarie per vendere un prodotto. È
anche ingenua e però integra, coerente con le sue idee. E cerca di essere onesta,
con se stessa e con gli altri.
Se il filo conduttore del romanzo è la storia di Hervey, con un marito
inaffidabile che lei non rispetta e che non ama più, spinta dal desiderio di
realizzare il sogno, che è un’intima necessità, di diventare scrittrice e
tuttavia tormentata dai sensi di colpa per aver dovuto lasciare il suo bambino
in mano ad altri, “Company parade” è tuttavia un romanzo corale, come dice il
titolo. I singoli capitoli hanno nel titolo il personaggio della parata su cui
punta lo sguardo della scrittrice- i due amici ‘storici’ di Hervey (uno è
innamorato di lei senza speranza, l’altro ha sposato una scrittrice più anziana
che lo tradisce), il marito di Hervey (la tradisce, non è capace di tenersi un
lavoro, lo disprezziamo anche noi), il giornalista suo collega che ha riportato
gravi ferite in guerra, la coppia di amici socialisti (ma il socialismo e il
comunismo non attecchiranno mai nella borghese Inghilterra), un altro
giornalista opportunista, e poi ‘gli squali’, quelli che si sono arricchiti
durante la guerra e che si dispiacciono che sia finita. E allora, nelle
discussioni tra gli amici, sorge il problema- si può accettare un lavoro da
qualcuno che si disprezza e i cui fini sono contrari ai propri principi etici?
È bello aggirarsi con Margaret Storm Jameson/Hervey per questa Londra
ferita dell’immediato dopoguerra. A cento anni di distanza (ma è passato così
tanto tempo? Hervey potrebbe essere una di noi e i suoi amici pure), nel nostro
mondo del benessere e del consumismo e dello spreco fa una certa qual
impressione- ed è salutare, fa riflettere- leggere dell’acquisto di un vestito
per sostituire quello che si indossa da otto anni e sentirsi in colpa per non
aver dato l’intera somma guadagnata all’organizzazione Save the Children, o di
pasti ridotti al minimo, o di misere camere d’affitto in cui alloggia la nostra
Hervey che, dopotutto, ha studiato e lavora in un ambiente intellettuale. Ed è
anche rinfrescante sentire lei e i suoi amici parlare di ideali e vederli
impegnati in prima persona per diffonderli.
La narrativa non scorre veloce, non è mai eccitante, ma ha una sua
pacata piacevolezza tutta britannica. Un bel romanzo fortunatamente ritrovato.
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