Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
Graham Greene, “Una pistola in vendita”Ed.
Sellerio, trad. A. Bottini, pagg. 293, Euro 15,00
Uccidere
non gli faceva impressione. E quello attuale era un nuovo lavoro, tutto qui.
Graham Greene ci introduce così a Raven, il protagonista di “Una pistola in vendita”, uno dei suoi primi romanzi, pubblicato nel 1936. Raven come corvo, l’uccello nero che nell’immaginario viene associato alla malvagità. Un uomo marchiato dalla nascita con una deformità, il labbro leporino, che in epoche di superstizione era stato segno di una maledizione. Che aveva accumulato esperienze talmente negative che non potevano non aver lasciato traccia su di lui. Le racconterà in una notte di gelo in cui ha trovato rifugio in una rimessa insieme ad Anne, la ragazza che è rimasta coinvolta suo malgrado in tutta questa storia, solo perché si era trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Il padre di Raven era stato condannato a morte per assassinio, sua madre si era tagliata la gola davanti a lui e lui era finito in una ‘casa’- che nome tristemente ironico per l’ospizio in cui era cresciuto. Che possibilità aveva di una vita normale?
Il lavoro che Raven ha accettato è quello di uccidere un Ministro socialista in una capitale europea. Raven non sa nulla di lui, non sa perché debba essere tolto di mezzo, lo ha solo visto in fotografia. E si rammarica perché deve fare un’altra vittima per portare a termine il lavoro. Tutto per essere pagato con duecento sterline in banconote false. Le trattative sono state portate avanti da un Mr. Cholmondeley che in realtà si chiama Davis- chi c’è in realtà dietro di lui? Chi è il vero mandante? Si fa presto a capirlo appena avvertiamo che stanno soffiando venti di guerra. Il Ministro ammazzato era un pacifista, un uomo che viveva in accordo con la sua fede politica- se solo Raven avesse saputo prima i dettagli su di lui! E chi, invece, trae grandi profitti da una guerra? È una legge vecchia come il mondo. C’è chi muore e c’è chi specula sui morti.
La polizia viene sguinzagliata sulle tracce
di Raven e il responsabile dell’azione è- guarda caso- proprio il fidanzato di
Anne, l’attricetta che voleva solo non perdere il posto di lavoro, che corre il
rischio di essere uccisa per ben tre volte, che non viene creduta dal suo
innamorato quando lei racconta quello che è successo, come si sia trovata ad
aiutare un assassino. E c’è più di un paradosso in tutta la vicenda. Primo fra
tutti che Raven sia ricercato per furto e non per omicidio. E il quesito che si
delinea sempre più chiaro è chi sia il vero colpevole, quale sia il Male
peggiore.
Raven è il primo dei tipici anti-eroi del mondo letterario di Graham Greene. L’uomo che dovrebbe essere ‘il cattivo’ della situazione ma che, in definitiva, non lo è. O almeno non è il peggiore. Il colpevole che sa di esserlo e che ci costringe, però, a rivedere la nostra opinione su di lui. A differenza degli altri, dei veri colpevoli, Raven uccide perché- come dice lui- questo è il suo lavoro. Con il suo aspetto che lo condanna a prima vista, quanti lavori troverebbe che gli dessero da mangiare? ‘Gli altri’ uccidono perché hanno freddamente calcolato il loro guadagno, milioni e milioni di sterline con un primo morto che, se seguisse una dichiarazione di guerra, porterebbe a milioni di morti.
La differenza tra Raven e altri personaggi
di Graham Greene è nell’assenza del problema etico. Raven non si pone domande
sulla dannazione eterna in un’altra vita. È già stato dannato in questa vita e pensa solo a vendicarsi su
chi lo ha ingannato. Ed è un altro paradosso che occorrano delle morti per
impedire altre morti, per permettere il sospiro di felicità di Anne al pensiero
che il suo mondo non cambierà, il sollievo che percepiamo nelle sue parole,
“Oh, siamo a casa”. Dove casa non è quella conosciuta da Raven.
Un classico da leggere o da rileggere.