Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Cristina Cassar Scalia, “Delitto di benvenuto. Un’indagine di Scipione Machiavelli”
Ed.
Einaudi, pagg. 320, Euro 18,05
Niente male essere accolti da un delitto
nel nuovo commissariato di Noto dove il funzionario di Pubblica Sicurezza
Scipione Macchiavelli è appena stato trasferito d’urgenza- le allusioni al
motivo ricorrono in tutto il libro, possiamo benissimo immaginarli se suo padre
neppure più gli parla, ci verranno confermati solo alla fine. E, per lo meno,
il fatto che debba subito essere operativo distoglie Scipione da rimuginare
sulla ‘punizione’.
Perché la punizione era già iniziata con il viaggio in treno da Roma- è il 1964, niente treni ad alta velocità, men che meno autostrade che portino sull’isola, era stato un viaggio infinito. Per arrivare a Noto. Una cittadina bellissima con gli edifici in pietra dorata, i balconi sorretti da quelle figure mitologiche o grottesche, l’arco di ingresso di cui i netini si vantavano come se fosse l’Arco di Trionfo- ma che era in confronto a Roma? Il freddo poi. Scipione non si aspettava quel freddo sotto Natale. Non immaginava che non ci fosse riscaldamento nelle case ma solo qualche vetusta stufetta elettrica. Non aveva previsto che il suo alloggio sarebbe stato una stanza a pensione presso una coppia di coniugi di cui la moglie era assolutamente incapace di cucinare. Le uniche note positive erano state la competenza e la simpatia degli uomini della sua squadra, il maresciallo Catalano e il brigadiere Mantuso, e il ritrovare un amico come giudice a Siracusa.
Scipione Macchiavelli era appena arrivato,
dunque, quando una donna era andata a denunciare la scomparsa del marito, un
funzionario di banca. Lei era bella, un poco sciupata, comprensibilmente perché
aveva cinque bambini. Era solito allontanarsi senza avvisare, il marito? Aveva dei
nemici? Be’, sì, perché il rispettabile funzionario di banca prestava soldi a
usura, era uno strozzino, insomma. Aveva altre donne? Be’, anche…
Cristina Cassar Scalia ha sostituito la protagonista siciliana doc dei suoi romanzi seriali, Vanina Guarrasi, con un commissario che viene da Roma e che ha un nome che si ritrova sulle pagine della Storia dell’antica Roma,
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Vanina Guarrasi sullo schermo |
la sua estraneità lo fa oggetto di curiosità e attenzione e dà spunto a brevi lezioni di dialetto siculo (a Scipione accade di non capire quello che gli viene detto) e di prelibatezze locali, da Catania l’ambientazione si sposta a Noto dove tutti sanno tutto di tutti ( a volte può essere utile ascoltare quello che tutti sembrano sapere), dove Scipione fa la conoscenza di una Principessa, di un Marchese e si stupisce del ‘don’ che precede qualche nome senza voler indicare un sacerdote ma per indicare rispetto.
Una lettura attenta farà caso agli indizi
che portano a scoprire chi ha commesso l’omicidio- non abbiamo mai avuto dubbi
che la morte giustificasse l’assenza del notabile da casa-, la narrazione
procede spedita, ricca di piccoli dettagli che la caratterizzano e la rendono
molto piacevole, sorprendendoci con una Sicilia nella morsa del gelo dicembrino.
Se volessi dare un giudizio, direi ‘senza
infamia e senza lode’, piacevole per l’appunto.