vento del Nord
cento sfumature di giallo
Aslak Nore, “Gli eredi dell’Artico”
Ed.
Marsilio, trad. Giovanna Paterniti, pagg. 471, Euro 20,00
L’esergo sono parole di Kim Philby, il
famoso agente segreto britannico che prese la cittadinanza sovietica nel 1963: To betray you must first belong.
Nel prologo, a Longyearbyen nelle Svalbard, una scena mozzafiato: una motoslitta arriva a gran velocità nei pressi della casa del Governatore, l’uomo che era in sella al veicolo cade pesantemente a terra. Fa in tempo a dire poche parole al governatore che si trovava lì: non doveva essere toccato, aveva bisogno di cure di emergenza, era stato avvelenato, si chiamava Zemljakov, Colonnello Vasilij Zemljakov. Aveva fatto poi il nome dei Falck, la famiglia di armatori che erano a capo della fondazione Saga con cui sovrintendevano alla conservazione degli archivi storici della Norvegia, e aveva aggiunto che loro, i Russi, avevano una talpa dentro la Saga, uno della famiglia.
“Gli eredi dell’Artico”, secondo romanzo
della serie iniziata con “Il cimitero del mare”, si annuncia dunque come un
libro di spionaggio, oltre ad essere una saga famigliare, un’intrigante analisi
politica nello scenario affascinante dell’estremo Nord, un tempo zona di scarso
interesse ed ora di enormi possibilità con il cambiamento climatico in atto. Lo
scioglimento dei possenti ghiacciai dell’Artico potrebbe garantire un passaggio
a Nord che accorcerebbe di gran lunga il tempo di navigazione per gli scambi
commerciali con l’Oriente.
Le isole Svalbard, tra i 74° e gli 81° di latitudine Nord, a metà strada tra Groenlandia e Russia, sono un’area non incorporata della Norvegia, ma, per il trattato del 1920 che ne regola lo stato giuridico, gli altri 14 stati firmatari hanno il diritto di svolgere attività economiche e scientifiche nell’arcipelago, senza discriminazioni. E una Falck del ramo di Bergen della famiglia, Connie Knarvik (aveva cambiato il cognome negli anni ‘comunisti’ della sua giovinezza), possedeva delle terre con una miniera nelle isole- era quella Adventdalen che sarebbe diventata il pomo della discordia, ambita dai russi ma soprattutto da Alexandra Falck che offriva delle azioni della Saga per comprarsi il sostegno di Connie alla nomina di Presidente.
La trama del romanzo è fitta di personaggi, di avvenimenti e di intrighi e il quadro è ampio, spazia dalle Svalbard alla Russia, alla Norvegia e al Medio Oriente. Sullo sfondo il naufragio del traghetto della Hurtigruten che era affondato nel 1940 causando la morte di 300 persone che erano a bordo, tra di loro anche Thor Falck. È difficile che delle verità che restano misteri per anni vengano del tutto alla luce. Nel caso della famiglia Falck ci sono ancora molte ombre, molti segreti, molti punti dubbi che suscitano contese e rivalità. Quando il testamento di Vera, vedova di Thor Falck, fa perdere alla nipote Alexandra non solo la nomina di Presidente della Saga ma anche l’avita dimora di Oslo in cui è cresciuta, si riaccendono gli odi e riprendono le lotte tra i due rami della famiglia.
Il romanzo di Aslak Nore è, però, ben altro
che una vivace e interessante storia di famiglia. C’è una quadrupla corrente di
suspense che segue dei filoni con molteplici implicazioni, alcune delle quali
di grande attualità politica- chi sarà eletto, in definitiva, Presidente della
Saga? Chi acquisterà la Adventdalen da Connie Falck? Chi è la talpa russa tra i
Falck? È vera o falsa l’accusa di far parte della CIA fatta a Hans Falck preso
prigioniero dai russi? E infine, la vera grande sorpresa del libro è l’identità
di John Berg, il giornalista che aveva avuto un ruolo importante nel libro
precedente. Come già era successo quando avevamo terminato di leggere “Il
cimitero del mare”, l’ultima pagina de “Gli eredi dell’Artico” ci fa desiderare
di leggere il seguito al più presto.
Se cercate un thriller diverso dal solito e
niente affatto banale, questa è la lettura per voi.