Voci da mondi diversi. Giappone
cento sfumature di giallo
Keigo Higashino, “Delitto al mercato dei fiori di Tokyo”
Ed. Piemme,
Trad. Gaia Cangioli, pagg. 352, Euro 19,95
Due prologhi con due mini vicende che
naturalmente non sappiamo come saranno connesse con la storia principale del
romanzo di Keigo Higashino, scrittore giapponese che ammiro per l’originalità
delle sue trame.
Il
primo prologo si apre con la descrizione di una tranquilla mattina di una
famigliola- il padre esce per andare al lavoro e la moglie lo accompagna con la
figlia piccola fino alla stazione. Sono quasi arrivati quando un uomo, con uno
sguardo folle, si precipita su di loro con una sciabola insanguinata in mano.
Uccide il marito e la moglie, la bimba sopravvive.
Il secondo prologo non è violento, ma è avvolto in una sorta di mistero. L’adolescente Gamō Sōta va controvoglia al mercato delle ipomee insieme ai genitori e al fratello. Lo fanno ogni anno per la festa di Tanabata, perché le ipomee sono un simbolo dell’estate. E dopo andranno a mangiare le anguille. È in questa occasione che Sōta incontra una ragazzina con cui fa amicizia- si scambieranno mail, inizierà a sbocciare un amore. Finché i genitori si intromettono e la ragazzina tronca ogni comunicazione, scompare letteralmente.
Gamō Sōta resta uno dei protagonisti del romanzo, la ragazzina ricomparirà, ormai giovane donna, più avanti, quando capiremo anche l’importanza della prima scena di violenza. Compare sulla scena un’altra protagonista, all’inizio vero e proprio. Si chiama Akiyama Lino- a breve distanza di tempo muoiono suo cugino (si è suicidato e nessuno riesce a capire perché) e suo nonno. Il nonno era stato un ricercatore e adesso passava il tempo a coltivare la sua passione- letteralmente, perché coltivava fiori. L’ultima volta che Lino era andata a trovarlo, lui le aveva mostrato uno strano fiore giallo, dicendo che non sapeva che fiore fosse. Le aveva permesso di fargli una fotografia ma le aveva detto che non voleva la pubblicasse online sul blog di fiori e piante che lei teneva per lui. Ne parlava come se dovesse restare segreto, come se il fiore fosse in qualche modo pericoloso. Il nonno era morto assassinato e il fiore era scomparso.
La vicenda procede coinvolgendo un gruppo musicale di cui faceva parte il cugino defunto di Lino, riappaiono sulla scena sia Gamō Sōta sia la ragazza che era stata il suo primo amore (suona la tastiera nella band ma scompare di nuovo dopo che Gamō Sōta le si è avvicinato), veniamo a sapere molto sulle piante, sulla creazione artificiale di nuovi semi, sulla rosa blu e sulla misteriosa ipomea gialla che una volta nasceva spontanea in natura e poi era scomparsa, sull’uso dei semi preziosi per alcuni (tanto da spingere ad un delitto?), ma anche sulle incertezze nella vita di Akiyama Lino che prometteva di essere una nuotatrice così brava da ambire alle Olimpiadi (perché aveva smesso di nuotare deludendo tutti, anche il nonno?) e in quella di Gamō Sōta, ingegnere nucleare che vede sfumare le possibilità di carriera dopo il disastro di Fukushima. Il finale, poi, offrirà la spiegazione della scena iniziale.
Ancora una volta Keigo Higashino non ci
delude, per la novità della trama, per la ricchezza delle problematiche dei
personaggi (dovrei ricordare anche l’ispettore di polizia e il motivo personale
che lo spinge a risolvere il caso), per i leggeri riferimenti alle tradizioni e
alla cultura giapponese (mai così accentuati da trasformarli in voluto colore
locale).