Voci da mondi diversi. Area germanica
È una delle tante cose che ci mancano, in
questo terribile anno 2020, il non poter incontrare di persona uno scrittore
per chiedergli di soddisfare tutte le nostre curiosità riguardo al libro che
abbiamo letto. E dobbiamo accontentarci allora, meglio che niente, di una
intervista per posta elettronica.
C’è un personaggio vero nel romanzo ed è
Frederic Tudor, il Re del Ghiaccio. È stato lui a darLe l’idea iniziale? Che
cosa è vero e che cosa è finzione ne “La Baronessa del ghiaccio”?
Un giorno mi ha telefonato il mio agente, mi ha chiesto
se avevo mai sentito parlare del Re del Ghiaccio di Boston. Sapevo che prima
dell’epoca dei frigoriferi il ghiaccio veniva tagliato dai fiumi e dai laghi
gelati. Ma mi pareva del tutto assurdo mandare per nave il ghiaccio in India,
come faceva Tudor, perdendo a volte più di metà del carico durante il viaggio e
ricavandoci ugualmente una fortuna. Ed era, decisamente, una storia che volevo
raccontare. Oltretutto, nella stessa telefonata, il mio agente citò un libro illustrato
che avevano avuto in agenzia, sulla Russia del secolo XIX. Ricordava nettamente
la figura di un ragazzino che raccoglieva ghiaccio sul fiume Neva gelato e
subito Grisha fece capolino nella mia testa.
Fu quella la scintilla iniziale da cui
sviluppai la storia di Katja e Grisha. I personaggi di un romanzo sono sempre
reali per me, devo soltanto trovarli nel loro mondo fittizio, ognuno una
personalità autonoma. Il mio lavoro- non molto diverso da quello di un
archeologo- è quello di scavare nel loro sfondo culturale e storico per trovare
le loro biografie.
Nei
documenti non sono riuscita a trovare nessun riferimento a commercianti di
ghiaccio in Amburgo- con quello mi sono presa una libertà. Anche se, con il suo
porto e la sua storia di commerci, Amburgo sembrava una base perfetta per
questo tipo di affari, oltre ad avere una storia interessante da raccontare di
per sé.
Anche il ghiaccio è un personaggio,
insieme a Katja e a Grisha. Mi sono piaciute e mi hanno interessato molto le
definizioni delle diverse specie di ghiaccio all’inizio di ogni parte. Mi è
sembrato che fossero un tentativo per raccontare al lettore le sfumature di un
personaggio chiamato ‘Ghiaccio’. Era questo che aveva in mente?
Mi piace molto l’idea del ghiaccio come un personaggio!
Volevo che il ghiaccio fosse presente in tutto il romanzo, non soltanto dentro
la vicenda, ma come una sorta di sottocorrente. Ormai sappiamo tutti che il
nostro pianeta, così come lo conosciamo, verrà scardinato se non fermiamo il
riscaldamento globale che causa lo scioglimento della calotta polare e dei
ghiacciai. Però era per me una novità che il ghiaccio fosse stato una forza
conduttrice nel far emergere la vita sulla terra, che ogni goccia di pioggia
fosse ghiaccio prima di cadere sul terreno e che la frizione dei cristalli di
ghiaccio nelle nuvole causasse tuoni e lampi.
Era
questo che volevo esprimere: il ghiaccio, in apparenza così semplice, così
fragile ed evanescente, non è niente di meno che una forza della natura. Che è
sempre presente e che foggia il nostro mondo- qualcosa di cui per lo più non
siamo consapevoli.
E poi avevo anche l’impressione che ci
fosse un rapporto sottile tra il tipo di Ghiaccio che introduceva ogni sezione
e il contenuto di quella parte del romanzo- l’esempio più chiaro è il ghiaccio
Polvere di Diamante per l’ultima parte che termina con uno scintillante successo.
È tutta una mia immaginazione?
Questa era
esattamente la mia intenzione. Ero affascinata dalle molte forme del ghiaccio
descritte nei testi di glaciologia, dai loro nomi nelle diverse lingue- mi
parevano poesia. E scoprii presto che alcuni erano dei perfetti leitmotifs per i diversi stadi della
storia che avevo in mente.
In un altro tempo Katja sarebbe potuta
diventare una glaciologa come Smilla, a cui ho pensato, mentre leggevo. I due
personaggi sono diversi, le vicende sono diversissime, ma Smilla le è servita
in parte come ispirazione, insieme a Frederic Tudor?
Sì, certamente dovevo pensare anche a “Il senso di Smilla
per la neve” mentre prendeva forma il personaggio di Katja con il suo dono
speciale. Ho letto il romanzo per la prima volta quando avevo da poco iniziato
a scrivere e sono convinta che il soffio gelido che sentivo mentre leggevo mi
abbia aiutato a scrivere le scene ambientate nel ghiaccio e nella neve. Mi ha
dato letteralmente un assaggio delle regioni polari. E poi, fin dall’inizio,
un’ispirazione sono state le favole di Hans Christian Andersen, “La regina
delle nevi” e “Cigni selvatici”, che ho sempre amato fin da quando ero bambina.
Volevo che il romanzo avesse un tocco di favolistico, perché la mia idea della
saga era di una storia ancorata nel passato ma essenzialmente senza tempo.
I due principali personaggi femminili,
Katja e Henny, sono l’una l’opposto dell’altra. Sembra che Henny sia lì per
mettere in risalto Katja. Katja è un’anticipazione della donna ‘nuova’ del
secolo XX?
Se si osserva la Storia con attenzione, si trovano sempre
donne che sfidano le probabilità del loro tempo. Mai ce ne sono state tante
come nel secolo XIX, epoca di grande conservatorismo, ma anche di cambiamento e
trasformazione.
Henny rappresenta quello che è familiare,
la stabilità, e Katja rappresenta il nuovo e l’ignoto. Insieme abbozzano i
contrastanti movimenti di quegli anni.
Anche i quattro personaggi maschili
sembrano fatti apposta per far risaltare Katja. Tutti e quattro, Grisha, i due
fratelli e l’esperto del ghiaccio, hanno un punto debole. E in un’epoca in cui
le donne contavano meno di niente, Katja è una splendida eccezione.
Quello che trovavo intrigante nel personaggio di Katja è
il fatto che non coincide con lo stereotipo della ragazza ribelle. Ostinata fin
dall’inizio, sì, ma non pensa che la vita potrebbe prendere un corso differente
da quello di restare ad essere la serva della famiglia. Si aggrappa
semplicemente a Grisha quando lui sta per abbandonare per sempre la fattoria.
Ma, con il passare del tempo, il suo esempio, le sue esperienze durante il
viaggio, e infine (ma non da ultimo) l’impatto di Silja e Johann la
incoraggiano a sviluppare e inseguire dei sogni suoi propri. Con il dono
speciale che ha, con la sua conoscenza del ghiaccio, lei non è solo di cruciale
importanza per il successo dell’impresa. Fin dall’inizio l’ho immaginata come
il centro gravitazionale nei rapporti tra i tre uomini, anche nei loro conflitti.
Silberberg- che bel nome per un esperto
del ghiaccio- dice a Christian che è incapace di distinguere tra lussuria,
amore ed amicizia. In realtà tutti i personaggi sembrano spesso non sapere
chiaramente quello che provano. L’amore è traditore come il ghiaccio?
Tengo una lista di nomi insoliti o belli,
per usarli, un giorno, in qualche romanzo. E nel momento in cui ho capito che
Katja avrebbe avuto bisogno di un mentore che le insegnasse i fatti scientifici
su cui basare il suo commercio, ho saputo che Silberberg sarebbe stato
perfetto.
Quando
diciamo ‘ghiaccio’, proprio come quando diciamo ‘amore’, in genere immaginiamo
soltanto una forma, senza pensare che ce ne possono essere molte altre. Siamo
convinti di sapere come sia il ghiaccio,
o l’amore, e come maneggiarlo. Restiamo
sorpresi quando, prima o poi, scopriamo che è, in effetti, qualcosa di diverso
da quello che ci aspettavamo. Ed entrambi, il ghiaccio e l’amore, sono niente
di meno che un miracolo e sono troppo spesso dati per scontati.
Finora ho letto solo tre suoi libri, ma
c’è un viaggio in ognuno. Che cosa è che fa del viaggio- allora ed adesso, a
qualunque età- un punto di svolta nella nostra vita?
Per quanto diversi i miei romanzi possano essere, finora
un viaggio è stato, decisamente, il filo conduttore del mio lavoro. Un viaggio
espande non solo i nostri limiti esterni ma anche quelli interni. In ambienti
nuovi, con incontri, esperienze e sfide inaspettati, scopriamo dentro di noi
nuovi lati, buoni o cattivi. A volte dobbiamo perfino superare noi stessi. In
ogni caso non ritorneremo mai a casa gli stessi di quando siamo partiti.
So che in Germania è già stato
pubblicato il seguito de “La Baronessa del Ghiaccio”. Ero così curiosa che ne
ho letto la trama sperando che mi dicesse qualcosa di quello che accadrà dopo,
ma naturalmente non mi ha anticipato proprio nulla. Senza rivelare troppo, mi
può dire che cosa c’è in serbo per Katja nel suo futuro?
Successo e fallimento, tradimento e cuore spezzato, amore
e matrimonio- non necessariamente in questo ordine. Una delle sfide più grandi
che Katja deve affrontare è diventare la madre adottiva di Betje, una piccola
mendicante dei vicoli di Amburgo. Abbandonata dai genitori per un braccio inerte,
Betje è colma di rabbia e sfiducia e, senza saperlo, porterà il caos nelle vite
dei quattro baroni del ghiaccio. Li aspettano anni burrascosi e, quando Amburgo
sarà distrutta da un incendio nel 1842, tutto è in gioco- e nasce un bambino
che avrà un ruolo di primo piano nel terzo volume della saga. Lo sto scrivendo
adesso…
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Recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it