Casa Nostra. Qui Italia
Diaspora ebraica
storia di famiglia
Laura Forti, “L’acrobata”
Ed.
Giuntina, pagg. 112, Euro 12,00
Fa veramente l’acrobata, il pagliaccio in un circo, il nipote a cui si
rivolge la nonna nelle sue mail raccontandogli un secolo di storia attraverso
la storia della sua famiglia in poco più di cento pagine dense, dense di fatti,
di dolori, di morti, di fughe, di abbandoni e di nuovi inizi. Eppure abbiamo
subito la sensazione che il nipote non sia l’unico acrobata sulla scena. Sono
stati acrobati i bisnonni, funamboli su una corda tesa tra la Russia e l’Italia
e poi il Cile. Un’acrobata la nonna che sta scrivendo, in equilibrio tra Cile e
Stati Uniti e Svezia. Un acrobata suo padre Pepo, quello che ha messo più a
rischio la sua vita e ha pagato i suoi ideali con la morte.
Una fotografia che balza fuori non da un cassetto, ma da un file che si
apre sul computer, è l’inizio della corrispondenza che è in realtà un lungo
monologo. “E’ lui mio padre?”, aveva chiesto il nipote indicando un ragazzo con
un grosso maglione di lana, seduto sulla neve, gli occhi seri, una ruga sulla
fronte. “Forse è arrivato davvero il momento che io ceda, che ti racconti”,
perché “i ricordi sono come schiaffi, sono zavorra e c’è il rischio che ti
facciano affondare”, ma “che può essere una persona senza ricordi?”.
Pesano i ricordi. E quelli della nonna, che incominciano da lontano,
dalla fuga dalla Russia bianca dei suoi propri genitori, convergono tutti verso
un giorno, il 15 di giugno 1987. Che cosa è successo quel giorno? Non è facile
per la nonna raccontarlo. Eppure non c’è ricordo della nonna che non riserbi un
frammento della sua mente al figlio perduto, alla costante domanda se qualcosa
sarebbe potuta andare diversamente. E’ come se il figlio, il padre di
“totopajazo.com”, avesse preso su di sé la responsabilità di mettere fine a
tutte le ingiustizie, al continuo peregrinare della sua famiglia. In Italia
dapprima. Poi Mussolini e le leggi fasciste li avevano costretti ad un nuovo
esilio. Il Cile, dunque. Con il terribile terremoto del 1939, subito dopo il
loro arrivo. Ancora in fuga, ancora in esilio, dopo il golpe del 1973. È da
questo momento, con la serie di scuole militari frequentate da Pepo, che questi prende il cammino che lo porterà alla
tragica fine. A quel 15 giugno 1987.
"L'acrobata" sul palcoscenico |
C’è tutto il dolore del mondo concentrato in queste pagine di Laura
Forti. Il dolore taciuto, quello che i pagliacci con una lacrima dipinta sul
viso color gesso camuffano con i loro lazzi e una pallina rossa sul naso. Il
dolore dei pogrom, delle discriminazioni, delle fughe e della paura. Il dolore
di sentirsi senza identità e di doversene ricreare una in ogni nuovo approdo.
Il dolore della perdita- aveva dovuto lasciare indietro una figlia, la nonna
che scrive, e poi aveva sentito il figlio allontanarsi da lei su un percorso
dove lei non poteva seguirlo. Perché Pepo non era fuggito ancora per mettersi
al sicuro? Perché era rimasto a Santiago? Per lui, per suo figlio, per totopajazo, per interrompere le fughe e
gli abbandoni. Per non lasciarlo da solo nell’ingiustizia e nel pericolo.
“Grazie per quelle lacrime, totopajazo.”, sono le parole che chiudono
questo libro che nasce dalla storia vera del cugino della scrittrice.
Esemplare.
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