cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Pia Juul, “L’omicidio di Halland”
Ed. Elliot, trad. Bruno Berni,
pagg. 184, Euro 14,02
Titolo originale: Mordet på Halland
Un thriller sconcertante dalla Danimarca.
Sconcertante perché si annuncia come un classico mystery: un uomo viene ucciso,
il titolo stesso lo dice, “L’omicidio di Halland”. Gli hanno sparato, di
mattina presto, in strada. Ci sono tutti i quesiti tipici: come mai è uscito, e
senza giacca? Conosceva la persona che poi lo ha ucciso? Con queste premesse ci
prepariamo a leggere un giallo nordico colmo di suspense. E invece il romanzo
di Pia Juul è pieno di suspense ma si
sviluppa come qualcosa d’altro: appare presto chiaro che alla scrittrice (anche
l’io narrante è una scrittrice, il che ci insinua il dubbio, ‘starà esponendo i
fatti come sono o è una trama che ha in mente?’) interessano le reazioni dei
personaggi, i retroscena della vita delle persone vicino a Halland.
A dire il vero il libro non incomincia
proprio con l’omicidio ma con la scena che in genere segue l’omicidio. La
scrittrice Bess, moglie di Halland, ha dormito sul divano perché ha fatto le
ore piccole scrivendo, quando si è alzata ha visto che il marito non era in
casa, si è fatta la doccia, hanno suonato alla porta, ha aperto e si è trovata
davanti un uomo che le ha detto: “In nome della legge! Sono le 7,47 e lei è in
arresto”.
Ma l’uomo che, agitato e confuso, pronuncia queste parole non è un
poliziotto e questo è un primo indizio della maniera poco ortodossa in cui
procederà il romanzo. Bess si mette a correre, non per scappare, ma per andare
a vedere che cosa è successo. E qui abbiamo un secondo indizio: dobbiamo
attendere prima di sapere di più anche noi, perché il paragrafo seguente si
apre con un flashback, con la minaccia del primo marito di Bess che, in caso se
ne fosse andata via, non avrebbe mai più rivisto Abby. All’improvviso sembra
che a Bess (o alla scrittrice Pia Juul) non importi più sapere che cosa mai sia
accaduto nella piazza del paesino danese dove un uomo giace morto. Si apre uno
squarcio sul passato di Bess che dieci anni prima, dopo un brevissimo incontro
con Halland in una libreria, aveva lasciato il marito e la figlia
quattordicenne. E veramente Bess non l’aveva più rivista, perché era stata la ragazza a non voler rivedere la madre.
La porta era ancora aperta e cominciai a tremare nell’istante stesso in cui afferrai la maniglia. Avevo appena chiuso la porta alle mie spalle quando crollai nell’ingresso e rimasi lì raggomitolata a singhiozzare forte. Ma ciò che pensavo non era “Halland, Halland!”, era di nuovo, come poco prima in piazza: “Abby! Voglio chiamare Abby!”.
Il computer di Halland non si trova, il poliziotto sembra venire in
visita in casa di Bess piuttosto che per indagare, arriva una ragazza molto
incinta (parente acquisita di Halland, potrebbe essere Halland il padre del
bambino?), nei cassetti di Halland si trova una chiave che non si sa che cosa
apra, si fa vivo l’ex marito di Bess, un vicino di casa scompare per riapparire
senza molte spiegazioni…
“L’omicidio di Halland” è un romanzo sull’abbandono e sulle sue
conseguenze, sulla maternità, sui sensi di colpa, sull’innamoramento e
sull’amore, sull’amicizia. Halland teneva il poster di un film nella sua
‘stanza tutta per sé’, “Il ritorno di Martin Guerre” con Gérard Depardieu, la
storia di un uomo che si sostituisce ad un altro, senza che neppure la moglie
si accorga di nulla. La vita di ognuno è piena di segreti, ognuno di noi crede
di conoscere chi ci sta accanto ma non è vero, è impossibile sapere tutto- è
questo il significato finale del romanzo della Juul che è un page turner come il miglior thriller
tradizionale, anche se, tuttavia, permane il nostro sconcerto. Avremmo voluto
sapere chi ha ucciso Halland.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz,it
la scrittrice Pia Juul