Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Qiu Xiaolong, “Quando il rosso è nero”
Ed. Marsilio, trad. Fabio
Zucchella, pagg. 285, Euro 16,00
“Quando il rosso è nero”, di Qiu Xiaolong,
è il terzo episodio della serie che ha per protagonista Chen, capo della
squadra di polizia che indaga sui crimini con implicazioni politiche a Shanghai
e, ancora una volta, si inserisce nel genere “thriller” solo perché vi si
svolgono delle indagini su un assassinio: in una sovraffollata casa di Shanghai
viene trovata morta una scrittrice il cui romanzo aveva suscitato scalpore
perché parlava della sua storia d’amore con un intellettuale perseguitato
durante la Rivoluzione Culturale
e il caso viene affidato a Yu, il vice dell’ispettore Chen. In realtà il caso e
l’indagine sono un pretesto per ascoltare voci diverse, rivangare nel passato,
osservare i cambiamenti nella Cina degli anni ‘90.
Molto abilmente, Qiu Xiaolong ricorre a due
espedienti narrativi per mettere in moto la trama gialla e parlarci di altro:
porta in primo piano Yu, l’aiutante di Chen, e impiega Chen in un incarico diverso,
una traduzione in inglese che gli viene affidata dall’impresario Gu. Un’offerta
impossibile da rifiutare, una cifra da capogiro come ricompensa. Si tratta di
un’operazione di marketing, piazzare bene la vendita di un’area della città in
cui ricostruire un “nuovo mondo” secondo i modelli europei. L’ambizione è
quella di mantenere il guscio architettonico delle tipiche shikumen di Shanghai e trasformare questi edifici in ristoranti,
negozi, locali alla moda.
Da questo punto di partenza il romanzo di
Qiu Xiaolong diventa un confronto costante tra presente e passato, con una
prospettiva incerta di futuro. C’è un passato remoto ricordato con nostalgia, gli
anni ‘30 quando Shanghai era la mitica “Parigi dell’Est” ed è questa atmosfera
romanticamente luccicante che la società del New World mira a ricreare. C’è poi
un passato recente di cui nessuno- soprattutto chi lo ha vissuto- ama parlare,
mentre il presente fluttua in un vuoto: Chen, di cui conosciamo il perfetto
inglese, si trova in difficoltà con la traduzione che gli è stata affidata, per
il semplice fatto che tratta di qualcosa- il marketing- che non è mai esistito
in Cina. Se la visione del futuro è quella di gente allegra che spende
allegramente soldi nelle shikumen riadattate,
quella del presente è di decine di famiglie che vivono nelle shikumen dove un tempo alloggiava una
sola unità famigliare, edifici fatiscenti in cui ogni spazio è impiegato ad uso
abitativo. E l’ispettore Yu abita con la moglie e il figlio in una di queste
stanze, deluso nell’aspettativa di avere un alloggio migliore, a disagio in una
società che non lavora più per la sacra causa del comunismo. Se lo slogan
politico rivoluzionario era Xiang qian
kan, “Guarda al futuro”, adesso ci si fa beffe di quelle parole e si gioca
sul significato di qian che vuol dire
denaro, oltre che futuro. E naturalmente ci sono grossi interessi in ballo
nella ricostruzione del “nuovo mondo”. Ma Yu e Chen e tanti altri non riescono
ad adattarsi alla nuova mentalità, incapaci di liberarsi dal passato che li ha
marchiati, quello della Rivoluzione Culturale. E’ l’ombra di questo “disastro
nazionale” che si estende sul presente che ha finito per inghiottire la
scrittrice assassinata. Aveva scritto un solo romanzo, “Morte di un professore
in Cina”, e aveva curato la pubblicazione delle poesie del professore con cui
aveva vissuto una storia d’amore proibita, argomento del suo libro. Ma questo è
un romanzo dentro il romanzo, una sorta di Dottor Zivago cinese, e, siccome in
Cina niente può esulare dalla politica, anche l’amore si tinge di rosso e di
nero. E del sangue di un assassinio.
Un ottimo noir, per sapere di più sulla
Cina di oggi- e di ieri- con qualche brivido.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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