Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Qiu Xiaolong, “Ratti rossi”
Ed. Marsilio, trad. Vittorio
Curtoni, pagg. 322, Euro 17,00
Titolo originale: A Case of Two Cities
In una recente conferenza stampa, il
premier cinese aveva fatto una dichiarazione sulla corruzione che divorava il
sistema come un cancro. “Per combattere quei funzionari di Partito corrotti ho
preparato cento bare. Novantanove per loro, una per me.” Non era un discorso
retorico per colpire il pubblico. Con funzionari di Partito connessi a “una gigantesca
rete che copre cielo e terra”,non era inconcepibile che il premier potesse
diventare una vittima.
E’ proprio così: ci si affeziona ai personaggi dei romanzi, ci
sorprendiamo a sorridere di gioia e soddisfazione quando vediamo, sullo
scaffale di una libreria, la copertina chiaramente nuova di un libro di uno
scrittore che amiamo. Ed ecco che ci accingiamo a leggere la quarta avventura
di Chen Cao, ispettore di polizia di Shanghai, protagonista di “Ratti rossi” di
Qiu Xiaolong.
Una telefonata anonima segnala la necessità
di andare a vedere che cosa è successo nella stanza 135 di una casa di piacere.
E in effetti ci sono una ragazza addormentata e un uomo morto. Naturalmente
l’uomo è nudo e, ancora più imbarazzante, era un ispettore di polizia- piuttosto
importante, pure; gli erano state affidate delle indagini per cercare di
mettere un freno alla dilagante corruzione della nuova Cina social-capitalista.
La ragazza è in stato confusionale, non ricorda nulla; pare che Hua sia morto
per una dose troppo forte di stimolante sessuale. Hua? Hua? Chi lo conosce lo
reputa assolutamente impossibile. Ed è a questo punto che entra in gioco il
nostro ispettore poeta Chen Cao con il suo aiutante Yu, nonché con il padre di
questi, l’ex poliziotto Vecchio Cacciatore.
Chi conosce già Qiu Xiaolong, scrittore
cinese che vive negli Stati Uniti, sa che i suoi romanzi sono qualcosa di
diverso da una lunga scia di morti o da una sequenza di scene cruente.
Troveremo un altro paio di persone assassinate- una donna molto bella che
lavorava in un’agenzia di pubblicità (è quasi così ovunque, ma in Cina i guanxi, i contatti giusti, magari un po’
oliati da qualche fascio di banconote, sono essenziali) e la guida turistica
che accompagna la delegazione degli scrittori cinesi in America. E guarda caso,
la donna aveva appena cenato con Chen e la guida aveva chiesto a Chen di usare
la sua vasca da bagno con idromassaggio e usciva dalla sua stanza…Eppure la
nostra attenzione è focalizzata su altre cose: la realtà sorprendente della
Cina che è nata nell’ultimo decennio e che stupisce i personaggi più ancora,
forse, di noi lettori del paese di “Gomorra” che non ci stupiamo più di niente.
La Cina delle
speculazioni immobiliari, dei conti bancari all’estero, della ricerca
forsennata di quello che una volta era il decadente piacere borghese. La Cina in cui l’ispettore Chen
scende da un autobus affollato perché il puzzo dei corpi è insopportabile, ma
chi è che usa i mezzi pubblici ormai, a Shanghai (come in Italia, d’altra parte),
se non i poveracci che neppure hanno un pezzo di sapone, per non dire una vasca
da bagno?
C’è una novità in “Ratti rossi”. All’improvviso Chen Cao viene messo a
capo di una delegazione di scrittori cinesi in partenza per Los Angeles, dove
si svolgerà un convegno letterario America-Cina, il primo dal 1989. E’ vero che
il magnate ricercato per corruzione è fuggito negli Stati Uniti e Chen potrebbe
portare avanti la sua indagine laggiù, ma la sensazione è che qualcuno voglia
allontanarlo di proposito dalla Cina. Quello che a noi interessa, tuttavia, è
che il soggiorno di Chen a Los Angeles offre a Qiu Xiaolong- lui stesso
residente negli Stati Uniti dal 1989- una straordinaria opportunità per mettere
a confronto da vicino due mondi e soprattutto due culture, dalle banalità di
vita quotidiana e diversi stili di vita all’assenza quasi totale di traduzioni
dal cinese e la conseguente ignoranza della letteratura cinese. E allora il
contrasto tra l’americano, anche se colto, e il nostro Chen è ancora più forte.
Perché Chen non ci ha solo deliziato, come al solito, con le citazioni degli
antichi poeti cinesi ma improvvisa- alla fine, quando la tentazione d’amore per
l’americana che aveva incontrato a Shanghai in “Quando il rosso è nero” e che
ha rivisto ora diventa anche una tentazione di cambiare vita- un lungo poema
parodistico della “Canzone d’amore di Prufrock” di T.S.Eliot. Come se Chen, che
ha gli strumenti per comprendere entrambi i mondi, trasformando i commenti
delle donne ciarliere che parlano alle spalle di Prufrock in osservazioni su di
lui, (Penseranno: “Com’è gialla la sua
pelle!”, Diranno: “Ma quant’è marcato
il suo accento!”), desse voce ai suoi dubbi che i tempi possano essere
maturi per un’integrazione.
Qiu Xiaolong non ci delude mai. Nonostante
un calo di tensione dopo un inizio coinvolgente che ci ha trascinato in una
Cina paragonata ad un granaio in cui scorazzano a piacere grossi ratti,
riconosciamo a Xiaolong la capacità
unica di mettere a confronto, attraverso i suoi personaggi, presente e passato,
la Cina e il
mondo fuori della Cina. E se c’è un abisso tra quelli, quasi non c’è più
differenza tra questi.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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