martedì 28 gennaio 2020

Veselin Marcović, “Noi diversi” ed. 2020


                                                   Voci da mondi diversi. Penisola balcanica


Veselin Marcović, “Noi diversi”
Ed. Voland, trad. A. Vuco, a cura di D. Di Sora, pagg. 397, Euro 18,00

   Vladimir e Valentina. Vladja (se il fratello vuole farlo arrabbiare) e Vanja. Le loro vite non hanno niente in comune, tranne quei diminutivi così stranamente simili (a proposito, noi ne veniamo a sapere i nomi solo verso la fine del romanzo). Non si conoscono neppure finchè un giorno Vanja si presenta nell’ufficio di Vladja perché ha letto un suo annuncio sul giornale: per la sua tesi il ragazzo cerca persone che hanno vissuto esperienze straordinarie, quelle che in alcuni casi possono essere definite ‘miracoli’. Oppure coincidenze. Oppure un caso (per lo più malevolo).
      Valentina è afflitta da un male, un’alterazione genetica che capita ad una persona su due milioni. Da quando era piccola a giorni alterni deve fare una terapia sotto lampade blu in ospedale per tenere la bilirubina sotto controllo. E tuttavia la sua pelle è di colore giallo, anche la sclera degli occhi è gialla. Sa che, se è fortunata, arriverà ai quarant’anni. Per chi la incontra sarà sempre la ragazza dall’aspetto strano.

     Vladimir ha subito un trauma da bambino. Nel giro di tre giorni erano morti la cugina e il suo proprio padre. Lo spettacolo del lago che si ammirava dalla sua casa sarà per sempre collegato all’incidente in cui era morta Ana. Come era stato possibile? Qualcuno ne aveva la colpa? Quando Vladimir inizia a pensare, la catena dei ‘se’ non ha fine. E l’idea dell’annuncio mascherava qualcosa di diverso da una statistica per la sua tesi: la speranza al di là di ogni speranza che si presentasse l’uomo con la barba e il fucile che aveva tirato in salvo lui, Vladimir, mentre Ana scivolava sotto la lastra di ghiaccio trasparente. Dopo, l’uomo era scomparso e la colpa era stata addossata a lui, il bambino Vladimir.
      Anche la ragazza strana dalla carnagione gialla è alla ricerca di qualcosa e anche alla base della sua ricerca c’è una coincidenza. Un amante occasionale le ha raccontato di come sua madre giacesse in coma da quando qualcuno era entrato in casa loro di notte e l’aveva colpita con una spranga di ferro. Suo padre, un ubriacone, era stato accusato e aveva scontato tredici anni in prigione. La ragazza strana lavora negli archivi della polizia, fa una ricerca e trova una discrepanza tra i verbali del tempo e quanto l’amante le ha raccontato.
        Sono loro due ‘i diversi’, quelli a cui sono capitate due cose molto rare (e quanto sia eccezionale quello che è successo sul lago ghiacciato lo apprenderemo insieme a Vladimir) che hanno marchiato la loro vita. E noi seguiamo la duplice narrazione, del giovane uomo che non cessa di chiedersi ‘se’ e riesce a ricomporre le fila di quanto accaduto (giova a qualcuno, adesso?) e della ragazza per cui la luce blu ha smesso da un pezzo di essere piena di fascino- anche lei ottiene dei risultati dalla sua ricerca (giova a qualcuno, adesso?).

     “Noi diversi”, dello scrittore serbo Veselin Marcović, è un romanzo ricco di fascino- per le descrizioni così diverse dei due ambienti in cui si muovono i protagonisti, il lago ghiacciato e le ombre scure degli alberi nel mondo di uno, le luci sfacciate della discoteca o quelle più soffuse delle strade della città in cui scivola l’altra cercando di nascondersi, per i racconti introspettivi e tormentati di entrambi, per la duplice ricerca che dà uno scopo alla loro esistenza e nasconde l’ulteriore ricerca del senso della vita, di una giustificazione del destino o del caso. Forse non è un libro facile da leggere, ma la prima riflessione che facciamo è che un ‘vero’ romanzo, un romanzo che non strizzi l’occhio per accattivarsi i lettori, che non sia la stessa storia trita e ritrita, debba cercarsi nella letteratura dei paesi non ancora contagiati dal consumismo.

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