È stato un trionfo milanese, la presentazione del nuovo romanzo di Tracy
Chevalier, “La ricamatrice di Winchester”, pubblicato a vent’anni di distanza
dal famoso “La ragazza con l’orecchino di perla”, un libro che è stato capace
di cambiare, nell’immaginario, il titolo del dipinto di Vermeer che, in realtà,
si chiama “Ragazza con turbante”. La presentazione ha avuto luogo nella All
Saints’ Anglican Church con un’introduzione di musica d’organo- luogo ideale
per un libro che parla delle ricamatrici dei cuscini della cattedrale di
Winchester.
Io ho avuto il privilegio di
incontrare la scrittrice in un albergo delizioso con un nome che non farò, ma
perfetto per un’ospite che viene dalla Gran Bretagna. Tracy Chevalier mi dice
che questa mattina è andata alla pinacoteca di Brera, sta facendo delle
ricerche sul pittore Carpaccio: il suo prossimo romanzo sarà ambientato in
Italia e sarà una saga famigliare ambientata a Murano. E lei, Tracy, sta
vivendo a Murano per imparare l’arte del vetro, per ‘calarsi’ dentro il nuovo
libro la cui protagonista si chiamerà Orsola.
Le sue trame sono sempre singolari ed io sono curiosa sulla loro
‘origine’: ha ‘visto’ prima i cuscini ricamati o ha ‘sentito’ suonare le
campane della cattedrale di Winchester?
Prima
i cuscini. Le campane sono arrivate molto dopo, quando avevo già iniziato a
scrivere. Prima di incominciare mi dedico sempre a fare ricerche per avere una
comprensione migliore del tempo e del luogo dove si svolgerà il romanzo. E a
volte mi capita di rendermi conto che mi manca qualcosa per il libro che voglio
scrivere. Avevo già scritto un quarto de “La ricamatrice di Winchester” quando
ho pensato che avevo bisogno di un uomo nella storia. Chi è questo uomo? Che
cosa fa? Avevo bisogno di qualcuno che equilibrasse il romanzo che è orientato
in direzione femminile. Mi è capitato di salire per un tour sul tetto della
cattedrale e di vedere gli uomini che suonavano le campane- era spettacolare,
se ne stavano lassù, lontani dal resto della città, nel fragore delle campane.
Ecco, adesso dovevo fare ricerche sui suonatori di campane.
So che ci sono ancora, anche in Italia, delle scuole per insegnare a
suonare le campane. Ma ci sono ancora ricamatrici? È un’arte che sta
scomparendo, come nell’isola di Burano, famosa per i merletti?
Si ricama ancora. C’è ancora un gruppo di ricamatrici a Winchester. Il
loro lavoro è tenere puliti e riparare i cuscini. C’è una corporazione
nazionale di ricamatrici. È un’abilità che non è andata persa.
Sì, ma chi può farne un lavoro a tempo pieno oggigiorno?
Eppure, proprio in questi giorni di presentazione del libro a Milano, ho incontrato un gruppo di giovani donne che hanno fatto del ricamo il loro lavoro. Certo, non può diventare un’industria. In Gran Bretagna, però, ci sono molte piccole congregazioni nelle chiese che hanno in programma di ricamare cuscini per gli inginocchiatoi e si vendono dei kit per il ricamo.
Mentre leggevo, pensavo che c’era un altro significato nascosto nella
trama delle ricamatrici e che il ricamo stava diventando una metafora della
vita. Allude a quello il titolo “Un solo filo”, A Single Thread in originale?
Sì, è una metafora che non volevo rendere troppo pesante, perché ovvia-
parliamo spesso dell’arazzo della vita, dei fili della vita, di come ogni punto
aggiunto è come aggiungere un pezzo di vita, di come ogni filo aggiunga
qualcosa. Così deve essere interpretato l’atto di ribellione di Violet. Violet
cambia lentamente, in tanti piccoli modi, la sua vita.
E poi ho anche sentito la necessità di quest’arte minore del ricamo nel
tempo in cui viviamo: non serve forse a
farci ricordare il valore del tempo lento, l’opposto del ritmo frenetico dei
nostri giorni?
Il tempo lento è un tempo bellissimo. Qui in Italia c’è il movimento
dello slow-food, per prendersi il tempo per cucinare bene. Certamente, in
questa nostra epoca in cui si fa tutto di fretta, si vive di fretta, si fanno
un sacco di cose in un tempo breve, il ricamo è un’attività che si deve fare
lentamente, è un’attività contemplativa che ti tira fuori dal ritmo frenetico
quotidiano.
La sua galleria di personaggi femminili mi ha fatto sentire come se
stessi uscendo da un romanzo di Jane Austen, passando attraverso un libro di
Thomas Hardy per entrare in questo. Queste donne rappresentano la lotta per
l’indipendenza- vuole dirmi qualcosa di ognuna di loro?
È interessante che mi chieda di delineare i personaggi femminili. Io
scrivo istintivamente e poi il libro cresce in maniera organica. Mi è difficile
parlare di ognuna delle donne protagoniste: Violet è il personaggio principale,
quella che cambia di più, da una situazione che non andava bene per lei arriva
ad una posizione di forza. Gilda diventa la vera amica. Gilda e Dorothy
rappresentano una sfida per Violet che, dal concetto tradizionale di che cosa
sia una coppia, arriva alla fine ad accettare un rapporto diverso.
Mrs.
Speedwell rappresenta la vecchia maniera di pensare, il vecchio ruolo della
donna, e poi è arrabbiata per la perdita del figlio. Era un tempo in cui non ci
si aspettava che le donne lavorassero e studiassero, tuttavia erano energiche
ma, senza aver niente da fare, diventavano frustrate. E Mrs. Speedwell fa
pesare sulla figlia l’amarezza che prova per la sua vita. È un momento
importante per Violet: riesce a vedere le cose dal punto di vista di sua madre,
le spiace per lei, ma va avanti. Louise Pesel è il compasso morale del libro. È
una donna veramente esistita e volevo onorarla, è una donna indipendente in un
tempo in cui era difficile esserlo. Ha viaggiato, ama appassionatamente il
ricamo. Aiuta Violet e Dorothy: non chiede, non giudica. Tutti hanno, nella
propria vita, qualcosa di criticabile, ma bisogna avere compassione.
Louise Pesel |
In un certo senso il romanzo gira intorno alla cattedrale di Winchester e
c’è anche un riferimento a quella di Salisbury. Mentre leggevo mi è venuto in
mente il romanzo “The spire” di William Golding: c’è qualcosa di speciale nelle
cattedrali gotiche britanniche. Gli interni sono maestosi, spesso si innalzano
in una pianura piatta e si vedono da lontano. Che cosa ci dicono dei
britannici?
Buona domanda. Ieri sono entrata nel Duomo di Milano- è una cattedrale
gotica diversissima, è più grande ed elaborata, c’è qualcosa di molto cattolico
nel Duomo di Milano. In un lontano passato c’erano delle chiese cattoliche in
Gran Bretagna, ora sono per lo più anglicane. C’è dell’understatement molto britannico nelle nostre cattedrali, una sorta
di sminuimento. È come se le cattedrali facessero come gli inglesi che si
prendono in giro da soli: le cattedrali inglesi non si mettono in mostra. In
genere si trovano nei pressi di piccole città, è come se fossero chiese
parrocchiali all’esterno della cittadina.
Una delle cattedrali più belle che io abbia mai visto è quella di Wells…
Ah, la cattedrale di Wells! Stupenda.
Quelli della cattedrale di Wells hanno visto i cuscini di Winchester negli anni
‘40 e hanno voluto imitarli. Per la cattedrale di Wells, però, hanno fatto gli
schienali degli scranni. Dapprima avevo pensato di scrivere due parti del
libro, uno ambientato intorno alla cattedrale di Winchester e uno intorno a
quella di Wells, poi ho deciso di concentrarmi solo su quella di Winchester.
Perché scegliere il 1932 come data, quando si sta avvicinando una nuova
guerra e non è ancora svanito il ricordo di quella precedente?
I cuscini sono stati ricamati tra il 1932 e il 1936, quindi dovevo
scegliere questo periodo. Adesso ne sono contenta perché la maggior parte dei
romanzi ha trame ambientate durante la prima o durante la seconda guerra
mondiale, mentre non ce ne sono molti ambientati tra le due guerre. Ci volle
molto tempo perché la gente si riprendesse dai traumi e dalle perdite della
prima guerra mondiale. Per me è doloroso sapere ora che questi personaggi
dovranno affrontare la seconda guerra, anche se loro non lo sanno. C’è un solo
personaggio, Arthur, che è più consapevole, che vive nell’ansia di quello che
succederà e di cui vede le premesse. Il romanzo aveva bisogno di un personaggio
che si preoccupa.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it
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Tracy Chevalier non finisce mai di piacermi! di lei ho già letto La ragazza ... e Innocenza. Belli, quando finisci di leggere un suo libro poi ti chiedi se ne troverai un altro altrettanro bello !!
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