Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
Veselin Marcović, “Noi
diversi”
Ed. Voland, trad. A. Vuco, a cura di
D. Di Sora, pagg. 397, Euro 18,00
Vladimir e Valentina. Vladja (se il fratello vuole farlo arrabbiare) e
Vanja. Le loro vite non hanno niente in comune, tranne quei diminutivi così stranamente
simili (a proposito, noi ne veniamo a sapere i nomi solo verso la fine del
romanzo). Non si conoscono neppure finchè un giorno Vanja si presenta
nell’ufficio di Vladja perché ha letto un suo annuncio sul giornale: per la sua
tesi il ragazzo cerca persone che hanno vissuto esperienze straordinarie,
quelle che in alcuni casi possono essere definite ‘miracoli’. Oppure
coincidenze. Oppure un caso (per lo più malevolo).
Valentina è afflitta da un male, un’alterazione genetica che capita ad
una persona su due milioni. Da quando era piccola a giorni alterni deve fare
una terapia sotto lampade blu in ospedale per tenere la bilirubina sotto
controllo. E tuttavia la sua pelle è di colore giallo, anche la sclera degli
occhi è gialla. Sa che, se è fortunata, arriverà ai quarant’anni. Per chi la
incontra sarà sempre la ragazza dall’aspetto strano.
Vladimir ha subito un trauma da bambino. Nel giro di tre giorni erano
morti la cugina e il suo proprio padre. Lo spettacolo del lago che si ammirava
dalla sua casa sarà per sempre collegato all’incidente in cui era morta Ana.
Come era stato possibile? Qualcuno ne aveva la colpa? Quando Vladimir inizia a
pensare, la catena dei ‘se’ non ha fine. E l’idea dell’annuncio mascherava
qualcosa di diverso da una statistica per la sua tesi: la speranza al di là di
ogni speranza che si presentasse l’uomo con la barba e il fucile che aveva
tirato in salvo lui, Vladimir, mentre Ana scivolava sotto la lastra di ghiaccio
trasparente. Dopo, l’uomo era scomparso e la colpa era stata addossata a lui,
il bambino Vladimir.
Anche la ragazza strana dalla carnagione gialla è alla ricerca di
qualcosa e anche alla base della sua ricerca c’è una coincidenza. Un
amante occasionale le ha raccontato di come sua madre giacesse in coma da
quando qualcuno era entrato in casa loro di notte e l’aveva colpita con una
spranga di ferro. Suo padre, un ubriacone, era stato accusato e aveva scontato
tredici anni in prigione. La ragazza strana lavora negli archivi della polizia,
fa una ricerca e trova una discrepanza tra i verbali del tempo e quanto
l’amante le ha raccontato.
Sono loro due ‘i diversi’, quelli a cui
sono capitate due cose molto rare (e quanto sia eccezionale quello che è
successo sul lago ghiacciato lo apprenderemo insieme a Vladimir) che hanno
marchiato la loro vita. E noi seguiamo la duplice narrazione, del giovane uomo
che non cessa di chiedersi ‘se’ e riesce a ricomporre le fila di quanto
accaduto (giova a qualcuno, adesso?) e della ragazza per cui la luce blu ha
smesso da un pezzo di essere piena di fascino- anche lei ottiene dei risultati
dalla sua ricerca (giova a qualcuno, adesso?).
“Noi diversi”, dello scrittore serbo Veselin Marcović, è un romanzo ricco di fascino- per
le descrizioni così diverse dei due ambienti in cui si muovono i protagonisti,
il lago ghiacciato e le ombre scure degli alberi nel mondo di uno, le luci
sfacciate della discoteca o quelle più soffuse delle strade della città in cui
scivola l’altra cercando di nascondersi, per i racconti introspettivi e
tormentati di entrambi, per la duplice ricerca che dà uno scopo alla loro
esistenza e nasconde l’ulteriore ricerca del senso della vita, di una
giustificazione del destino o del caso. Forse non è un libro facile da leggere,
ma la prima riflessione che facciamo è che un ‘vero’ romanzo, un romanzo che
non strizzi l’occhio per accattivarsi i lettori, che non sia la stessa storia
trita e ritrita, debba cercarsi nella letteratura dei paesi non ancora
contagiati dal consumismo.
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