Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
romanzo di formazione
William Boyd, “L’amore è cieco”
Ed. Neri Pozza, trad. Laura Prandino,
pagg. 441, Euro 18,00
Sono due i romanzi intrecciati ne
“L’amore è cieco” di William Boyd, singolare romanzo di formazione. La trama del
primo è l’affascinante carriera dello scozzese Brodie Moncur come accordatore
di pianoforti e quella del secondo è la storia d’amore del suddetto Brodie con
Lika Blum, una cantante russa di scarsa fama e di scarso valore ma molto bella.
Fine ottocento. Mi correggo, la primissima pagina è una lettera datata
1906 e spedita dalle isole Andamane in cui veniamo a sapere della presenza di
Brodie laggiù. Poi il tempo si riavvolge, dalle isole dell’Oceano Indiano
passiamo alla Scozia del 1894, nella canonica dove il reverendo Malky Moncur
tiranneggia la sua numerosa famiglia. Sembra avercela in particolare con
Brodie, scuro di carnagione, di occhi e di capelli. E Brodie, dotato di
orecchio musicale, afferra al volo l’opportunità di un lavoro come accordatore
a Parigi. Brodie non ha soltanto orecchio, ha un’ottima manualità, intuisce
quali piccole modifiche apportare alla meccanica dei pianoforti per facilitare
l’esecuzione secondo la necessità individuale di chi lo suona, ha idee
brillanti: farà la fortuna dei Channon e dei loro piani. E la loro fortuna sarà
la sua rovina. Perché, per fare pubblicità ai pianoforti Channon e aumentare le
vendite, riesce a far firmare un contratto ad un pianista virtuoso, John
Kilbarron, soprannominato ‘il Lizst irlandese’:
Kilbarron suonerà un Channon nei suoi concerti e verrà pagato per questo,
Brodie lo seguirà come accordatore personale nelle sue tournée. È così che incontra
Lika di cui si innamora follemente- situazione pericolosa visto che Lika è la
donna di Kilbarron ed è anche ‘sorvegliata’ dal fratello di questi, Malachi.
Non si può separare la storia dell’accordatore, trasportato dalla sua
malattia (la tubercolosi, il male tipico dell’800) e dai concerti di Kilbarron
prima a Nizza e poi in Russia dove il pianista (sempre più spesso offuscato
dall’ubriachezza) ha trovato una mecenate, da quella dell’innamorato che finirà
per essere sfidato a duello dal compagno dell’amante russa. La gelosia di
Kilbarron si scontra con la furia vendicativa di Brodie quando questi scopre
che il pianista sta lavorando ad una sinfonia il cui motivo centrale è plagiato
da una canzone che Brodie aveva scritto per Lika. E poi la fuga, da una città all’altra
per eludere Malachi Kilbarron e la recrudescenza della malattia- il gioco di
parole sul cognome di Brodie che John Kilbarron aveva così malignamente
sottolineato, mon cur, il mio cane,
diventa emblematico di quella che sembra essere una partita di caccia. Come
finirà?
Riecheggiano echi di grandi romanzi in “L’amore è cieco”- i paesaggi
russi non possono non evocare Tolstoj (è vivo all’epoca in cui Brodie si trova
in Russia), ma anche Cechov e, nella scena del duello, “Eugène Onegin” di
Pushkin, così come Parigi ci fa pensare a Balzac e le scene ambientate in
Inghilterra a Dickens di cui ritroviamo la cura del dettaglio significativo nel
descrivere le persone.
Se il reverendo Malky Moncur è un padre padrone, un personaggio
tutto ‘nero’ senza sfumature, se Brodie, invece, ci commuove per la sua
determinatezza, la forza morale con cui affronta le difficoltà, la sua
immaturità nel non saper distinguere tra amore e passione- perché questo suo
grande amore per Lika non è altro che un desiderio, un’esaltazione e un accordo
dei sensi-, se John Kilbarron è il genio sregolato della musica e suo fratello
Malachi ha qualcosa di minacciosamente mefistofelico, il personaggio di Lika,
che passa da uno all’altro di ben tre uomini, infastidisce un poco. È
l’immagine della bellezza adescatrice, di un egoismo che neppure quello che
vuole apparire come un atto di generosità finale riesce ad attenuare. E
soltanto la sua avvenenza giustifica l’ossessione amorosa di Brodie per lei.
Un romanzo per chi ama le grandi storie in cui amore si mescola ad
avventura, con un bellissimo sottofondo musicale.
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