martedì 28 gennaio 2020

Jing Jing Lee, “Storia della nostra scomparsa” ed. 2020


                                                                    Voci da mondi diversi. Asia
       la Storia nel romanzo


Jing Jing Lee, “Storia della nostra scomparsa”
Ed. Fazi, trad. S. Tummolini, pagg. 399, Euro 17,00

     Erano ragazze della Corea del Sud, nel romanzo “Le figlie del mare” di Mary Lynn Bracht, quelle che venivano prelevate con la forza dalle loro case per servire da oggetti di piacere, da schiave del sesso chiamate con l’oltraggioso nome eufemistico di “donne di conforto”, prigioniere in condizioni degradanti dell’esercito di occupazione giapponese.
    Sono cinesi di Singapore quelle del libro “Storia della nostra scomparsa” di Jing Jing Lee che racconta una storia vissuta in parte dal suo bisnonno. Due narrative si intrecciano in questo romanzo di notevole maturità stilistica. O forse le narrative sono tre, e soltanto proseguendo la lettura ci rendiamo conto che la Wang Di giovane, protagonista della terribile vicenda degli anni di guerra, è anche protagonista della vicenda di oggi- la donna anziana sposata con il Vecchio, un marito amorevole più anziano di lei che muore lasciandola sola, a rimpiangere di non sapere nulla del suo passato, del perché scomparisse il 12 di febbraio di ogni anno. Il dodicenne Kevin è la voce narrante dell’altra narrativa- occhiali con lenti spesse come fondi di bottiglia, bullizzato a scuola, condivide la stanza con la nonna che gli rivela un segreto prima di morire.

      Wang Di, la figlia non voluta perché non era un maschio, aveva sedici anni quando, nel 1942, i giapponesi invasero Singapore mettendo in fuga gli inglesi. Aveva i sogni e le speranze di una ragazzina- i genitori avevano iniziato le trattative per cercarle un marito. Un camion di soldati l’aveva portata via insieme ad altre ragazze del villaggio. Sarebbe rimasta per tre anni chiusa in una stanza nella casa bianca e nera, a contare le marchette alla sera- una trentina di soldati al giorno si buttavano su di lei e facevano quello che dovevano fare, nel fine settimana potevano essere il doppio. Come si può resistere, un giorno dopo l’altro? La violenza, la fame, il dolore fisico, le malattie, una gravidanza alla fine. Solo l’amicizia con altre due ragazze, una ancora più giovane di lei che aveva sperato di diventare maestra, la aiuta a vivere giorno per giorno, pur con la consapevolezza che, se fossero state liberate, nessuna di loro avrebbe mai potuto essere riaccolta dalla famiglia. Sarebbero state bollate a vita.

      Le altre due narrative sono una storia di ricerche di un passato scomparso e, in una qualche maniera, si collegano con la narrativa principale. L’anziana Wang Di cerca qualche amico del marito che le sappia dire della sua vita prima che conoscesse lei, degli anni di guerra in cui qualcosa di terribile doveva essergli successo. Qualche amico che sappia dove lui andasse il 12 di febbraio e perché. Anche il ragazzino Kevin è alla ricerca di un tempo e di persone scomparse: è riuscito a decifrare un mucchietto di lettere scritte e mai spedite da sua nonna, c’è ancora tempo per porre un rimedio a quanto è accaduto? Potrà essere di aiuto a suo padre che ogni tanto ‘scompare’, sembra non essere più in mezzo a loro, depresso per la morte della madre?

      Tutta la grande Storia è una storia di scomparse, è vero. Quella raccontata da Jing Jing Lee intreccia le vicende di chi è scomparso fisicamente, per sempre o per un certo periodo di tempo- Wang Di, un bambino, un altro bambino, l’amica di Wang Di nella casa bianca e nera- con quelle di chi scompare per gli altri, ritirandosi in se stesso e diventando invisibile, e con la Storia ufficiale che fa ‘scomparire’ quello che vuole cancellare, come non fosse mai accaduto. Ed è un romanzo molto bello, con le sue varie tonalità, con una protagonista anziana che è passata attraverso l’inferno e un ragazzino precoce dall’aspetto gufesco a cui i grossi occhiali dalla montatura nera (i più economici) sembrano dare la capacità di ‘vedere’ e di capire meglio, di ritrovare quello che è scomparso.

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la recensione sarà pubblicata sul sito www.stradanove.it



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