Voci da mondi diversi. Canada
biografia romanzata
Sean Michaels, “L’eco delle balene”
Ed. Keller, trad. G. Tonoli, pagg.
432, Euro 18,50
La vita è piena di coincidenze. Ero in vacanza in una città del Sud. Un
musicante da strada suonava uno strumento strano. C’era gente intorno a lui,
non sono riuscita a vedere bene. Ho letto però il cartello, ‘theremin’. Due
giorni dopo ho preso in mano il romanzo dello scrittore canadese Sean Michaels
e mi sono bloccata per lo stupore alle prime righe: Ero Leon Termen prima di diventare il dottor Theremin, e prima di Leon
ero Lev Sergeevic. Lo strumento ora noto come theremin avrebbe anche potuto
chiamarsi Leon, Leva o Sergeevic.
Incredibile. Il romanzo che avevo preso per caso in mano mi avrebbe parlato
dello strumento che avevo intravisto. Ho desiderato essermi fermata, essermi
fatta largo tra gli spettatori.
Leon Termen era uno scienziato e un inventore. Era nato a san
Pietroburgo nel 1896 e morì a Mosca nel 1993. Ebbe una lunga vita, costellata
di successi, invenzioni, avventure non sempre piacevoli. Visse in America dal
1928 al 1938. Le circostanze del suo ritorno in Unione Sovietica sono poco
chiare- di certo le autorità mai avrebbero rivelato che era stato prelevato a
forza e riportato in patria prigioniero su una nave. Nel 1939 fu arrestato e
rinchiuso nel carcere della Butyrka, condannato a otto anni di lavoro forzato e
mandato nella famigerata Kolyma. Da cui riuscì a tornare vivo con una riduzione
della pena, grazie ai suoi innovativi suggerimenti per velocizzare il lavoro.
Non era libero, ma fu trasferito in un laboratorio di ricerca in un campo di
prigionia dove le condizioni di vita erano migliori.
Questa la sua vita in breve, ma c’è molto altro da scoprire
nell’appassionante libro di Sean Michaels che inizia come una sorta di lettera,
scritta sulla nave che lo riporta in Unione Sovietica, di Leon alla donna che
amò tutta la vita, Clara, la violinista lituana che diventò la più splendida
suonatrice di theremin e che respinse la sua proposta di matrimonio per sposare
un avvocato. Avanti e indietro nel tempo, i ricordi della giovinezza a san
Pietroburgo, l’incontro con Lenin e poi la straordinaria esperienza americana
dove cercò di diffondere lo strumento musicale che non aveva bisogno di essere
toccato per suonare, e le altre invenzioni di sistemi automizzati- porte ad
apertura automatica, sistemi di allarme, dispositivi di sicurezza. Il tutto con
leggerezza- Leon è lo scienziato che non si preoccupa di finanziamenti, di
soldi, di debiti. A questo pensa l’uomo che è per lui una sorta di manager e di
guardia del corpo, o forse è una persona messagli accanto per sorvegliarlo.
Perché non si sfugge all’occhio del Grande Fratello. Leon sembra non accorgersi
neppure della Depressione dopo il crollo della borsa, c’è la musica, ci sono
gli amici musicisti famosi, le sera passate negli speak-easy nonostante il
proibizionismo. C’è l’amore per Clara. E quando lei non lo vuole, la ballerina
di colore che lui sposa.
Il contrasto tra questa vita e quella che Leon ricostruisce con le
parole davanti ai nostri occhi, dell’imprigionamento, dell’allucinante viaggio
in treno fino alla Kolyma e dell’inferno dei giorni laggiù, è a dir poco
brutale. Finché viene riportato a Mosca. Il suo contributo ai sistemi di
spionaggio (la cimice invisibile inserita nello stemma americano offerto in
regalo dagli scolari russi all’ambasciatore americano) fu invalutabile.
Che
idea ci facciamo di Leon Termen? Era uno scienziato prima di tutto. Un uomo
geniale capace di trovare soluzioni inventive anche per risolvere problemi quotidiani.
Un uomo che ha cercato di mantenere la sua dignità anche se ha dovuto piegarsi-
poteva anche non piacergli quello che gli veniva ordinato di fare o
l’applicazione delle sue invenzioni, ma si trattava di servire l’Unione
Sovietica, e ne andava della sua vita. E oggi ricordiamo ancora Leon Termen, se
un musicista suona per strada il suo strumento elettronico. Leon stesso insegnò
alla pronipote Lydia Kavina a suonarlo, quando aveva solo nove anni. Se
guardate il filmato su youtube, vi incantano le sue mani che sembrano volare
nell’aria e la musica che sembra riempirsi di parole.
Da leggere.
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