Voci da mondi diversi. Cina
saga
il libro ritrovato
Xu Xiaobin, “Il serpente piumato”
Ed. Elliot, trad. Flavio Aulino,
pagg. 532, Euro 18,50
Ma quei boccioli di pruno erano
davvero unici e i suoi occhi non poterono fare a meno di indugiare sui seni di
Yu. Fino ad allora aveva visitato centinaia di donne, ma i seni di quella
ragazza erano senza dubbio i più belli che avesse mai visto: piccoli,
deliziosamente slanciati ed eleganti. I boccioli di pruno, proprio sopra i
capezzoli, gli conferivano un aspetto esotico. Si chiese da dove venisse Yu,
quale fosse la sua storia. Ma l’espressione indifferente del suo viso non gli
offrì alcun indizio.
Una famiglia con tanto yin e poco yang, così
piena di femmine e così povera di maschi, è al centro della saga nel romanzo
“Il serpente piumato”, della scrittrice cinese Xu Xiaobing.
Xuanming, nata alla fine
dell’ottocento, con i piedi fasciati perché restassero piccolissimi e calzati
in pantofoline nere decorate con giada sui lati; sua figlia Ruomu che aveva
frequentato l’università e che, per sposare Lu Chen, aveva tramato per mandare
all’estero la fidanzata di questi; Ling, Xiao e Yu, le tre figlie di Ruomu, e
Yun’er, la figlia di Ling: sono loro le protagoniste del romanzo
e c’è anche un
ragazzino, unico discendente maschio di un ramo collaterale della famiglia, ma
la sua sarà una fine drammatica, o meglio, una non fine di paralisi in seguito
ad un incidente, e di certo sarebbe stato meglio che morisse.
Il libro incomincia con un altro dramma,
anche se il lettore non può rendersi conto di che cosa significhi: una giovane
donna viene portata fuori in lettiga dalla sala operatoria del reparto di
neochirurgia. Le hanno eseguito un intervento di lobotomia, asportandole una
parte del cervello. Molto più avanti nel libro verremo a sapere che è stata sua
madre Ruomu a richiedere l’intervento, per domare Yu, la figlia scomoda,
l’eterna ribelle. Così Yu sarà ridotta ad un povero essere dolce e
servizievole, sempre consenziente ai desideri della madre. Tra tutte le donne
che vivono nelle pagine del romanzo, di certo Yu è il personaggio dominante,
forse proprio per l’aura tragica di infelicità che la circonda. Terzogenita
poco amata, messa da parte quando era nato il tanto atteso maschietto, Yu, di
appena sei anni, aveva soffocato il fratellino nella culla. Si era portata
dietro il senso di colpa per tutta la vita. Qualcuno le aveva detto che, se si
fosse fatta fare un tatuaggio da un monaco famoso, il sangue che avrebbe
buttato fuori dai forellini sulla pelle avrebbe anche estirpato il rimorso da
lei. E il monaco le aveva tatuato uno splendido serpente piumato sulla schiena.
Per portare a termine l’opera, per riuscire a rilassare la tensione dolorosa di
Yu, il monaco l’aveva anche fatta accoppiare con un suo assistente: Yu
idealizzerà per sempre il giovane monaco che l’aveva iniziata all’amore,
identificandolo ad un certo punto con uno studente ribelle, amandolo in
silenzio, arrivando anche a salvargli la vita. Il lettore non saprà mai se lo
studente e il monaco sono la stessa persona, ma, d’altra parte, il filone della
storia di Yu entra ed esce dal sogno, passando a volte attraverso i quadri che
dipinge, aggiungendo un pizzico di magia alla narrazione. Solo un pizzico,
perché qui non c’è un paesaggio inventato, come Macondo. Lo sfondo di tutte le
storie- e sono veramente tante- è Pechino che tuttavia non viene mai nominata,
così come i grandi eventi della Storia della Cina sono solo accennati, usati
soprattutto come riferimento temporale- l’anno che era iniziata
Come tutti i libri che ci arrivano da altre
culture, “Il serpente piumato” ci incanta, ci incuriosisce, ci stimola con domande
e paragoni. E’ un romanzo epico, del genere che di per sé ci pare il più
adeguato per rappresentare una paese vasto come la Cina , una saga famigliare (e
ci piace avvicinarla, per diversità, ai “Buddenbrook”), un romanzo d’amore che
pare quasi stilizzato, tale è la delicatezza e la ritrosia con cui si parla di
sentimenti. E’, infine, un romanzo sulla colpa e sull’espiazione- e forse non è
un caso che la colpevole sembri in realtà più vittima che criminale.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento