Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Sarah
Waters, “L’ospite”
Ed. “Ponte alle Grazie”, trad. Maurizio
Bartocci, pagg. 528, Euro 20,00
Credo che non ci sia nessuna
altra letteratura che abbia un numero così alto di case indimenticabili nei
romanzi, protagoniste esse stesse tanto quanto i personaggi umani. Ci devono
essere ragioni sociali- una maggiore ricchezza delle classi nobiliare e alto
borghese che ebbero la buona sorte di non essere rovesciate da alcuna
rivoluzione- e climatiche: il famoso clima britannico, grigio, piovoso e fatto
di ombre, sembra essere perfetto per spettri e inquietanti presenze che si
aggirano negli interni. Sono case che ricordiamo per nome- quale prova migliore
della loro identità? Thornfield Hall (nei cui corridoi bui echeggia la risata
della moglie pazza di Lord Rochester) e Wuthering Heights (dove l’amore di
Heathcliff e Catherine vivrà per sempre), Darlington Hall di “Quel che resta
del giorno” e Manderley di “Rebecca”, Howards End e Gosford Park e, per finire,
lasciandone indietro chissà quante altre, la casa di Miss Havisham in “Great
Expectations” di Dickens, citata anche- a mo’ di gioco scherzoso- nel romanzo
di Sarah Waters, “L’ospite”. Che però si avvicina di più ai grandi romanzi che
ruotano attorno alle case di due autori americani, “La caduta della casa degli
Usher” di Poe e “Il giro di vite” di
Henry James.
Senza dire nulla, penso che il lettore si
sia già fatto un’idea di quello che lo aspetta nel libro di Sarah Waters: una
casa, Hundreds Hall, del cui antico splendore è rimasto ben poco; una famiglia
impoverita e decaduta; avvenimenti strani e inspiegabili che si succedono e che
sembrano essere voluti e causati da un qualche essere maligno. E che cosa vuole
questo ‘ospite’, questo ‘little stranger’ del titolo originale, con l’
ambiguità che gli concede la lingua inglese di non precisarne il sesso? Portare
gli abitanti della casa alla follia? Alla morte? Determinare la rovina
definitiva della casa stessa? Qualunque cosa voglia, ci riesce. E dire che la
famiglia Ayres è già stata molto colpita dalla sorte. O dalla vita. La signora
Ayres aveva perso una bambina nella prima infanzia; il figlio Roderick era
tornato dalla guerra gravemente menomato; nel frattempo era morto il Colonnello
Ayres e, con il governo laburista, era diventato arduo mantenere la casa- erano
stati costretti a vendere della terra, appezzamento dopo appezzamento. La
figlia Caroline sembra essere la più resiliente della famiglia- sarà perché è
alta e un poco sgraziata, decisamente non bella e quindi senza svenevolezze,
Caroline ha buon senso pratico e non c’è lavoro che lei giudichi inadeguato per
sé.
Le sventure (almeno quelle nuove e grosse) incominciano quando il docile
cane di Caroline azzanna, sfigurandola, una bambina che è venuta con i genitori
per la prima festa che si tenesse a Hundreds Hall da molti anni. Come è stato
possibile? E’ stata la bimba a stuzzicarlo? Erano dietro una tenda…Per fortuna
tra gli ospiti c’è il dottor Faraday: la sua presenza è giustificata dal fatto
che è il medico di famiglia, perché le barriere di classe sono ancora alte
nella Gran Bretagna del dopo-guerra, e per gli altri invitati lui è poco più di
un maggiordomo.
Figura interessante, questo dottor Faraday
che è anche la voce narrante. Perché è subdolamente ambiguo, nel senso che noi
tendiamo a credere al narratore ed è vero che non ci nasconde nulla, eppure (e
in questo è il fascino di questo tipo di romanzi, così prettamente inglesi) ad
un certo punto dubitiamo di lui e dei suoi fini: sta proprio facendo il bene
dei membri della famiglia Ayres che sono suoi pazienti, lui che, tutto sommato,
è pure un ospite nella casa, un estraneo quanto ‘the little stranger’ che cerca
di dar fuoco alla magione?
Alla fine c’è soltanto il dottor Faraday ad
aggirarsi per le stanze. Lui dice di non aver mai visto fantasmi, solo il suo
viso riflesso in un vetro incrinato, che lo guarda ‘deformato, sconcertato e
bramoso’. Grande finale per un libro di suspense sottile e raffinata.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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