vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Håkan Nesser, “Il dovere di uccidere”
Ed. Guanda, trad. Carmen Giorgetti Cima, pagg. 288, Euro
15,30
Quattro allegri vecchietti hanno un
insperato colpo di fortuna: una vincita alla lotteria. Vanno a festeggiare nel
locale dove si incontrano abitualmente. Finiscono la serata ubriachi. Uno di
loro, Waldemar Leverkuhn, finisce addirittura sotto il tavolo. Riesce comunque
a rimettersi in piedi e a ritornare, in qualche maniera, a casa. Si getta sul
letto senza spogliarsi. Sta russando quando qualcuno lo accoltella con violenza
selvaggia, infierendo sul corpo già morto con più di una ventina di colpi. E’
la moglie che trova il cadavere e telefona alla polizia, quando rientra verso
le due del mattino dopo aver fatto visita ad un’amica.
Leggere un nuovo thriller dello scrittore
svedese Håkan Nesser è sempre
un rinnovato piacere, sia che il romanzo appartenga alla serie con protagonista
Gunnar Barbarotti sia che invece abbia come ‘eroe’ il commissario Van Veeteren.
Le trame di Nesser non hanno un ampio respiro come quelle del nostro amato
Mankell, non spaziano in mezzo mondo, l’azione è circoscritta nelle cittadine
immaginarie di Maardam (i romanzi con Van Veeteren, e Maardam non è neppure in
Svezia, abbiamo l’impressione che sia nei Paesi Bassi) o di Kymlinge, in
Svezia, quando Gunnar Barbarotti è il personaggio principale. E tuttavia c’è
una leggerezza che non è superficialità, un umorismo sottile e continuo, del
tipo che ti fa sorridere ‘dentro’, indispensabile per alleviare la cupa
oppressione del Male con cui commissario e poliziotti si devono confrontare
ogni giorno, c’è umanità ed empatia, preoccupazione per mantenere la propria
integrità, per dare un senso alla vita in un mondo in cui troppo spesso la vita
umana sembra non aver alcun valore.
il commissario van Veeteren sullo schermo |
Il personaggio di Van Veeteren è marginale ne “Il dovere di uccidere”,
eppure è importante- è come se fosse un faro verso cui rivolgersi quando non si
sa che direzione prendere, come condurre le indagini. Le sue dimissioni non
sono ancora definitive, ma Van Veeteren ha deciso che non tornerà in polizia:
ha quasi sessant’anni, un negozio di libri antichi, una donna che ama e
riesce quasi a fargli dimenticare
l’ansia continua per il figlio. Il sovrintendente Münster- il vero protagonista
di questa indagine- continua a considerarlo come un uomo dall’intuito
eccezionale e si rivolgerà a lui per consigli e aiuto (tra parentesi, Van
Veeteren gli salverà la vita), anche se la bravura di Münster non è da meno. E’
una bella figura, questo Münster che ha due bambini e una moglie di cui è
innamorato e tuttavia si sente attratto dalla bella collega Ewa Moreno che ha
appena lasciato il fidanzato.
Le piccole storie private di Münster e Moreno
sono un diversivo, sono la rasserenante normalità che rischiara il buio che
circonda gli altri personaggi. La calda atmosfera della casa di Münster, per
quanto ci possa essere qualche dissidio con la moglie, è in forte contrasto con
il gelo dell’abitazione dei Leverkuhn: come mai i due Leverkuhn non hanno più alcun
rapporto con i tre figli di cui la primogenita è ricoverata in un ospedale
psichiatrico?
Ewa Moreno nell'adattamento per la serie televisiva |
Non ho voluto dire altro della trama, di quello che accade dopo
l’assassinio di Waldemar Leverkuhn, ma aspettatevi sparizioni, altri morti, una
serie di colpi di scena con un colpo di coda finale.
Non vi pentirete di averlo letto.
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