Voci da mondi diversi. Africa
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Marlene van Niekerk, “La famiglia Benade”
Ed. Neri Pozza, trad. Laura
Prandino, pagg. 613, Euro 22,00
Il 26 aprile 1994 si terranno in Sudafrica le prime elezioni a suffragio
universale e senza discriminazione razziale: sarà eletto presidente Nelson
Mandela.
Il 25 o il 26 aprile (è nato di notte) 1994 Lambert Benade compirà 40
anni. Gli hanno promesso in regalo una donna per tutta la notte (lui spera che
poi lei resti per sempre). Lambert è bravo a fare qualunque riparazione, ma è
grosso, goffo, soffre di crisi epilettiche.
L’intero romanzo “La famiglia Benade” della
scrittrice sudafricana Marlene Van Niekerk tende verso questa data di fine
aprile. Mentre il lettore si immerge nello squallore quotidiano della vita dei
personaggi- “white trash”, immondizia bianca- che ci fanno pensare ad alcuni
protagonisti dei romanzi di Faulkner, cresce la tensione verso quel giorno.
Quale partito vincerà? ‘Volerà merda’, come afferma sempre Treppie, e i Benade
saranno costretti a fuggire verso Nord con lo scassato maggiolino Volkswagen?
Avrà la donna in regalo, Lambert? E- terza domanda che corre nascosta lungo
tutto il libro- scoprirà Lambert (scopriranno i lettori) la verità sulle sue
origini, dopo le allusioni, le cattiverie dette pagina dopo pagina?
Chissà che cosa avrebbe detto
Tolstoj di questa famiglia infelice a suo modo. Infelice, povera, delusa,
incestuosa. Sono i derelitti della terra, i Benade. Avevano iniziato come Voortrekkers, i pionieri olandesi che
avevano colonizzato il Sudafrica. Poi la fattoria di Vecchio Pop e Vecchia Mol
era andata persa durante la Depressione e i figli erano venuti a Johannesburg,
in quell’area periferica dove sorgeva Triomf (afrikaan per Trionfo- che ironia)
sulle macerie del sobborgo nero di Sophiatown abbattuto nel 1954.
I Benade
avevano avuto grandi speranze- di vivere meglio, in una casa più confortevole,
di arricchirsi con il lavoro alla ferrovia. Niente di tutto questo. Sono quasi
al livello dei disprezzati ‘cafri’. Vestono stracci, i pantaloni di Pop non
hanno bottoni che tengano chiusa la patta, Mol va in giro senza mutande, la
casa è fatiscente. Il loro linguaggio- quello di Treppie soprattutto- è rozzo e
volgare. Che parentela c’è, poi, fra i Benade? Pop (quasi ottantenne) è il
marito di Mol e il padre di Lambert? Treppie (per lo più ubriaco, con un lavoro
di cui si sa poco) è solo il fratello di Mol e lo zio di Lambert? Quello che è
certo è che Mol è oggetto di piacere per tutti e tre gli uomini. E’ talmente
una ‘cosa’ da usare che hanno dato il suo nome alla vecchia automobile.
La trama del romanzo è un susseguirsi di
giorni in cui succede poco o nulla, oppure succedono incidenti clamorosi come
l’incendio nel Guy Fawkes’ Day o come quando Lambert precipita nel mezzo del
barbecue dei vicini di casa- stava forse spiandoli? Il tempo passa per lo più
tra chiacchiere stupide, insulti ai vicini, recriminazioni, riesumazione di
vecchi ricordi, timore che a Lambert venga una delle sue crisi epilettiche
oppure si faccia prendere da un attacco di furia, visite dei Testimoni di Geova
o dei rappresentanti dei partiti a caccia di voti. E tutta la complessità del
Sudafrica del prima e dopo Apartheid, della stratificazione sociale con
afrikaans, cafri, hotnot (i mulatti), boeri e backvelder (afrikaans poveri
venuti dalla campagna), esplode in un libro in cui il linguaggio è specchio
della cruda realtà. Perché “La famiglia Benade” è nello stesso tempo un libro
realista, ma anche atrocemente caricaturale della realtà, a partire dagli
stessi Benade: non sono forse una sorta di irrispettosa Trinità? Un libro duro,
forte, molto spesso sgradevole come sono sgradevoli i personaggi, come lo è la
vita che conducono, al di sotto della civiltà.
l'adattamento cinematografico del romanzo |
“La famiglia Benade” è stato uno dei
primi romanzi in afrikaan pubblicato nel Sudafrica postcoloniale (1994) ed è stato
adattato per il grande schermo in un film del 2008 con la regia di Michael
Raeburn.
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