martedì 17 gennaio 2017

Albrecht Goes, “Il sacrificio del fuoco” ed. 2017

                                               Voci da mondi diversi. Area germanica
             Shoah
             seconda guerra mondiale

Albrecht Goes, “Il sacrificio del fuoco”
Ed. La Giuntina, trad. Giada D’Elia, pagg. 50, Euro 10,00

    E’ straordinaria, la capacità di Albrecht Goes, pastore luterano che prestò servizio come cappellano militare durante la seconda guerra mondiale pregando per la sconfitta dei tedeschi, di dire tanto in un romanzo di poche pagine, di condensare in una breve storia domande che continuano a martellare nella nostra mente dopo aver terminato la lettura. Era successo quando avevamo letto “Notte inquieta”, succede ancora con “Il sacrificio del fuoco” (prima edizione in tedesco nel 1954 e appena pubblicato dalla casa editrice Giuntina).
   Una donna racconta al bibliotecario che ha preso in affitto una alloggio presso di lei. E' la moglie del macellaio ed è una donna tormentata, ha il viso segnato dalla cicatrice di un’ustione. E’ titubante. Inizia con una domanda, “Rievocare l’accaduto: ma a quale scopo?”. Si risponde da sola- non è per continuare ad odiare ma perché sia un avvertimento a non superare mai un certo limite. Aggiunge: “Abbiamo dimenticato”, poi in parte corregge la nota negativa della dimenticanza con un’altra domanda, “come potrebbe vivere chi non può dimenticare?”, per rettificare ancora: “Talvolta deve pur esserci qualcuno che ricorda”.

   Il pensiero della signora Walker è rivolto al passato, al tempo in cui lei sapeva poco degli ebrei. Conosceva un paio di famiglie, poi erano scomparse. Nessuno si faceva domande- sì, ora lo sa che era sbagliato, che avrebbero dovuto farsi domande, ma ci si  abitua a tutto. Si era stupita la prima volta che una cliente era entrata nel negozio con la stella gialla cucita sul cappotto. Si era abituata anche a quello. Un giorno- era già il 1940 e suo marito era stato chiamato in guerra- due uomini della direzione politica erano entrati in negozio e le avevano comunicato l’ordine del Gauleiter: la sua sarebbe diventata una macelleria ebraica. Tutti gli ebrei della città avrebbero potuto comprare la carne solo da lei e solo il venerdì dalle cinque alle sette di sera- l’ora in cui si accendono le candele e si dà il benvenuto al sabato, ma neppure quello lei sapeva, lo aveva capito dopo. Mentre gli altri clienti lanciavano frasi di scherno nei confronti degli ‘sporchi’ ebrei, lei, la moglie del macellaio, aveva invece imparato a conoscerli, a offrire loro, nei limiti del possibile, qualche grammo di carne in più di quello concesso dalle tessere annonarie, a schermarli quando entravano le arroganti camicie brune, a partecipare lei stessa alla riverente preghiera dell’inizio del sabato. E poi c’è la storia della carrozzina, il punto di volta della vita della signora Walker, quello che la fa decidere che lei, proprio lei, deve offrirsi come vittima sacrificale, una vita per tutte quelle portate via, perché “se succede questo nel mondo, le cose non possono migliorare”.

    Non è sola a raccontare, la signora Walker. E quello che ricorda non lo dice soltanto a voce. C’è anche una sua lettera, perché a volte è più facile scrivere che parlare, e c’è un’altra lettera che colma la storia e spiega la cicatrice sulla guancia. Questa lettera arriva dall’Inghilterra ed è scritta dal padre di Sabine, la ragazza del bibliotecario che la moglie del macellaio ha riconosciuto all’istante quando l’ha incontrata- ma come, se Sabine non l’ha mai vista? Come fa  a sapere il suo nome? Come mai le ha chiesto di suo padre? Come fa a conoscerlo?
   C’è una sorta di postilla alla storia della signora Walker, una tessera del puzzle che il bibliotecario trova su un’inserzione su un vecchio giornale che annuncia la riapertura della macelleria.
E’ indicato un versetto della Bibbia, “Mosé guardò, ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma non si consumava”. E il bibliotecario capisce che c’è un piano superiore, che l’immolazione della signora Walker non è stato accettata perché Dio aveva in mente un altro disegno per lei, per tutti. Non serve annullare la colpa nel fuoco. Servono “un’anima angosciata e un cuore spezzato”.

    Un piccolo libro essenziale e bellissimo.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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