sabato 21 gennaio 2017

Ruth Rendell, “La morte in versi” ed. 2004

                                      Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                      cento sfumature di giallo
                                                      il libro ritrovato

Ruth Rendell, “La morte in versi”
 Ed. Fanucci, trad. Giuseppe Costigliola, pagg. 239, Euro 13,00

I gomiti massicci poggiati sulla scrivania e le mani giunte formavano una terribile piramide di carne. Eccola lì, l’incarnazione della legge. Che l’ispettore affermasse di aver visto Primero quella sera era un fatto che non si poteva confutare, perché Wexford era incorruttibile. Era quasi come se l’avesse visto Dio. Sconvolto, Archery si irrigidì  e diede un colpo di tosse secco.

     La casa editrice Fanucci ce l’aveva promesso: dopo “Con la morte nel cuore”, prosegue la ristampa dei romanzi di Ruth Rendell, la scrittrice inglese di crime stories così famosa da essere insignita del titolo di Baroness Rendell of Babergh. E’ appena uscito “La morte in versi”, un nuovo caso dell’ispettore Wexford. Un nuovo caso che risulta poi essere un vecchio caso, perché il vicario Henry Archery solleva degli interrogativi sulla colpevolezza di Painter, giustiziato quindici anni prima per aver ucciso la sua anziana datrice di lavoro. Era stato il primo caso di omicidio dell’ispettore Wexford e lui non è disposto a rimetterlo in discussione: era certo allora ed è certo adesso sull’identità dell’assassino. Ma per Archery è molto importante, no, non è per amore di giustizia, ma per un senso di decoro, per il perbenismo borghese e una certa facciata di ipocrisia: il suo unico figlio si è innamorato della figlia di Painter e vuole sposarla.
George Baker nei panni del commissario Wexford
Ci si stupisce che la figlia di un assassino studi a Oxford, che possa essere così bella: dopotutto suo padre veniva chiamato “Beast” invece che con il suo vero nome, Bert. E poi, il figlio di un vicario che sposa la figlia di un criminale? Anche se la ragazza ha la parola di sua madre in cui credere, che suo padre non è un assassino. 
    Sono molte le qualità che ci fanno apprezzare questo romanzo poliziesco di Ruth Rendell, e tutte contribuiscono a farne un classico del genere. E’ un tipico giallo ad enigma, tanto per incominciare, cioè c’è un problema da risolvere, determinare chi è colpevole dell’assassinio della vecchia signora Primero. Le prove erano già state raccolte a suo tempo, ma adesso vengono vagliate nuovamente da Archery e da suo figlio, che si improvvisano ispettori, l’uno per amore del figlio, l’altro per quello della sua ragazza. In concorrenza e in contrasto con Wexford. Si ipotizzano altre soluzioni, si ritorna sulla scena del delitto- e lo stile della Rendell ha la capacità quasi cinematografica di farci vedere la dolce campagna inglese che sembra così idilliaca e nasconde invece tracce di sangue, villini immersi nella quiete che può celare una minaccia, cimiteri di paese che fanno pensare alla famosa elegia del poeta Grey, perché anche qui è sepolto un poeta oscuro, morto giovane (si capirà solo alla fine il significato del bel titolo dell’edizione italiana).
E soprattutto si vedranno le conseguenze che un crimine porta con sé, perché ci sono altre vittime oltre alla morta, le due bambine che allora avevano cinque anni, le loro madri, le nipoti della signora Primero. Perché la vita è complessa, non tutte le colpe vengono perseguite, e alla fine anche un compassato vicario non più giovane può innamorarsi come un ragazzino e capire all’improvviso la testardaggine di suo figlio. Ci vuole veramente una grande abilità per costruire una storia su un solo delitto avvenuto nel passato, calibrando la tensione, stuzzicando la curiosità, tratteggiando dei personaggi di cui apprezziamo l’umanità. Il tutto in uno stile pulito, estremamente piacevole.

la recensione è stata pubblicata su www.pickwick.it





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