Casa Nostra. Qui Italia
saggio
il libro ritrovato
Andrea Fontana, “La bomba e l’onda”. Storia dell’animazione giapponese da Hiroshima a Fukushima.
Ed. Bietti, pagg.262, Euro 19,00
Se l’esplosione della Bomba atomica a
Hiroshima e Nagasaki e l’occupazione statunitense hanno lasciato un segno
indelebile sulla produzione di anime
almeno fino alla fine degli anni
Settanta, di certo lo stesso accadrà con il terremoto e lo Tsunami del marzo
2011. Ciò che più ci preme sottolineare è che il pubblico, in questi momenti,
dovrebbe riuscire a cogliere l’insegnamento che l’arte propone attraverso gli
occhi e la riflessione degli stessi artisti.
Una volta si chiamavano ‘fumetti’ e
‘cartoni animati’. Una volta imperavano i fumetti e i cartoni animati di Walt
Disney, con i suoi paperi e piccoli topi. Finché sono arrivati i nuovi
personaggi giapponesi, i fumetti sono diventati ‘manga’ e i cartoni animati
‘anime’, abbreviazione di animeshon
che è la traslitterazione giapponese di animation.
Del tutto diversi dal buffo Paperino, dall’avido Paperon de Paperoni, dal
simpatico Topolino. Alcuni nomi di questi nuovi protagonisti sono entrati
nell’immaginario- Mazinga o Lady Oscar, per nominarne due che sono
letteralmente agli antipodi. Penso che pochi, anche tra i lettori abituali di
manga o tra gli spettatori amanti del genere ‘anime’ al cinema, si siano mai
chiesti che cosa nascondano- o meglio, che cosa rivelino- questi personaggi. Il
libro “La bomba e l’onda” di Andrea Fontana è illuminante, apre un nuovo mondo,
incuriosisce i profani, appassiona gli esperti, ci consegna una chiave di
lettura. Perché leggiamo la Storia del Giappone, tra l’esplosione della bomba
atomica su Hiroshima nel 1945 e quella della centrale nucleare di Fukushima
causata dall’onda dello tsunami del 2011, attraverso la storia dell’animazione
giapponese.
La prima cosa che apprezziamo in Andrea
Fontana è la sua capacità di schematizzare e sintetizzare- correremmo il
rischio di perderci nella vastità dell’argomento trattato. La Storia del Giappone
e dell’anime è così divisa in tre
fasi: “I figli della bomba”, “I figli del boom” e “I figli della bolla” (bella
l’allitterazione che aggancia i tre titoli incidendo sulla memoria di chi
legge), dove i figli della bomba sono gli artisti dall’immediato dopoguerra
fino agli anni settanta, seguiti dai figli della inarrestabile crescita economica
del Giappone negli anni ‘80 e infine da quelli che hanno vissuto gli anni della
peggiore recessione dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il Giappone che esce dalla guerra è un
paese traumatizzato, che vede le forze americane di occupazione sul proprio
territorio e i vecchi valori messi in discussione. Lo shock della bomba atomica
ritorna come un’ossessione nei manga e nell’anime,
come immagine di un’apocalisse che ha lasciato pochi sopravvissuti che cercano
di ricostruire un mondo nuovo. Questa prima narrazione si innesta su una
seconda narrazione che introduce le figure dei robot, tipici personaggi del
genere giapponese. I robot sono necessari per vincere l’invasione da parte di
potenti esseri di un’altra razza: i giovani giapponesi, spesso orfani, si
servono dei robot per vincere la guerra che i loro padri sono stati incapaci di
vincere.
Quando
arrivano i ‘figli del boom’ negli anni ‘80, la ricchezza raggiunta dal paese
permette un deciso cambiamento di atmosfera. I temi trattati nell’anime sono più spensierati, più leggeri-
il romantico personaggio di Lady Oscar ben rappresenta la nuova tendenza,
influenzata anche dall’apertura del Giappone alle influenze culturali
occidentali. E non è solo il cinema americano con i suoi divi ‘macho’, Schwarzenegger,
Stallone, a strisciare dentro l’anime
giapponese. E’ un vero e proprio fenomeno di globalizzazione: il regista Rintarô, nel lungometraggio “Alexander”,
si ispira (come dice il titolo) a personaggi, fatti, ideologie e filosofie
greco-macedoni adattandoli ai principi dello shintōismo.
La crisi economica iniziata negli anni ‘90
porta un ulteriore cambiamento di stile, di tematiche e di personaggi: la nuova
generazione non ha ideali, è priva di riferimenti culturali e politici. I due
avvenimenti traumatici che introducono questo periodo sono il terremoto del
1995 e la strage nella metropolitana di Tokyo nello stesso anno. C’è di che
giustificare il pessimismo che permea l’anime
del tempo, insieme ad una preoccupazione ecologica non nuova ma più sentita e
alla perplessità riguardo alla partecipazione del Giappone alla guerra del
Golfo.
Questo lo sfondo storico in cui Andrea Fontana introduce, ad uno ad uno,
i grandi autori di animazione, illustrandoci le loro opere per sommi capi ma in
maniera esauriente: leggere il libro di Andrea Fontana (corredato da immagini
illustrate, una cronologia comparata e tre saggi di completamento) è un appassionante
viaggio in Oriente in compagnia di personaggi dal ciuffo sbarazzino e gli occhi
grandi e di giganteschi robot che mostrano come la scienza non sia solo
distruttiva. E’ un libro-saggio chiaro ed essenziale, per gli esperti che
aggiungeranno qualcosa alla loro conoscenza e per i profani che saranno
invogliati a ‘vedere’ ciò di cui hanno letto.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento