Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
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Elizabeth Jane Howard, “Falling”
Ed. Picador, pagg. 430
“Mi ha lasciato”: inizia con queste parole
il romanzo “Falling” (prima edizione nel 1999) di Elizabeth Jane Howard. Il
personaggio che parla in prima persona è Henry Kent, uno dei due protagonisti
del libro. Il punto di vista dell’altro, anzi dell’altra, perché si tratta di
Daisy Langrish, è in terza persona. E noi siamo propensi a credere quello che
Henry ci dice, proviamo immediatamente compassione per lui quando prosegue
domandandosi perché sia successo- lei era innamorata di lui, ne è certo.
Prepariamoci a leggere una storia d’amore. Veramente d’amore? Perché la nostra
simpatia iniziale per Henry Kent, ultrasessantenne abbandonato senza
spiegazioni, incomincia a scemare mentre ci inoltriamo nella lettura.
L’età dei due personaggi è importante,
spiega i comportamenti di ognuno di loro. Della vita di Henry Kent veniamo a
sapere a poco a poco, da lui stesso, dai suoi ricordi, da quello che racconta o
scrive a Daisy. Ad un certo punto, però, fatichiamo a distinguere che cosa sia
vero e che cosa sia inventato, abbellito o distorto in questa storia della sua
vita in cui lui, Henry, appare sempre come una vittima. Figlio di un
giardiniere, rimasto senza la mamma a cinque anni con una matrigna cattiva come
quella delle favole, frustrato nella sua ambizione di studiare, con una serie
di avventure amorose che sarebbe riduttivo definire semplicemente sfortunate. E’
credibile che la sorte si sia accanita così tanto contro di lui, fino ad ora,
con una moglie che non vuole concedergli il divorzio?
Eppure Daisy gli crede,
si impietosisce per lui, fa leggere le sue lettere alla sua migliore amica
nonché agente letteraria (Daisy scrive drammi teatrali). Daisy gli crede perché
ha sessant’anni e non sa più che cosa voglia dire ricevere attenzioni
affettuose da un uomo, perché ha due matrimoni falliti alle spalle, una figlia
che le serba rancore per aver lasciato suo padre (il primo marito) e per
essersi risposata con l’uomo più giovane che l’avrebbe piantata per un’altra
(ovviamente ventenne). Perché Daisy è sola e si sente sola nel cottage in
campagna che ha acquistato. E quando Henry, che vive a scrocco su una barca di
amici (la sua versione è leggermente diversa, naturalmente), si offre come
giardiniere, dopo qualche esitazione Daisy acconsente. La sfortuna di Daisy è
la fortuna di Henry: dopo un brutto incidente in Messico, Daisy ritorna al
cottage bisognosa di aiuto. E chi si offre? Henry, naturalmente. Quando, una
sera di pioggia, Daisy cade sul vialetto e perde conoscenza, chi arriva a
salvarla? Henry, naturalmente. E noi seguiamo il suo costante e subdolo sforzo
per vincere la ritrosia di lei e per conquistare il suo cuore. Noi sappiamo-
perché ormai Henry lo ha rivelato al lettore- che cosa Henry voglia veramente,
l’amica, un amico gay che viene in visita e la figlia lo sospettano. Solo Anna
è cieca. Finché…
i due protagonisti nella versione cinematografica |
Non è una trama originale, quella del
romanzo “Falling”, un titolo che suggerisce più di una cosa- falling come
‘cadere’ (Daisy cade parecchie volte in senso letterale, ma quale caduta più
pericolosa ancora potrebbe fare?), falling come falling in love, innamorarsi
(cede a quello, Daisy, alla gloriosa sensazione di tornare giovane ed
innamorarsi di nuovo e suscitare l’amore di un uomo). E devo confessare che,
dopo aver amato così tanto i romanzi della saga dei Cazalet, sono rimasta
delusa da “Falling”. Per la banalità della storia, per tutto quello che ha di prevedibile e perché la voce di Henry mi
è parsa forzata e non naturale. Molto meglio i capitoli del libro in cui sono i
sentimenti di Daisy ad essere esplorati- in quelli ho ritrovato la sensibilità
e l’orecchio per i dialoghi che ho amato nei romanzi della famiglia Cazalet.
Essere delusi da un libro da cui ci
ripromettevamo ore di gioia non è una bella esperienza, getta un’ombra su una
scrittrice molto amata.
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