Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
Shoah
testimonianze
FRESCO DI LETTURA
Eva Heyman, “Io voglio vivere. Il diario di Eva Heyman”, a cura di Agnes Zsolt
Ed. La Giuntina, trad. Andrea
Rényi, pagg. 150, Euro 12, 75
Esce un grido dalle pagine del diario di
Eva Heyman- Io voglio vivere. Sono
parole che ripete più di una volta, più di un giorno quando la paura del futuro
è una cosa concreta. Una voce di bambina che attraversa più di settanta anni,
quanti ne sono passati dal 30 maggio 1944, data dell’ultima pagina del suo
diario. La data ci dice già tutto. Eva Heyman, ebrea ungherese, fu deportata
nel campo di concentramento di Auschwitz dove morì il 17 di ottobre dello
stesso anno. Aveva tredici anni.
Come Anna Frank, a cui il nostro pensiero
corre subito, anche Eva inizia a scrivere il diario nel giorno del suo
compleanno che cadeva in febbraio. A differenza di Anna, nascosta nelle stanze
di una soffitta di Amsterdam, la reclusione nella casa sovraffollata del ghetto
di Nagyvárad (l’attuale
Oradea in Romania) dura poco per Eva. Un mese in cui avrà continuato a sperare
che le voci che giravano sulla sorte degli ebrei non fossero vere, che la
Germania fosse definitivamente sconfitta, che lei potesse continuare a vivere.
“Non voglio morire, voglio vivere anche se di tutto il distretto rimanessi
soltanto io qui. Aspetterei la fine della guerra in una cantina o in una
soffitta, o in un buco qualsiasi; mio piccolo Diario io mi lascerei baciare dal
gendarme dagli occhi storti che ci ha portato via la farina, basta che non mi
uccidano, che mi lascino vivere!”. Il diario finisce così, con ancora qualche
riga in cui scrive che hanno lasciato entrare Mariska, la cuoca fedele, a cui
avrebbe affidato il suo prezioso quaderno. E Mariska lo avrebbe conservato e
consegnato ad Agnes Zsolt, la madre di Eva che invece sopravvisse alla guerra.
Ci commuovono sempre, le voci del passato.
Soprattutto se sono state fatte tacere a forza, se non hanno potuto raggiungere
la pienezza, se sono scomparse in una maniera atroce, se, in qualche modo,
l’intero mondo è responsabile per la loro morte. La voce di Eva è fresca,
genuina. Guardiamo la sua foto con le trecce e pensiamo che la voce che echeggia
nelle pagine le si addice. Inizia con piglio allegro, scopriamo a poco a poco
delle zone buie nella sua vita. La madre, che lei chiama per nome, Agi, si è
separata dal padre di Eva e si è risposata con il giornalista e scrittore Béla
Zsolt. Mentre Eva veniva affidata ai nonni, per un certo periodo la madre e il
nuovo marito hanno vissuto a Parigi, per tornare poi a Nagyvárad. Eva si era sentita
abbandonata. Nelle sue parole la naturale spensieratezza di una tredicenne è
smorzata a tratti dalle ombre sul suo cuore di bambina con tanti nonni, con due
padri ma con una madre che- lei lo avverte con chiarezza- ama più il secondo marito
che la figlia. Poi, nel giro di tre mesi, la situazione precipita, il rombo
della guerra si fa più vicino, i segnali premonitori aumentano e le restrizioni
pure. La bicicletta rossa di Eva viene requisita, a nulla valgono le suppliche
della madre e le lacrime di Eva. In una qualche maniera quella bicicletta rossa
vale più di tutto, più di tutti gli altri beni che la famiglia dovrà
consegnare. E’ l’infanzia stessa che viene requisita. E’ con la bicicletta
rossa che Eva incomincia a morire.
Eppure- meraviglia della giovinezza- c’è ancora spazio per l’amore,
nonostante tutto. Come Anna per Peter, anche Eva prova un sentimento che è la
sperimentazione dell’amore per Pista Vadas. Adesso Eva pensa di meno a Marta,
l’amica il cui ricordo costellava le pagine del diario, il cui nome ricorreva
con frequenza pari a quella con cui citava i suoi famigliari. Il pensiero di
Marta era sempre associato al desiderio di vivere, di non finire come lei,
prelevata mentre gustava una merenda di fragole e panna. Il pensiero di Marta è
rimosso, adesso che Eva deve concentrarsi su se stessa per trovare la forza di
andare avanti.
Un piccolo libro da leggere- ci tormenterà
il ricordo della bicicletta rossa di Eva e delle fragole rosse di Marta.
Grazie Andrea!
RispondiElimina