Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
la Storia nel romanzo
Paul Scott, “Il gioiello della
corona”
Ed. Fazi,
trad. S.Bortolussi, pagg. 444, Euro 19,00, formato kindle 9,99
"Che
cosa c'è in un nome? quella che chiamiamo rosa avrebbe un profumo altrettanto
dolce con qualunque altro nome", dice Romeo a Giulietta per rivendicare il suo amore aldilà
dell'inimicizia tra le loro due famiglie. Non è vero. Ascoltate questi
due nomi: Harry Coomer e Hari Kumar. Pronuncia molto simile, scritti in maniera
diversa, i due nomi dello stesso uomo nella versione inglese e in quella
indiana. L'uomo dalla pelle scura arrivato in Inghilterra con il padre rimasto
vedovo quando aveva solo due anni, lo Harry Coomer che aveva frequentato una
delle migliori scuole inglesi, che parlava un inglese non solo perfetto ma
"upper class", non è più lui quando, dopo il suicidio del padre e la
scoperta che questi aveva perso tutti i soldi, ritorna in India. Adesso si
chiama Hari Kumar (anche se fatica a riconoscersi con questo nome), non sa una
parola di hindi, vive in casa della sorella di suo padre a Mayapore, ed
entrambi devono fare affidamento sulla carità del cognato della zia. Hari non
sa più chi è, è diventato invisibile, non riconosciuto dagli indiani come uno
di loro e, ancora peggio, disprezzato dalla comunità inglese in India perché
'nero'.
Hari Kumar è uno dei due personaggi
principali dell'affascinante romanzo di Paul Scott "Il gioiello della corona",
primo libro di una quadrilogia che è stato ristampato con una nuova traduzione-
l'edizione originale è del 1966. Un titolo che nasconde l'ipocrisia del
colonialismo. È l'India ‘il gioiello della corona’, ma sono solo
parole. L'India è un gioiello per la ricchezza che apporta all'Impero che non
sarebbe mai diventato così potente senza sfruttarla. E tuttavia bisogna
ammantare questo sfruttamento di perbenismo: è ‘il fardello dell'uomo bianco’,
nelle parole di Kipling, quello di portare la civiltà nei paesi ‘barbari’ anche
a costo di sacrifici.
É il 1942. L'Europa è in
guerra. I giapponesi sono sbarcati a Burma (l’odierno Myanmar). Gli indiani del
Congresso, sotto la guida di Gandhi, li considerano come i possibili liberatori
dal giogo inglese. Al grido di “Quit India”, Andatevene dall'India, scoppiano disordini in tutte le città, anche
nell'acquartieramento di Mayapore, una fittizia cittadina nel Bengala dove si
svolge il romanzo di Scott.
Gli
avvenimenti di quei giorni vengono raccontati da personaggi diversi e quindi
visti da diverse angolazioni. La prima parte del libro è come un’introduzione
all'episodio centrale, è una anticipazione del clima di minaccia e di violenza
che incombe. Anche le parole che Edwina Crane, la non più giovane direttrice
scolastica, continua a ripetere, “Non c'è niente che possa fare. Niente.”,
potrebbero essere ripetute più tardi quando accade il peggio. L'automobile
guidata da Miss Crane viene fermata da un gruppo di rivoltosi. L'insegnante che
viaggia con lei muore. E Miss Crane aspetta i soccorsi, seduta sotto la pioggia
sul ciglio della strada, stringendo il collega tra le braccia mentre le fiamme
divorano l'auto. Così come dopo avvolgeranno la stessa Miss Crane
nell'imitazione di un ‘suttee’- la vedova che si immola su un’India che non c'è
più.
Mentre iniziano ad esserci chiare la
discriminazione che proibisce agli indiani l'ingresso nei locali frequentati
dagli inglesi e la profonda frattura tra i bianchi colonizzatori che si
reputano ‘la razza superiore’ (come i nazisti contro cui combattono) e i nativi
indiani, vengono introdotti gli altri due personaggi, entrambi inglesi, vertici
con Hari di un triangolo esplosivo- Miss Daphne Manners e il poliziotto Ronald
Merrick.
Goffa, con gli
occhiali, orfana (come Hari), senza soldi (come Hari), ospite in India di una
zia (come Hari, anche se lui si ribella al paragone), Miss Manners vive in casa
di Lily Chatterjee, un'indiana liberale di alto rango, amica della zia.
Succede quello che succede sempre nei
conflitti razziali, quando si dà per scontato ed è universalmente accettato che
l'uomo bianco si accoppi ad una donna indigena o di colore, ma è del tutto
inammissibile che accada il contrario. Non c'è posto dove Hari e Daphne possano
incontrarsi tranne che nella McGregor House di Lady Chatterjee e nei Bibighar
Gardens- c'è un'altra storia dietro i Bibighar Gardens, un nome che ricorre per
tutto il romanzo con la sua duplice allusione all'amore e alla violenza. È nell'oscurità
dei Bibighar Gardens che, aizzati dalla scena di amore a cui hanno assistito,
un gruppetto di facinorosi stuprano Daphne. Lei si rifiuterà di confrontarsi
con i i ragazzi arrestati- è certa che non siano i colpevoli, ma uno di loro è
Hari su cui si sfoga la gelosia selvaggia di Ronald Merrick, uno dei personaggi
più odiosi di sempre. Passaggio in India A
quarant’anni di distanza da “Passaggio in India” di Forster, uno stupro al
centro del romanzo. Nel libro di Forster era uno stupro solo immaginato che
portava ad un processo che scagionava l'accusato pur marchiandolo. Qui è uno
stupro realmente subito che non porterà a nessun processo per mancanza di
accusa, per difendere l’amore. Eppure in entrambi i romanzi lo stupro serve da
detonatore per gli insanabili contrasti razziali e politici e diventa una
metafora per la violenza che è stata fatta su un intero paese, non diversamente
da quanto accade in altri romanzi più vicini a noi, “La ciociara” di Moravia o
“La storia” della Morante.
Si ha
tempo di riflettere, leggendo “Il gioiello della corona”. Perché la vicenda è
ripetuta nelle varie parti che gettano luce anche sugli altri personaggi
indiani e inglesi- non solo l'odioso Merrick ma anche Mrs. Manners dalle ampie
vedute che ci ricorda Mrs. Moore di Forster,
l’ equilibrato vice commissario che richiama Mr. Fielding di “Passaggio
in India”. Non c'è un unico narratore e non c'è unico tono narrativo nel
romanzo. Più lente e perfino troppo particolareggiate le parti più prettamente
storico-militari-politiche. Ci sono flashback, lettere e, per finire, il diario
di Daphne che la zia invia a Lady Chatterjee- un lascito prezioso, tragico e
straziante per chi resta.
Un film per la BBC è stato tratto dal libro di
Paul Scott. Lo potete vedere su YouTube. Anche se, come spesso avviene,
estrapola la storia d'amore dal romanzo, ve lo consiglio. E naturalmente dovete leggere il libro.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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