domenica 13 settembre 2020

Almudena Grandes, “La figlia ideale” ed. 2020

                                                    Voci da mondi diversi. Penisola iberica

                                                    la Storia nel romanzo

 


Ed. Guanda, trad. R. Bovaia, pagg. 560, Euro 19,00  

 

   Germán Velazquez, il dottore che presta servizio nel manicomio di Ciempozuelos vicino a Madrid.
    Maria, giovane ausiliaria che lavora nell' ospedale.
    Aurora, la donna che il 9 giugno 1933 aveva ucciso la figlia e che, condannata a 26 anni di carcere, è ricoverata nel manicomio di Ciempozuelos.
    Sono queste le tre voci narranti del nuovo romanzo di Almudena Grandes che si aggiunge a quelli precedenti della scrittrice nel suo intento di ricostruire la storia di Spagna nel secolo scorso. In primo piano c'è una vicenda di cui si era parlato all'epoca: donna Aurora, aspetto mascolino, una personalità forte, interessata all'eugenetica, aveva "fatto" una figlia dopo una ricerca accurata di chi potesse essere l'uomo più adatto per ingravidarla. La figlia aveva doti intellettuali non comuni- a due anni sapeva leggere e scrivere, a tredici si era iscritta all'università, a diciotto teneva conferenze, si interessava agli uomini e sfuggiva al controllo della madre, a diciannove moriva per mano di chi l'aveva messa mondo. La madre sosteneva che lei l'aveva fatta e poteva distruggerla, che potenze ostili cercavano di sottrargliela- un caso di paranoia criminale.



     Germán si interessa al suo caso, appena prende servizio a Ciempozuelos. Si ricorda di lei: era un bambino, quando a suo padre era stata richiesta una perizia psichiatrica di donna Aurora. Dopo erano successe tante cose. A 17 anni il padre, un dottore dei 'rossi', lo aveva fatto fuggire all’estero per metterlo in salvo dal Generalissimo. E Germán aveva studiato psichiatria in Svizzera sotto l'ala protettrice del dottor Goldstein, amico del padre, per tornare in Spagna nel 1954 con l'ambizione di sperimentare un nuovo farmaco per curare la schizofrenia.
   Maria aveva umili origini, una bellezza dolce e bionda. Aveva conosciuto l'umiliazione di essere a servizio, aveva creduto nell'amore aldilà delle barriere di classe ed era stata terribilmente delusa. Maria aveva una dote particolare- quella di sapersi relazionare con gli ammalati. Riusciva a farsi accettare perfino da donna Aurora.
    Paranoia: una psicosi caratterizzata da un delirio cronico basato su un sistema di convinzioni principalmente a tema persecutorio non corrispondenti alla realtà- è  questa la definizione data dal dizionario.  E se la paranoia è la malattia di cui soffre donna Aurora- pagina dopo pagina leggiamo delle ossessioni della sua fantasia malata, della paura di nemici immaginari, dei folli progetti per 'fare' un altro figlio, convinta di poter forzare il suo corpo a ritrovare la fertilità- ci rendiamo conto che non si poteva scegliere una storia migliore come metafora della paranoia di cui soffre la Spagna fascista e ultracattolica di Francisco Franco, ossessionata dalla paura di due nemici: il comunismo e il sesso.
    E Germ
án, di ritorno dall'asettica Svizzera, è una sorta di Candide del tutto ignaro di quello che avviene in Spagna, della vita quotidiana in cui è  non solo disdicevole ma addirittura peccaminoso per una donna truccarsi, indossare abiti che non siano castigati, lasciarsi andare ad effusioni con un uomo in pubblico. Per non parlare del tabù  di tutti i tabù,  un rapporto sessuale non benedetto dalla Chiesa, o l'aborto, o men che mai l'omosessualità, considerata non solo un'aberrazione ma una malattia per curare la quale si fa ricorso anche alla lobotomia.


     Le esperienze di Maria, quelle del medico gay che diventa amico di Germ
án, o di altri personaggi che ruotano intorno ai protagonisti, ci parlano di questa Spagna- un intero paese paranoico e lobotomizzato. Intanto l'esperimento del nuovo farmaco viene bloccato, l'ossessione di donna Aurora si concilia con il suo male terminale, sono tanti gli oppositori del regime che sono costretti a fuoriuscire dal paese. Le loro storie non sono dissimili dalle storie di persecuzione raccontate dall' infelice dottor Goldstein, il medico scappato dalla Germania nazista, dove invece suo figlio, fiducioso fino all'ultimo, era stato ucciso nella Notte dei Cristalli.
   Un bel libro intenso, un altro pezzo di Storia, un romanzo in un certo senso 'corale' con tante sfaccettature, tante vicende, tante frustrazioni e sofferenze. Perché è una Spagna buia quella che appare in questo quadro, una Spagna da cui si fugge, a cui si ritorna, come fa        Germ
án, per un debito di onore, per lottare dall'interno perché  sia possibile un cambiamento. 





 

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