Voci da mondi diversi. Francia
seconda guerra mondiale
Jean-Christophe Brisard e Lana Parshina, “L’ultimo mistero di
Hitler”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Zaffarano, Ballardini e Toni,
pagg. 401, Euro 19,00
“Allora è lui? E’ proprio lui?”
“Da!”
“Ed è tutto quello che rimane?”
“Da!”
Mosca, 6 aprile 2016. Quello che
i due giornalisti, il francese
Jean-Christophe Brisard e la russo-americana Lana Parshina, hanno davanti agli
occhi, quello di cui chiedono increduli se si tratti proprio di ‘lui’, è un
pezzo del cranio di Hitler conservato in un modesto cofanetto nel più grande
archivio russo (sette milioni di documenti). Non è stato facile per i
giornalisti arrivare a questo momento, hanno alle spalle un anno di attese e di
indagini. E il futuro gli prospetta un altro anno e mezzo di consultazioni, di
richieste, di attese estenuanti di permessi, di esami approfonditi prima di
arrivare ad un risultato che chiarisca una volta per tutte quello che è ancora
possibile chiarire a settantadue anni di distanza: Hitler è veramente morto
suicida insieme a Eva Braun il 30 aprile 1945 nel suo bunker scavato a 8,5 m.
di profondità sotto la Cancelleria? Si è avvelenato con una fiala di cianuro o
si è sparato? I due corpi carbonizzati trovati dai soldati dell’Armata Rossa
nel giardino della Cancelleria erano proprio il suo e quello della neo-moglie?
piantina del bunker |
“L’ultimo mistero di Hitler” è un non-romanzo
che si legge come un romanzo, un’inchiesta storica che con piglio giornalistico
fa luce sugli interrogativi rimasti insoluti per più di mezzo secolo, mentre
sul fondo c’è la domanda che Brisard si pone e ci pone: “lo spettro di Hitler
smetterà prima o poi di tormentare l’Occidente?”.
E’ come se ci fossero due
libri, due storie, nello stesso libro- una più nota e una assolutamente nuova.
Mentre in un filone narrativo seguiamo Brisard e Parshina in quella che sembra
un’avventura kafkiana all’interno dei palazzi degli archivi moscoviti- le
smozzicate risposte russe alle loro domande, permessi lesinati e poi concessi a
denti stretti con ferrei limiti di tempo, la stretta sorveglianza come se i due
giornalisti potessero inquinare delle prove già ampiamente inquinate (la
mancanza di attenzione e la superficialità verso i reperti è stupefacente, pur
facendo concessioni ai momenti di fuoco di quei giorni di aprile-maggio 1945),
la concessione (anche questa strappata a fatica) di far intervenire il medico
legale nonché archeo-antropologo Philippe Charlier perché esaminasse i presunti
resti di Hitler, cioè il pezzo di calotta cranica e i denti.
Ricchissima la
documentazione, in questo filone. Leggiamo i verbali degli interrogatori dei sopravvissuti
della cerchia più vicino al Führer
(estenuanti nella loro ripetitività, possiamo immaginare quanto peggio lo siano
stati per loro), del cameriere di Hitler, del suo pilota e del suo assistente
personale, del dentista e della sua assistente. Vediamo la piantina del bunker,
notiamo la divergenza di due testimonianze sull’ora in cui Hitler si sarebbe
ucciso, sul rumore del famoso colpo di pistola, su dove fosse seduto Hitler
nell’ultimo istante della sua vita.
i denti di Hitler |
il divano su cui Hitler e Eva Braun si sarebbero uccisi |
Nell’altro filone, invece,
Brisard ricostruisce gli ultimi dieci giorni di vita di Hitler nel bunker
quando ormai era lo spettro dell’uomo che era stato, un vecchio che doveva
tener fermo il braccio sinistro perché non se ne notasse il tremito e che, però
continuava a urlare contro i traditori e indugiava prima di permettere, a chi
lo volesse, di uscire dal bunker e cercare di mettersi in salvo. Goebbels e la
moglie rimasero e chiesero l’aiuto del medico per far morire i sei bambini.
Ci sono anche due misteri, come ci sono due
storie. Il mistero, i dubbi che hanno circondato la fine di Hitler, è stato
indubbiamente infittito dalla posizione ambigua presa da Stalin: perché mai
Stalin il 26 maggio 1945 disse ai rappresentanti delle superpotenze a Mosca che
Hitler, secondo lui, non era morto ma era fuggito? Perché aveva alimentato le
voci che fosse a bordo di un sottomarino diretto in Giappone? Perché il 6
giugno disse che il corpo non era stato trovato quando il rapporto sul
ritrovamento gli era stato consegnato una settimana prima?
Esauriente e appassionante, un libro che
piacerà anche a chi non ha un particolare interesse per la Storia.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Nessun commento:
Posta un commento