Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo storico
Kiran Millwood Hargrave, “L’albero della danza”Ed.
Neri Pozza, trad. A. Zabini, pagg. 332, Euro 19,00
Due fatti storici che si possono controllare
in Internet sono lo sfondo del romanzo di Kiran Millwood Hargrave che, ancora
una volta dopo il bellissimo “Vardø. Dopo la tempesta”, ci porta nel passato
con una storia di donne, delle loro sofferenze e del loro coraggio in un ruolo
soggetto a quello degli uomini.
Il 7 novembre 1492 un meteorite cadde in un
campo di grano nei pressi di Eisensheim, in Alsazia (allora in Germania e oggi
in Francia). Si può vedere tuttora nel museo della città. Nel quindicesimo
secolo un evento così straordinario non poteva trovare una spiegazione
scientifica, si colorava di superstizioni e di presagi funesti.
Nel luglio del 1518 a Strasburgo, in
Alsazia, si verificò quella che venne chiamata ‘la piaga del ballo’ o
‘l’epidemia del ballo’: una donna, Troffea, iniziò a ballare per le strade. Non
era una vera e propria danza, ma una sequenza di movenze scoordinate. Ballò per
una settimana, a lei si unirono un centinaio di donne che poi diventarono 400.
Dopo un mese si iniziavano a contare i morti per sfinimento, attacco cardiaco,
ictus. Quanto alle cause, si sono fatte parecchie ipotesi ad iniziare da una
isteria di massa originata forse da
intossicazione alimentare dovuta alla segale cornuta (lo stesso alimento a cui
si attribuì il fenomeno che portò al processo alle streghe di Salem in America).il meteorite di Eisensheim
Fa caldissimo, quell’estate del 1518. Le
donne danzano in piazza a Strasburgo e nella fattoria dei Wiler Lisbet si
occupa delle api che sono la fonte di guadagno per la famiglia. Lisbet è
incinta e attende questo bimbo con paura e ansia- è la sua tredicesima
gravidanza, tutti gli altri bambini sono morti, a volte anche prima di venire
al mondo. E c’è un luogo nella foresta che è un piccolo santuario per lei. E’
quello che chiama ‘l’albero della danza’- ai suoi rami ha appeso nastri per
ogni piccolo che non ha vissuto, porta regalini a quei bambini che hanno un
nome per lei, se non per il marito.
Si sente sola, Lisbet. Il marito non la cerca più, la suocera pare ostile. Per fortuna ha un’amica, una ragazza solare che mette al mondo un figlio dopo l’altro. Poi torna Agnethe, la sorella di suo marito. Ritorna da un esilio di sette anni passati da un monastero in montagna. Ha i capelli rasati a zero- che colpa aveva commesso? Tutti tacciono. Lisbet non sa interpretare gli sguardi che intercorrono tra la cognata e la sua amica, tra il marito di questa e la cognata.
A
complicare le cose, in questa atmosfera incandescente, due musicisti, fatti
venire per disciplinare in qualche maniera il ballo delle donne in piazza, sono
alloggiati nella fattoria del marito di Lisbet. E uno di loro, un immigrato
turco, ha una sensibilità e una empatia che, suo malgrado, conquista il cuore
di Lisbet, la donna che è cresciuta convinta di essere segnata perché nata la
notte in cui il meteorite si è abbattuto sul campo di suo padre.
Avevamo avuto il sospetto, ma è soltanto
a metà libro che avremo la certezza di quale colpa si sia macchiata Agnethe,
una donna fiera che non si lascia piegare e difende il suo diritto ad essere se
stessa. E c’è un’evoluzione, una crescita interiore delle quattro protagoniste
donne- Lisbet, la suocera, l’amica e Agnethe. Succede a loro quello che succede
alle donne che ballano come invasate, liberandosi dalle costrizioni. Loro
quattro riescono a liberarsi senza ballare sulla piazza o, se lo fanno, è per
nascondersi nella folla. Si riappropriano del loro diritto di amare senza
sentirsi in colpa.
I tempi non sono maturi, tutto finirà in
tragedia in questo romanzo che esplora diversi tipi d’amore e di amicizia- una
luce in tempi bui di superstizione, pregiudizi e di una religione gretta.
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