mercoledì 8 marzo 2023

Cédric Gras, “Gli alpinisti di Stalin” ed. 2023

                                            Voci da mondi diversi. Francia

biografia romanzata

Cédric Gras, “Gli alpinisti di Stalin”

Ed. Corbaccio, trad. B. Ponti, pagg. 224, Euro 22,00

 

   Vitalij e Evgenij Abalakov. Nati in Siberia nel 1906 l’uno e nel 1907 l’altro, la madre morì dando alla luce Evgenij. Sarebbero diventati ‘gli Abalakov’- Evgenij acquistando la fama non solo per aver raggiunto vette inviolate, ma anche come scultore ed eroe di guerra, Vitalij, indomito alpinista quanto suo fratello, ingegnere e ideatore di adatte strumentazioni (uno zaino porta il suo nome, giusto per fare un esempio) e di tecniche di arrampicata. Forse gli appassionati di alpinismo ne conoscevano i nomi, noi veniamo a sapere di loro e delle loro imprese nell’appassionante libro di Cédric Gras. E, insieme alla loro storia, è inevitabile leggere anche la Storia dell’Unione Sovietica.

     L’alpinismo sovietico non è uguale a quello dei paesi occidentali. Viene da chiedersi come sia possibile- arrampicarsi dovrebbe rispondere a regole base e aspirazioni valide per tutti. Non è così in un paese fresco di rivoluzione che sta costruendo un nuovo utopistico regime comunista. Anche gli ideali delle scalate verso il cielo devono rispondere a quelli del comunismo. Raggiungere le vette non è privilegio di pochi, anche le masse devono averne la possibilità. Qui non c’è la corsa per arrivare per primi e da soli, come in Occidente. E- bisogna tenerlo a mente- le cime ambite sono solo quelle entro i confini dell’Unione Sovietica. Bisognerà aspettare l’avvicinamento con la Cina di Mao per programmare la conquista dell’Everest. E infine alle vette conquistate verrà dato un nome che sarà come una bandiera- Pik Stalin, Pik Lenin- e non verrà innalzata una croce sulle cime ma sarà posato un busto del ‘piccolo padre’ trasportato con fatica.  


   

    Nel libro di Gras seguiamo passo dopo passo le arrampicate degli Abalakov, i fratelli tra cui era inevitabile finisse per esserci rivalità e gelosia. Poteva essere altrimenti quando, dopo la tragica salita sul Khan Tengri (7010 m.), Vitalij aveva dovuto subire l’amputazione delle falangi delle mani e di un piede per un totale di tredici dita? Ed era rimasto Evgenij ad arrampicarsi da solo, a conquistare la gloria. Evgenij era stato arruolato nella Grande Guerra Patriottica ed era anche riuscito a sopravvivere a quella carneficina, per poi morire nel 1948 per un banale incidente domestico. La moglie e il figlio non accettarono mai la versione ufficiale della sua morte.

Evgenij Abalakov

     Vitalij, che per la sua menomazione non aveva preso parte alla guerra, aveva ricevuto l’incarico di insegnare le tecniche di arrampicata, di preparare i nuovi alpinisti. Finché aveva ricominciato a salire in vetta pure lui. Ammirabile. Straordinario. Un esempio di come la forza di volontà possa far vincere gli handicap fisici che non sono banali difficoltà. Perché c’era qualcos’altro nel passato di Vitalij che il fratello non aveva sperimentato e che ce lo fanno ammirare ancora di più. Negli anni del Terrore staliniano Vitalij era stato arrestato con accuse vaghe di favorire un alpinismo solitario e non al servizio della scienza e delle masse, era stato sottoposto a torture ed estenuanti interrogatori. Era stato rilasciato dopo due anni, nel 1940, con un fisico debilitato. Che tempra deve avere un uomo per risollevarsi e proseguire verso la meta prefissata, una volta, due volte?

Vitalij

     Come tutti i libri che ci portano a respirare l’aria rarefatta dei giganti del mondo, anche quello di Cédric Gras ci fa sentire piccoli e incapaci in paragone di quelli che sono degli eroi. E come ogni volta che leggiamo le storie di alpinismo, ci chiediamo come potessero resistere al morso del freddo senza una difesa adeguata- Vitalji aveva stivali di feltro nella scalata in cui gli si congelarono le dita di un piede-, passando la notte in grotte scavate nel ghiaccio mentre fuori urlava la tempesta. E in paragone le conquiste di tempi più recenti, magari anche con le bombole di ossigeno, ci sembrano giochi da ragazzi.

    Un libro da leggere, per guardare in alto, per forzare le nostre forze, per conoscere due grandi uomini leggendari e il loro paese.



Nessun commento:

Posta un commento