Voci da mondi diversi. Area germanica
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Wulf Dorn, “Gli eredi”
Ed. Corbaccio, trad. Alessandra
Petrelli, pagg. 308, Euro 17,60
Hanno sempre qualcosa di inquietante,
i romanzi dello scrittore tedesco Wulf Dorn. Qualcosa che sembra uscire da un
incubo nero. Qualcosa che è a metà strada tra sogno, realtà, para-realtà. Che
ci fa paura perché siamo disarmati di fronte ad un Male che ci sfugge, che non
riusciamo ad afferrare. I suoi libri sono stati etichettati come
‘psico-thriller’, eppure quest’ultimo appena pubblicato, “Gli eredi” (Die Kinder, “I bambini” in originale) è
diverso, mi sembra appartenere ad un nuovo genere altrettanto inquietante che
potremmo chiamare ‘romanzi di
avvertimento’ perché contengono un monito, perché ci mettono in guardia
contro il futuro verso cui stiamo andando, tanto più colpevoli di quello che
sta accadendo attorno a noi perché sappiamo ma non vogliamo sapere.
Patrick Landers, medico pediatra, sta
guidando su una strada di montagna. E’ nervoso e in ansia. La sua ex-moglie
avrebbe dovuto dargli notizie e invece sono tre giorni che non si fa viva.
Piove a dirotto. Ad una curva della strada vede un’auto ferma, con il cofano
sfasciato. Un incidente. Si ferma. Si avvicina. Riconosce la donna al volante.
E’ Laura, la sorella di sua moglie. E’ ferita. Patrick telefona per chiamare
soccorso. Apre il bagagliaio dell’auto di Laura e rimane impietrito dall’orrore.
Le uniche parole che Laura gli dice, prima di svenire, sono, “non andare lì”.
Un criminologo e uno psicologo
ascolteranno il racconto di Laura, sotto shock per quello che ha visto, per
quello che è successo, per quello che non riesce a spiegare se non con
l’intuito. E i due che ascoltano non sanno che pensare. E’ tutto troppo
incredibile, non ha senso- è la psicosi di una donna incinta? Dopotutto Laura
sostiene che è il bambino che aspetta (è incinta di sole dieci settimane) che
l’ha spinta a fare o a non fare alcune cose. Ci sono 164 abitanti di un paese
sul lago (quello della casa dove Laura, la sorella e la nipotina Mia erano
andate per una breve vacanza) che sono scomparsi. Che fine hanno fatto? anche
Patrick Landers è scomparso. Anche una poliziotta inviata sul posto è
scomparsa. Quale è stato il ruolo di Laura? Il suo è stato un incidente d’auto
o voleva suicidarsi? Ci può essere una spiegazione razionale che getterebbe la
colpa sul malgoverno, oppure bisogna credere a quello che Laura sostiene?
Sarebbe una spiegazione che coinvolge ombre nella notte e sguardi minacciosi di
occhi di ghiaccio, che parla di infanzia a cui è stata tolta la speranza, che
collega con un filo sottile la narrativa principale con una seconda narrativa
fatta di frammenti, come di articoli di giornale, di avvenimenti che hanno
luogo in paesi lontani- Cambogia, Ghana, Ucraina, Iraq- e che ci comunicano una
sensazione di disagio che si trasforma in orrore dolente quando ci rendiamo
conto di che cosa quei racconti vogliono dirci.
E il significato si fa ancora
più chiaro nel caso dell’ultimo intermezzo, diverso dagli altri perché Lucy
Walker, la bimba protagonista che riceve in regalo dal padre un fucile rosa,
abita in Arizona e non in un paese del terzo mondo. Nella prefazione Wulf Dorn
dice che la realtà è più agghiacciante di qualunque invenzione e che le storie
degli intermezzi sono tutte vere.
Incalzante come ogni buon ‘page-turner’,
teso sul filo dell’orrore, avvolto nella nebbia del mistero (come la nebbia che
aleggia sul lago accanto al villaggio), il romanzo di Wulf Dorn tende a
sensibilizzare un vasto pubblico di lettori su quello che è non solo un
problema ma un oltraggio all’innocenza.
la recensione e l'intervista saranno pubblicate su www.stradanove.net
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