venerdì 21 aprile 2017

Wulf Dorn, “Gli eredi” ed. 2017

                                              Voci da mondi diversi. Area germanica
           cento sfumature di giallo
            FRESCO DI LETTURA

Wulf Dorn, “Gli eredi”
Ed. Corbaccio, trad. Alessandra Petrelli, pagg. 308, Euro 17,60

         Hanno sempre qualcosa di inquietante, i romanzi dello scrittore tedesco Wulf Dorn. Qualcosa che sembra uscire da un incubo nero. Qualcosa che è a metà strada tra sogno, realtà, para-realtà. Che ci fa paura perché siamo disarmati di fronte ad un Male che ci sfugge, che non riusciamo ad afferrare. I suoi libri sono stati etichettati come ‘psico-thriller’, eppure quest’ultimo appena pubblicato, “Gli eredi” (Die Kinder, “I bambini” in originale) è diverso, mi sembra appartenere ad un nuovo genere altrettanto inquietante che potremmo chiamare romanzi di avvertimento’ perché contengono un monito, perché ci mettono in guardia contro il futuro verso cui stiamo andando, tanto più colpevoli di quello che sta accadendo attorno a noi perché sappiamo ma non vogliamo sapere.
      Patrick Landers, medico pediatra, sta guidando su una strada di montagna. E’ nervoso e in ansia. La sua ex-moglie avrebbe dovuto dargli notizie e invece sono tre giorni che non si fa viva. Piove a dirotto. Ad una curva della strada vede un’auto ferma, con il cofano sfasciato. Un incidente. Si ferma. Si avvicina. Riconosce la donna al volante. E’ Laura, la sorella di sua moglie. E’ ferita. Patrick telefona per chiamare soccorso. Apre il bagagliaio dell’auto di Laura e rimane impietrito dall’orrore. Le uniche parole che Laura gli dice, prima di svenire, sono, “non andare lì”.

     Un criminologo e uno psicologo ascolteranno il racconto di Laura, sotto shock per quello che ha visto, per quello che è successo, per quello che non riesce a spiegare se non con l’intuito. E i due che ascoltano non sanno che pensare. E’ tutto troppo incredibile, non ha senso- è la psicosi di una donna incinta? Dopotutto Laura sostiene che è il bambino che aspetta (è incinta di sole dieci settimane) che l’ha spinta a fare o a non fare alcune cose. Ci sono 164 abitanti di un paese sul lago (quello della casa dove Laura, la sorella e la nipotina Mia erano andate per una breve vacanza) che sono scomparsi. Che fine hanno fatto? anche Patrick Landers è scomparso. Anche una poliziotta inviata sul posto è scomparsa. Quale è stato il ruolo di Laura? Il suo è stato un incidente d’auto o voleva suicidarsi? Ci può essere una spiegazione razionale che getterebbe la colpa sul malgoverno, oppure bisogna credere a quello che Laura sostiene? Sarebbe una spiegazione che coinvolge ombre nella notte e sguardi minacciosi di occhi di ghiaccio, che parla di infanzia a cui è stata tolta la speranza, che collega con un filo sottile la narrativa principale con una seconda narrativa fatta di frammenti, come di articoli di giornale, di avvenimenti che hanno luogo in paesi lontani- Cambogia, Ghana, Ucraina, Iraq- e che ci comunicano una sensazione di disagio che si trasforma in orrore dolente quando ci rendiamo conto di che cosa quei racconti vogliono dirci.
E il significato si fa ancora più chiaro nel caso dell’ultimo intermezzo, diverso dagli altri perché Lucy Walker, la bimba protagonista che riceve in regalo dal padre un fucile rosa, abita in Arizona e non in un paese del terzo mondo. Nella prefazione Wulf Dorn dice che la realtà è più agghiacciante di qualunque invenzione e che le storie degli intermezzi sono tutte vere.

    Incalzante come ogni buon ‘page-turner’, teso sul filo dell’orrore, avvolto nella nebbia del mistero (come la nebbia che aleggia sul lago accanto al villaggio), il romanzo di Wulf Dorn tende a sensibilizzare un vasto pubblico di lettori su quello che è non solo un problema ma un oltraggio all’innocenza.

la recensione e l'intervista saranno pubblicate su www.stradanove.net


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